domenica 26 agosto 2007

Su Storie con un altro finale

recensione apparsa su L'Arcilettore

v. anche la recensione di Angela Castellano




Questo libro, davvero delizioso, è un insieme di piccoli racconti, di fiabe riscritte, di storie mitologiche rimanegiate, persino di pezzi di storie immortali, come quella di Polifemo, riaggiornati. Ma Storie con un altro finale, pur avendo uno spunto che ognuno è in grado di riconoscere, sono storie assolutamente originali, veramente nuove. La sensibilità della Rosenberg smonta quei racconti, riscrivendoli privi degli stereotipi che hanno finito per creare, della violenza che contenevano, e proprio per questo finiscono per avere poco a che fare con gli originali. Immaginare la caverna di Polifemo tutta in bell'ordine e ornata di fiori, con lui che non nutre alcun risentimento per Nessuno-Ulisse è cosa molto lontana da ciò che ci aspettiamo. La Medusa che non solo viene liberata dal suo terribile potere da Perseo che, con l'aiuto di Afrodite, ma anche dal suo orribile aspetto è certamente meglio della storia che tutti conosciamo. Anche il lupo non è cattivo, ma ha solo fame e non costituisce un pericolo. Ma sbaglierebbe chi pensasse ad un manuale di buonismo, l'autrice, più semplicemente, ci fornisce una fresca e dolcissima visione del mondo e di come potrebbe essere migliore senza i pregiudizi e tutte gli stupidi preconcetti che ci siamo costruiti nel tempo. Leggerlo fa sicuramente bene a tutti quelli che non possono vivere senza avere già una risposta.

venerdì 17 agosto 2007

Collezionista on stage! 30/8-2/9



La Collezionista sarà, insieme alla sua autrice, al
festival Un po' blu (30/8-2/9) a Tresigallo (FE), spendido museo all'aperto dell'architettura razionalista, più
precisamente l'avvincente e scoppiettante opera tragicomica di Chiara De Luca sarà messa in scena negli ultimi due giorni dagli attori Virginia Stefanini e Davide Simoni.

Il programma completo:

http://www.lepagine.com/unpoblu07

martedì 14 agosto 2007

A Ezra Pound (Gian Ruggero Manzoni)


Una messa a nudo, una confessione, una provocante e bellicosa prosa ritmica (misticamente martellante) che può fungere da specchio per tutti coloro che si occupano di lettere: ringrazio Gian Ruggero Manzoni per questo intensissimo scritto.



Tu non sei pazzo come la gente crede. Dimentichi le cose belle per rabbia e non per altro. Noi abbiamo sacrificato le illusioni per continuare a stare assieme, ma i concetti sono ali di passero nella tua mente. Questa morte, lenta e gradevole, è massima rivelazione, e ogni discorso ora acquista infinite volte un significato. Ascolta - troppo orgoglioso fosti come uomo, che per primo sfidasti quel muro e la condanna - che le nubi e le stelle ancora fomentano. Distante la terra al tuo sguardo - e su fragile nave consegnasti la vita, ai respiri mutevoli dell’aria. Troppo audace - troppo temerario. Carezzata dai roghi la tua testa - testa di poeta, che dal giorno della nascita guardò il mondo nella fiamma - quale riparo, per il tempo che seguì la maturità e la chiamata. Quale rifugio per una coscienza votata all’esilio. E che lunga salita - che ansimare - che scala di braccia e di guerrieri votati all’estremo. Sul filo della vita e della morte - pugnale troppo sottile - osasti solcare la volta celeste affidandoti a piccole tavole, ad assolute convinzioni, a esempi - desiderati, ma mai sperimentati da cuore religioso e casto. Sei quindi da ammirare - sei da invidiare, per come il lato oscuro ti abbia sedotto, poi ti abbia elevato, senza gelarti, senza privarti dell’anima e di quella fornace che porta al chiarore e ai campi di Leveràno, dove i suoni, e i capricci della carne, sono virtù e domanda.

Prima di te, l’uomo non conosceva gli astri, e con lo zodiaco nessuno si orientava. Ti cimentasti, e tutti si fecero da parte, si chinarono e con le palme o le dita si chiusero gli occhi - come tu non potessi tornare - come tu, nel viaggio, potessi perdere volontà di esistere o di creare, e quindi, riapparso, non ti potessero più chiamare col tuo nome, col fremito del sangue, o con l’increspatura di mani bagnate. Prima di te - issato dal chiaroscuro umano - già sacra divinità priva di colore e di geografia abituale - prima di te, beato e glabro, a nessuno riusciva di dominare i valichi desolati, d’imprigionare i tramonti di Belofonte – l’antidoto del Cigno - le proprietà dell’Idra e gli zoccoli di Pègaso indomato. A nessuno fu di capire la bianca realtà e la buia realtà di un confine. Non si appellavano i santi. Non avevano stirpe i maghi e gli astronomi. Non esisteva una tana, un fuoco, un comodo giaciglio di lana e paglia. I re sacerdoti aspettavano un comando - ASÀNTIS! Si urlava oltre i cancelli - ALÀIM GHÈR AXÈNI! E il sesso dirompeva fra le schiere…
Oh mio signore - grande verità e grande meraviglia era nel balzo - ma noi osammo. Ordinasti di issare e stendere le vele - alle forze di dettare nuove leggi - alle armi chiedesti una grazia e noi… osammo - che il nome che porti fu parola d’ordine e seno di madre. Noi fummo con te - noi, al tuo fianco, eroi di pace, eroi di lenti ozii e di festività oceaniche - e tu stavi, in quei giorni, nel ventre del raggio - ora a pensieri spiegati, ora attento a captare, ora prudente ai rumori dello scafo, ora nel sonno, con le mascelle illuminate da bagliori di corallo, ora dolce, con la nostra smania, e con la crudeltà di una terra che fugge i doni e il coraggio - di un mondo che sopravvive nel ruotare di lucerne, o in mappe di molto sfumate - di un sogno, di un sentiero dopo l’altro - e in quello ti scortammo, verso l’empìreo e le sue leggende - e sempre attorno, sempre al tuo fianco e al tuo comando - sempre schierati, ci armammo di scudi e di asce, per deviare le folgori e la minaccia - alzammo barriere e steccati, davanti all’insensibile e alla grandine - parammo la neve e la pioggia di sabbia, evocando gli angeli - gridammo e sciogliemmo le onde e gl’inganni, con il solo movimento delle palpebre, e tu, mai subisti offesa alcuna - mai, ben diritto sul tuo piedistallo, a braccia aperte, fosti spruzzato dalle acque o insultato da elementi estranei. Mai ti dovesti piegare o dovesti chiedere, convincere o supplicare - c’era per te chi bussava di porta in porta, ordinando agli uomini di concentrarsi e di fissare la luna d’arancio, immobili, al chiarore delle fiaccole, pronti a combattere o a recitare salmi, in quelle armoniose adunate - e così, il nostro pianto mosse l’arca - le tue gote, segnate da lacrime, divennero quadre di lino e seta, gonfie di scirocco e di speranza - gonfie di sud e di aliti caldi e profumati - poi tutti c’imbarcammo, anche il docile assassino e il ladro di piazza - anche il verde strozzino e il ruffiano del mercato, e tutti si prestarono, tutti si convinsero e strinsero patti, che il maroso, con il disprezzo, venne domato, e ai codici si giurò fedeltà e lunga estate.

Fra noi, non ci fu bisogno di ripetere o di spiegare - neppure si confidò nella potente Argo, la celebre nave che la dea cucì canapo per canapo, e che ancora è spinta dai trenta remi dei sovrani. Non s’indugiò a impartire benedizioni o premi favorevoli per la traversata. Noi si era già… olio, offerta e lume per le divinità. Le donne e i bambini si unirono alla ciurma, così che le famiglie e le amanti non furono rinnegate, o salutate invano. Non si perse tempo, anche se il tempo dava tempo e il tempo era uomo - individuo fra gli altri sul ponte ordinati. Si partì per non tornare. La tenera barca - di canto le pareti e di risolutezza la chiglia aurea - tagliava il ghiaccio profondo e inviolato; lo spazio siderale; quello spazio che era uomo fra gli uomini schierati - e così la nave andava, commovendosi e sfiorando a una a una la fronte dei predestinati e… “vi bacerei sotto le ascelle e fra le mani”, tu dicesti, sporgendoti dal cassero, ma senza muovere la bocca e… senza muovere la lingua la muta dedizione e la voglia di carezzare ci invasero i polmoni, ci penetrarono l’animo e vi costruirono una solida casa. Tu eri la culla e la sicurezza del camminare. Tu ci penetrasti come la voglia di mangiare o di rifiutare le vivande - di ancorarci a terra o di nuotare - di vivere o di lasciarci calpestare - di gridare o di contemplare, senza spingere nel fiato, di già fra le piume dell’aquila imperiale.

E così tutti noi parlammo, ma nessun alito varcò le morbide labbra e quella stanza, che in volo tagliava il giardino di galassie. Tutti noi parlammo, ma senza sospensioni e senza pause e… tutti noi, senza parlare. Tutti noi, secco il palato, ci battezzammo popolo - POPOLO DAGLI OCCHI COME SCALE. Cadde ogni limite. In luoghi sconosciuti sorsero città e fortezze. Le vie del cielo si spalancarono e cambiò aspetto ogni contrada e ogni paesaggio. Le diagonali e le mutazioni vennero contemplate, come il marito guarda la sposa, il mattino stesso delle nozze, e non più la riconosce credendola altra, oppure, come il padre guarda la figlia all’atto della separazione, ma, geloso, la vorrebbe ancora bambina, correre per le sue campagne. Alla stregua, si dissetò il Tigri nel freddo Oleàno. Bevvero i somali al Dnepr e al Volga. Arrivò da Biscaglia, sul grigio cocchio della tramontana, il giorno in cui l’acqua si aprì e una roccia spuntò rossa, vellutata come il membro dei tori di Dalmazia. Nuovi mondi furono scoperti, e non fu eletto un solo popolo, un unico pianeta e un unico universo con cui misurarsi; in cui ruotare e seminare precetti e grano. Le catene si sciolsero - svelati i passaggi e le proporzioni. L’estensione sparì dalle norme, e il respiro divenne la sola forma e il solo valore di ogni spiegazione. Colui che è - Colui che è - Colui che è dall’umanità fu considerato sintesi e astrazione, di più ardori e di più fonti. Buio e fantasmi, ombre sacre e inviolate, lo avevano descritto dal nulla e più volte, nei bivacchi, prima della battaglia, lo avevano annunciato. Lo avevano evocato con silenzio, lo avevano sussurrato dal niente più neutro e dalla pietra che confonde le tracce - lo avevano poi innalzato, consacrato, scagliato verso la meta - verso il nulla celeste, che nulla teme, infatti nulla può descriverlo come desto o completo.

Invero, furia d’incendio, di rabbioso vento e timore di dardo, che trafigge la gola, non sono temibili come la fede che arranca ma non trova centro; che non ha sfogo e non si condensa, in una visione sola e certa. La frenesia è castrata - la smania ripiega su di sé e l’impazienza, l’ansia e l’anelito sono motivi di grande macerazione, rancore, sfinimento e violenza, terrosa e suprema. Tanto varrebbe, a questo punto, restare e curarsi sempre meno. Tanto varrebbe dimenarsi e morire di febbre o di delirio cieco. Tanto varrebbe, più che cercare uno sbocco al proprio credo - ma così si presta l’emozione; così l’istinto di gioia più segreto - così l’indole della specie, che non può esimersi, non può cedere - gonfia le vene, stringe il torace, e i denti fa luccicare, quindi l’occhio, come il fiume, lambisce il mistero e il divieto; poi mettersi in cammino, prendere il volo, sfidare e uccidere - alla ricerca di un tempo e di uno stile che per passione ferisca, risolva o respinga e, privo di abitudine, d’indifferenza e di monotonia, sgozzi la mediocre stirpe, l’insipida lettura, l’insipida cena, l’insipida malattia e… a tali condizioni, tanto varrebbe appena nato nella cuna morire, oppure, in battaglia svanire. Così, come burrasca sulla prateria, come anatra che lo stormo nella tempesta guida, come il gentile Arno che d’inverno minaccia e si avventa travolgendo ponti e rive - come l’Elba che il mare nel ventre colpisce - come il Reno, che a primavera, quando il calore aumenta, raccoglie dei ghiacciai i mille rivi, e nel piano li scompiglia - come lo sfogo della bora, nelle paludi e nelle pinete adriatiche - come l’eccitazione che la femmina alimenta, e che briglie non sopporta poi fine non teme, e sin contro le daghe e le picche incita a gettarsi, ché l’esistenza, solo in queste prove, può dirsi coerente e degna - può dirsi amica e sorella del nostro patimento… così! E solo così la ricerca è nobile e il restare e il non darsi morte può appellarsi come unico senso e unico potere e - quindi - cogliere l’incitamento - riempirsi d’ovazione, pulirsi, trionfare, saziarsi d’amore e di affetti e, sicuro e appagato, continuare a vivere - sicuro, rivolgerti all’altro e, dell’altro, il petto benedire, come di colui che provvede alla tenebra e alla luce, e in esse, egli vive il supremo inizio, oltre l’opera conosciuta, e oltre ogni rappresentazione di quiete e di principio. Oltre ogni turbamento, oltre l’adattarsi, oltre la nebbia e le selve, nella suggestione eterna, ma priva di riferimento certo e di un fine perpetuo.

Perciò, non esiste risposta, non esiste concessione, ma partire verso il cielo, procedere, andare sempre oltre, è suo e nostro compito - questione di sgomento e di valore. Partire, anche se il già considerato, nel mare assoluto, ci attende; finalmente in quell’ombra amica, in quell’ombra che ci consola, da quando la luce, via via, si è andata a esaurire - divenendo piccolo frammento e rincorsa di giudizio; e in quell’ombra - il torpore del suo ventre - fu madre e golfo di comete. Ci accompagnò, ci rivestì, ci lavò, e fu muro per l’esterno - per quei contorcimenti e per le inutili vendette consumate in tutti questi secoli. Quell’ombra fu … comoda vagina e umido seno. Quell’ombra fu il primo cielo che il nostro timone conquistò e scolpì quale basamento. Fu il primo deserto che le nostre trombe e i nostri corni dispersero e, come la natura ... come l’universo capovolto e indiscreto, fu ombra infinita che contenne altra e altra e altra ombra, narrandola quale assente e ... come prima morte divenne quel cielo, che il mistero fu dal mistero scoperto.

Infine la strada terminò, ma nelle carte non venne segnata, e l’impulso ancora la cancella o la nega - perché d’impulso sono i nomi che fondarono quella nobile famiglia, atta agli incontri e al deliquio. Nel frattempo, ai maestri appartati, inviammo giovani messaggeri, e nelle taverne e sulle montagne furono avvicinati e messi al corrente di quell’evento e della scelta di smarrirci, come una costellazione, nel firmamento. Ai maestri nascosti inviammo ali e pertiche e all’altezza di cento frecce con loro c’incontrammo e ci scambiammo gl’incarichi e la vita intera. All’altezza di mille frecce alzammo la testa e per i fianchi ci tenemmo insieme, poi - all’altezza che l’altezza converte in nulla di pensiero - ognuno si disse come altro, e ognuno di sé stesso divenne guida suprema. All’altezza del ventre e del cuore, la nave così divenne - come diventò dal niente quell’uomo fra le schiere, e quindi: la vita fu della morte complice allo strumento e all’intesa. Di nuovo da capo - di nuovo una circonferenza, anello di parvenza, con al centro la lunga salita e il nostro merito… Oh mio condottiero, che riposi nella mente - io sarò custode e interprete di tale idea, fissa e mai definita come la neve. Non abbandonarmi, non rendermi lo spirito. Fammi lottare e ancora ispirarmi - così da crescere e l’ombra partorire. L’ombra… sì, l’ombra della nave - che è il nostro, e il mio profilo.

(v. anche qui)

lunedì 13 agosto 2007

Nicola Di Paolo a Casalanguida 14-8


Presso il Teatro Comunale di Casalanguida (CH) nell'ambito di un concerto di musiche napoletane del Sette-Ottocento, alle ore 20.30 di martedì 14 agosto 2007, Nicola Di Paolo presenta il suo avvincente Anno Santo 1975, cronaca di un pellegrinaggio in anni cruciali per il nostro Paese.

lunedì 6 agosto 2007

L'Arcilettore: recensioni novità e altro


Continua la raccolta di firme per liniziativa sulla BIBLIODIVERSITA'. Potete trovare tutto sul sito www.arcilettore.it e inviarci un messaggio a info@arcilettore.it

Recensioni

I sassi vanno matti per le sasse di Roberto Tassari (Edizione Zandegù 2007)

Gli occhi del mondo di Laura Bonalumi (Fara Editore)

Mal bianco di Leela Marampudi (Fara Editore)

Anno Santo 1975 di Nicola Di Paolo (Fara Editore)


altre segnalazioni fariane (Failla, Rivali, Daino, Rosenberg, Hajdari…) qui

giovedì 2 agosto 2007

Su Il Palazzo vuoto di Alberto Rossini


intervista apparsa su «Il Fo» del 27-7-07 (cliccare per ingrandire)
v. scheda libro qui

mercoledì 1 agosto 2007

Lorenzo Mari intervista Tahar Lamri

su figli di EnneEnne sezione saggistica. Buon ascolto!

www.figlidienneenne.it

Fare pace a Venezia 13-15 ottobre


(cliccare sulla mappa per ingrandirla)

1. Scoletta dei Calegheri / Campo San Toma'
2. Scoletta di San Rocco / Campo San Rocco
3. Patronato Ai Frari, san Polo 2464 Q
4. Chiostro ss. Trinità dell’Archivio di Stato
5. Sala San Leonardo, Cannaregio
6. Fujiyama (San Barnaba)


v. il sito del salone www.farepace.org per tutto il ricco programma nel dettaglio

PRESENTAZIONI nel Chiostro dell’Archivio di Stato
Venezia, Campo dei Frari 3002

SABATO 13 ottobre 2007

- ore 11 presentazione libro di Anna Mazzolini con Il profumo del gelsomino. L’Iraq che ho nel cuore (Nuova dimensione).

- ore 12 presentazione del libro di Floriana LIPPARINI Per altre vie/Drugim putovima, bilingue (editore SHURA Abbazia, Croazia, 2005). A seguire presentazione del dvd “Perché sono per la pace”, fatto con la traduzione del Manuale per l'azione nonviolenta diretta di Maria G.Di Rienzo (editore SHURA, Abbazia, Croazia).

- ore 14 presentazione libro L’atomica degli Ayatollah di Vincenzo Maddaloni e Amir Modini

- ore 15 presentazione del numero di «Servitium».

- dalle ore 15.30 (7 minuti per autore con dibattito aperto a seguire)
Letteratura e conflitti: favole, racconti, versi e analisi possono convertire l’odio?
Barbara Rosenberg legge da Storie con un altro finale (Fara, 2007) presenti l'illustratore Massimiliano Parazzini e il musicista Emanuele Scataglini
Alberto Rossini legge da Il Palazzo vuoto (Fara, 2007)
Stefano Sanchini legge da Interrail (Fara, 2007)
Leela Marampudi legge da Mal bianco (Fara, 2006)
Marco Zavarini legge inediti



DOMENICA 14 ottobre 2007

- ore 10,30 Incontro sull’autoeditoria. Io m’edito tu medita. Comunicare davvero fa bene e funziona. Confronto aperto con caffè. Intervengono Antonella Barina (Edizione dell’Autrice) e Claudia Vio (Unica Edizioni)

- ore 12 Presentazione del Premio letterario "Tiziano Terzani, Firenze per la cultura di pace", a cura dell'associazione Un tempio per la pace di Firenze

- ore 14,45 presentazione di Le sfide della diplomazia internazionale di Stefano Cera

- ore 15.30 (6 minuti per autore con dibattito aperto a seguire)
Poesia: mettere a nudo l’odio (di sé)?

Giovanni Fierro legge da Lasciami così (Sottomondo, Gorizia, 2004, 20052)
Chiara De Luca legge da La Mina (stra)vagante (Fara, 2006), La coda della galassia (Fara, 2005) e La collezionista(Fara, 2005)
Stefano Guglielmin legge da Come a beato confine (Book Editore, 2003) e da La distanza immedicata (Le Voci della Luna Poesia, 2006)
Francesco Tomada legge da L’infanzia vista da qui (Sottomondo, Gorizia, 2005, 20062)
Angela Barlotti dà testimonianza su letteratura e carcere
Italo Testa legge da canti ostili (LietoColle, Como, 2007)

Stefano Cera Le sfide della diplomazia internazionale, volume tratta del concetto di escalation nel conflitto internazionale (argomento di cui mi occupo, anche a livello universitario
- Il conflitto in Darfur;
- Il conflitto in Cecenia, con particolare attenzione ai sequestri di ostaggi del teatro Dubrovka a Mosca (ottobre 2002) e della scuola di Beslan (settembre 2004).


DIBATTITI E INCONTRI

venerdì 12

- ore 17,00 incontro Odio e nazionalismo in Oriente. L'uso della memoria della II guerra mondiale in Cina. Con Ilaria Maria – Sala S. Rocco sala superiore Federico Allegri

- ore 17,30 Anna Ponti, Marina Scalori e Gigetta Rizzo Pagnin presentano il libro Interrogare il reale. Globalizzazione, lavoro, conflitti a partire da noi della Rete di donne per pace di Venezia-Mestre. Interverranno le autrici PATRONATO DEI FRARI Tiziana

- dalle 17,00 alle 18,30 Tè semi-filosofici: conversazioni sull’odio. Dalla parte dell’odio. La repressione con i buoni sentimenti, ‘tè filosofico’ in compagnia dei Semi-filosofici presso la sala da tè Fujiyama. Silvia Garonzi

- ore 18,30 "Libero Ovunque Tu Sia": percorsi di yoga e filosofia con i detenuti del carcere di S.M. Maggiore di Venezia a cura di LiberAssociazionedIdee. PATRONATO DEI FRARI SALA TEATRO ARIANNA SPERANDIO

sabato 13

- ore 10 L’Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea, rEsistenze (memoria e storia delle donne in Veneto), WAVE - Casa internazionale delle donne per la pace, in collaborazione con Provincia di Venezia – Assessorato pace e relazioni internazionali presentano: Argentina 30 anni dopo: tre generazioni di donne militanti della memoria.
Incontro con: VERA JARACH (madre del Plaza de Mayo), NORMA BERTI (sopravvissuta al carcere), JULIETA MIRA (movimento H.I.J.O.S. Argentina) Film da proiett Di Cristina Subio, La Resistencia de la memoria, PATRONATO FRARI SALA TEATRO Borghi-Sega

- 10,30 inaugurazione della mostra documentaria Parole di pace, a cura di Alessandra Sambo dell’Archivio di Stato di Venezia, alla presenza di Luana Zanella Assessora alla Cultura del Comune di Venezia CHIOSTRO Ar.

- ore 10,30 presentazione del quaderno sulle comunità di Pace colombiane SALA CANTICO PATRONATO FRARI Giovanni

- ore 11 Le mamme raccontano: come la conoscenza reciproca costruisce relazioni. Le Insegnanti della Scuola Elementare San Girolamo di Venezia e Gianfranco Bonesso dell'Ufficio Immigrazione del Comune di Venezia presentano un’espererienza multiculturale Scuola Elementare San Girolamo. Sara proiettato un filmato - proiettore dvd) SCOLETTA SAN ROCCO SALA SUPERIORE Cristina Giadresco

- ore 11,30 presentazione di Opera viva di Antonella Barina, interverrà Luana Zanella Assessora alla Cultura del Comune di Venezia e Giovanni Turchetto, letture di Maria Pia Colonnello, Calegheri proiettore Barina

- ore 12,00 Per Giardini di pace - iniziativa coordinata da Tiziana Plebani presso Palazzo Soranzo- Cappello, Rio Marin, Santa Croce - Incontro di meditazione guidato dal monaco Raffaello Longo, Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia (Pisa) Tiziana _Federico Allegri

- ore 15 Per Giardini di pace - iniziativa o Palazzo Soranzo-Cappello, Rio Marin, Santa Croce – Giardini come risorsa: educazione, valorizzazione, utilizzo. Geografia di Genere presenta la scrittrice Pia Pera dell'associazione "orti di pace", intervengono: architetto Giuseppe Rallo Incontro con Pia Pera Tiziana

- ore 15,00 Odio e riconciliazione nella prospettiva del buddismo impegnato. L'esperienza di Auschwitz. Con Andrzeji Krajewski, direttore della Polish Peacemaker Community e Roberto Mander, La rete di Indra. CALEGHERI Federico Allegri

- ore 16: presentaz. del volume Società oltre il conflitto" con l'autore Giovanni Leonardi – PATRONATO DEI FRARI saletta piano superiore Biliotti

- ore 17 a cura de "La Settima Stanza" scuola di poesia in collab. con "Maitreya": "Le piume del mondo", percorso nella poesia di Chandra Livia Candiani condotto (40 costo 100) – SCOLETTA SAN ROCCO SALA SUPERIORE Grazia Sterlocchi

- dalle 17,00 alle 18,30 Tè semi-filosofici: conversazioni sull’odio. Da Maga Magò a Lex Luthor: la costruzione del nemico nei cartoni e nel fumett,o tè filosofico’ in compagnia dei Semi-filosofici con proiezione – PATRONATO FRARI sala teatro Silvia Garonzi

- ore 18,30 Passi di pace. Con il patrocinio dell'UBI (Unione Buddista Italiana) Federico Allegri

- ore 21 Concerto IN COLLABORAZIONE CALIGOLA Valerio Bonicelli

domenica 14

-ore 9,30 a cura de "La Settima Stanza" in coll. con Maitreya: "Non lasciarmi in pace! la pratica di accogliere gli opposti", meditazione di Chandra Livia Candiani, poeta e monaca buddista (20-30) SCOLETTA SAN ROCCO Grazia Sterlocchi

-ore 11,30 presentazione del libro di Nandino Capovilla CALEGHERI Giovanni

- ore 15 presentazione di Muri, lacrime e za’tar. Storie di vita e voci della Palestina di Gian Luca Solera, ne discutono Mara Rumiz, Assessore al Comune di Venezia e Alberta Basaglia, Responsabile Politiche giovanili e Pace del Comune di Venezia. Sarà presente l’autore SCOLETTA SAN ROCCO PIANO TERRA Lorenza

-ore 15 presentazione del volume L'11 settembre di Gandhi, con alcuni autori Rocco Altieri, Piero Giorgi e a Pierpaolo Calonaci – SALA CANTICO PATRONATO AI FRARI

- ore 16.00 don Fabio Corazzina presenterà Mosaico di pace CALEGHERI

- ore 16: "Tutti i pregiudizi siano essi religiosi, razziali, politici o di nazionalità, debbono essere abbandonati relatore Fabio Biliotti (30-40 costo 0) SCOLETTA SAN ROCCO SALA SUPERIORE Biliotti

ore 17, 00- dibattito: C’è paura in città? conflitti, desideri e pratiche di convivenza, con Marinella Sclavi e Vittorio Gregotti TEATRO PATRONATO FRARI Tiziana

- dalle 17,00 alle 18,30 Tè semi-filosofici: conversazioni sull’odio. Odi et amo. Modi e motivi di stare nell’odio, in compagnia dei Semi-filosofici presso la sala da tè Fujiyama. Silvia Garonzi

- ORE 21 CANTI CONTRO LA GUERRA Roberto Nardin

lunedì 15

- pomeriggio.un incontro ed eventualmente una lezione di Yoga con Lobsang Dhonden, un meraviglioso lama tibetano )

- ore 17 Esperienze di giustizia e riconciliazione in Marocco, con Fabrice Dubosc. Con proiezione di un breve filmato. A seguire presentazione del suo libro "Il deposito del desiderio. L'Islam e il cuore del dialogo", Moretti e Vitali, 2007 (20-30 costo?) – PATRONATO DEI FRARI Federico Allegri

- ore 17 L’Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea in collaborazione con Provincia di Venezia – Assessorato Pace e cooperazione internazionale
presentano: Guerra ai civili. Il sostituto procuratore militare di Padova Sergio Dini e il Prof. Giovanni Contini discutono il libro di Elena Carano Oltre la soglia. Uccisioni di civili nel Veneto 1943-1945, CLEUP, Padova 2007. Coordina Marco Borghi alla presenza dell’autrice – AULA TAFURI Borghi

- ore 21 TEATRO AI FRARI
"Tu distruggi la religione!" (Gb 15,4). Giobbe in scena. Uno studio a cura del laboratorio teatrale Ilventointasca. Con: Caterina Lucchiari, Elena Faggionato, Eugenio Parziale, Laura Vanin, Lucia Ceccoli, Roberto Bragato, Silvia Conte, Stefano Bragato, Valentina Trevisanato, Veronica Chiuso.
Musica dal vivo di: Lucio Castelletto & co, Coordinamento: Margherita Brondino, Margherita Pasini, Responsabile tecnico: Paolo Battistel, Margherita Pasini

giorni seguenti

- 16-20 ottobre Accademia di Belle Arti cortile, Pariendo sueňos Storia per immagini del movimento delle madres de plaza de Mayo Presentazione della mostra
- dibattito collegato e proiezione del film di Daniela Padoan Le pazze Maria Teresa Sega