lunedì 31 dicembre 2007

Diversità apparenti in Poetilandia



Lo scaffale di Poetilandia Libro del giorno Libro del giorno 30/11/2007

http://www.poetilandia.it/index.php?option=com_content&task=view&id=989&Itemid=82

Diversità apparenti. Un'esperienza, una prospettiva
a cura di Stefano Martello Carla De Angelis
Fara Editore

libro del giorno poetilandia team de angelis carla scrittrice e poetessa romana

giovedì 27 dicembre 2007

Racconto sull'amore in cui identificarsi



articolo apparso su L'Arena il giornale di Verona, Lunedì 24 Dicembre 2007, Cultura p. 55

PREMI. «Il paradiso è un cul de sac»

di Michela Pezzani

Già si era distinta nel 2003 con il libro Ambigue stanze - Un itinerario nell'opera di Antonio Possenti – ritratto del pittore toscano attaverso la simbologia della sua opera – ed ora ha vinto la VI edizione del Premio letterario Pubblica con noi indetto dall'editore Fara con il racconto Il paradiso è un cul de sac fresco di stampa per i medesimi tipi della casa riminese. La psicologa veronese Camilla Jagna Ugolini Mecca ci narra una bella storia sul'amore nella quale ognuno di noi ha materia, e non solo quella di cui sono fatto i sogni, in cui identificarsi e non è difficile trovare conferme e risposte grazie a questo lavoro pulito, toccante e costruttivo.
«Siamo tutti dei fuggiaschi, in un modo o nell'altro. Chi più, chi meno… ne abbiamo diritto». E ancora: «L'amore, cos'era? Chi era? Un fanciullo alato, si narrava. Capriccioso, perverso, infantile e tenero. Pronto a fuggire, ma innocente. O forse il fardello più greve del mondo?». Sono questi solo alcuni dei passi più forti della storia che si imme rge nell'anima di un uomo e di una donna e ne fa emergere i dolori, le emozioni, i rimpianti, i sogni e le speranze affidando la responsabilità della concertazione ad un io narrante maschile.
Anziché per capitoli il lungo racconto scandisce il procedere degli eventi attraverso piccoli passi e man mano che il cammino dei personaggi procede alla luce della consapevolezza di sé il lettore ne ricava beneficio.

lunedì 24 dicembre 2007

Vita e personaggi nella Santarcangelo dei nostri padri


recensione di Vincenzo D'Alessio G.C.F. Guarini

Ci chiediamo, come lettori della piccola editoria nazionale, con la gioia che comporta la lettura di testi alrimenti rimasti nel cassetto: quale piacere procura l'accarezzare le pagine di un libro, tanto semplice quanto sincero, come l'insieme dei personaggi e delle vicende descritte da Sauro Stefani?
La prima netta sensazione è quella di uno scrittore attento al lato morale della vita, dei suoi personaggi, reali o immaginari che possano sembrare; poi c'è lo scorrere degli elementi storici e sociali che accomunano le microstorie alla storia nazionale.
Infine c'è l'iniziativa, tutta romagnola, di far affiorare cibi, ricette, musica, ambiti familiari, difetti o pregi umani, con i colori di una terra in cui il sangiovese premia l'amore per la vita.
Questo volume è molto bello perché molto semplice. Tanto duro quanta la sofferenza che affiora dalle vite parallele dei suoi personaggi. Tanto imponente quando l'autore, che vesti i panni dello storiografo, infonde a quelle vite nuova vita per stimolare il ritorno alla memoria e reagire alla negatività affiorante nei tempi successivi.
Potremmo affiancare questa buona biografia di paese con il riuscitissimo volume precedente sull'emigrazione pubblicato dalla stessa Fara dal titolo Il coraggio dei sogni (Zina Righi).
Merito delle generazioni precedenti e demerito di quelle attuali, incapaci, purtroppo, di avvicinarsi a questa storia con la passione di viverla per non soffrire gli errori del tempo presente.
Sono molteplici gli spunti che si raccolgono da questa lettura. Molteplici le richieste di sconfinare dal nostro mondo "benefico d'apparenza" per guardare con occhio attento all'esempio lasciato da quanti Sauro Stefani definisce "nostri padri". Santarcangelo, Dublino (con la sua gente), Castelsaraceno, in provincia di Potenza, con "Mio padre racconta il Novecento", e tante altre microstorie pubblicate in microeditoria formano quella forza di pensiero che per secoli l'Italia ha vantato come forza motrice di base del lavoro conosciuto con il termine "artigianato locale", magari campanilistica cultura di provincia. In verità siamo propensi a ridimensionare criticamente questi valori antologici, scaturiti spesso da una visione non nazionale, non conferendo a questi lavori, a questi editori, la giusta visibilità contemporanea: cultura fondamentale per la crescita della cultura italiana.

venerdì 21 dicembre 2007

Occhi di fiume


di Camilla Jagna Ugolini Mecca

Viveva sotto un ponte. L’oscurità lo proteggeva e il vecchio non l’abbandonava mai. Non si spostava neppure di pochi passi, neppure per avvicinarsi al ponte a tre archi a poca distanza dal suo. Una trifora sul mondo, che si estendeva lontano, sconosciuto. Il vecchio non desiderava affatto esplorarlo. Forse ne aveva paura, forse la sua curiosità era invecchiata e si era stancata, assieme a lui. Gli alberi che si intravedevano oltre gli argini, poche facciate di palazzi della città, il fiume che scorreva inesorabile, la luce dell’alba e del giorno, e poi quella della sera, e ancora le luci delle strade, al di sopra del fiume, che si riverberavano sulla superficie dell’acqua. Nient’altro che questo era il mondo, per quel vecchio stanco.
Fino a quando accadde una cosa inaspettata, che sentenziò la fine di una vita immobile. Tutto iniziò con una pioggia torrenziale che durò giorni e notti. Il vecchio era abituato ormai al freddo e all’umidità, così continuò a restare fermo, come una statua di sale, limitandosi ad osservare la pioggia che si riversava senza tregua nell’acqua del fiume. Ma in quell’osservazione statica, abitudinaria, non si accorse che il fiume non era più quello che aveva sempre avuto di fronte: stava crescendo, di attimo in attimo, si stava dilatando verso l’alto e ai lati, e si stava facendo sempre più minaccioso. Come sempre, il vecchio non fece una mossa. Ma al fiume impetuoso non importava di lui, né di tutti gli esseri che popolavano le sue sponde o che abitavano le sue acque. Così iniziò a lambire prima il ciglio dei marciapiedi che scorrevano sotto i ponti, e poi a riversarsi copioso su di essi. Fu così che il vecchio si trovò immerso fino alla cintola in un’acqua violenta, scura e maleodorante, che lo paralizzò ancora di più. Quell’acqua saliva, saliva, fino al collo del vecchio e poi alla bocca e al naso. Allora sorse in lui l’istinto acuto e chiaro di voler salvare i propri occhi. Quegli occhi, la parte di lui ancora viva che si era sempre mossa sulle luci e sui colori, che scandiva il tempo dei giorni e delle stagioni, valevano più di ogni cosa. Per la prima volta, dopo un tempo che sembrò infinito, il vecchio prese a camminare e lentamente, senza perdersi d’animo, raggiunse una larga scalinata che scendeva dall’argine fino alla riva. Opponendo resistenza alla forza delle acque, iniziò a salire la scalinata aiutandosi con le mani, che da anni non avevano più toccato, accarezzato, salutato nessuno, che non avevano lavorato né stretto altre mani. E dopo innumerevoli tentativi, riuscì a salire e a mettere in salvo i propri occhi, fissi com’erano sull’argine e sugli alberi che lo costeggiavano, sulle pietre e sulla natura. E pensò allora, per la prima volta, che il fiume non era un essere immobile come lui, ma aveva delle aspirazioni, voleva crescere, uscire nel mondo e farsi sentire. E forse sarebbe cresciuto ancora, si sarebbe mosso sempre più velocemente e con maggior veemenza. Ma allora, oltre agli occhi anche le mani, che lo avevano salvato dall’imprevedibilità delle acque appigliandosi a tutto ciò che avevano trovato davanti a loro, dovevano essere portate in salvo. Concentrandosi sulle proprie mani, il vecchio iniziò a camminare seguendo l’argine, sotto il filare di alberi che lo costeggiava. Al suo fianco scorreva una strada che sembrava interminabile, carica di nuovi colori, di nuove luci e di suoni che il vecchio non aveva mai sentito, e di uomini e donne e bambini e cani e automobili e case e di mille altre cose. Mentre proseguiva, pensò che andavano salvati anche i suoi piedi, che lo stavano portando in un mondo nuovo, e andavano salvate anche le sue orecchie, che riuscivano a udire voci umane e rumori assordanti. Si allontanò quindi dall’argine e si diresse verso la città, fra i palazzi e le strade che s’intersecavano, tra i passanti ed il traffico, in mezzo a tutto ciò a cui un giorno lontano aveva rinunciato, per motivi che non rammentava più. E dopo aver camminato per ore senza tregua, quando l’acqua ormai lontana doveva essersi placata, si sedette su una panchina, nel vialetto di un grande giardino e iniziò a guardarsi le mani e poi le gambe e i piedi, quelli che avevano portato in salvo tutti i suoi pezzi, e gli sembrò di vederli per la prima volta. Mentre stupefatto si osservava, udì un suono che gli sembrò familiare. Proveniva da una fontana immensa, a poca distanza, con un’acqua limpida e fresca, ben diversa da quella che per anni gli aveva tenuto compagnia. Si avvicinò al bordo della fontana e guardò nella vasca. E fu allora che il vecchio, che fino a pochi istanti prima aveva visto le proprie mani nude solcate dalle rughe e segnate dai geloni, con immenso stupore vide riflesso, sulla superficie dell’acqua, il volto di un bambino appena nato. E comprese subito, senza indugio, che non erano stati i suoi piedi a salvarlo, e non erano state le sue mani o le sue orecchie, ma gli occhi e il sorriso di quella creatura.


Camilla Jagna Ugolini Mecca è nata nel 1971 a Verona. Ha collaborato con una rivista culturale della sua città. Nel 2003 ha pubblicato Ambigue stanze – Un itinerario nell’opera di Antonio Possenti con la casa editrice Liberty House di Ferrara. Si tratta della rielaborazione della tesi di laurea in psicologia dell’arte, riguardante la simbologia presente nell’opera del pittore lucchese. Scrive testi di presentazione di giovani artisti, per riviste e cataloghi.

giovedì 20 dicembre 2007

Celli e Teodorani (prosa e poesia)



Sul quotidiano «La Voce» di venerdì 21 dicembre 2007 trovate articolo di Daniele Bartolucci sull'incontro letterario a Poggio Berni (RN) con Alex Celli e Annalisa Teodorani (v. qui)

Premio “La città dei Sassi” 28-2-08

30 opere inedite da pubblicare
L’ASSOCIAZIONE CULTURALE LIBERALIA,
in collaborazione con ALTRIMEDIA EDIZIONI,
promuove la III Edizione del:
PREMIO LETTERARIO
“La città dei Sassi”
Portale internet: http://www.liberalia.it

1. DESCRIZIONE E FINALITA’ DEL CONCORSO
Il Premio letterario “La città dei Sassi”, rivolto a tutti gli autori di opere inedite rafforza con questa Terza Edizione la convinzione che la Basilicata possa diventare, attraverso Matera, la culla dello sviluppo di una cultura universale e solidale. Nell'ottica della valorizzazione del patrimonio lucano, la III Edizione del Premio intende rivolgere il proprio bando anche tutti i Lucani all'Estero recuperando così le energie culturali di una parte importante, anche se fisicamente lontana, del territorio.
Il Premio consolida così il radicamento e la valorizzazione del suo territorio e con Matera, riconosciuta patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco, si propone come veicolo ideale di un viaggio letterario.

I cinque vincitori (tre del tema libero e tre dei Premi Speciali) verranno premiati con:
la pubblicazione dell'opera
la partecipazione gratuita al Congresso Internazionale per scrittori organizzato dall'associazione Women's Fiction Festival (www.womensfictionfestival.com)

Il premio è a Tema libero, prevede tre sezioni e tre opere vincitrici:
Poesia - silloge di max 50 poesie di non più di 36 versi ciascuna
Narrativa - romanzi o silloge di racconti
Saggistica - tesi di laurea/saggi/ricerche

Sono stati inoltre istituiti TRE premi speciali:
Premio speciale “La città” - Questo premio, per il quale è prevista una unica opera vincitrice, è dedicato a tutte le opere (poesia, narrativa, saggistica) aventi come oggetto 'la città' in tutte le sue espressioni: la quotidianità e la straordinarietà di una vita spesa tra le strade, i vicoli, gli angoli di una metropoli; i punti di riferimento e i destabilizzatori sociali ed emotivi; la ricchezza e la povertà dei sobborghi e dei quartieri residenziali; l’integrazione e l’emarginazione nella frenesia di giorni troppo lunghi o troppo corti; la vita di periferia e il perenne desiderio di evasione; la delicata e pulsante passione, la contraddizione, le speranze e le inquietudini, i sogni nella storia degli uomini dentro la storia e sotto il cielo di una città; i parchi, i musei, la metropolitana, le opere degli uomini; i suoni, gli odori, i colori, le immagini che popolano il fluire degli eventi che si susseguono nel micromondo metropolitano.
Per informazioni: http://www.liberalia.it
Premio speciale “Liberalia” – L'associazione Liberalia, promotrice del concorso, ha voluto istituire il premio speciale Liberalia quale riconoscimento al valore della cultura del confronto. Questo premio, per il quale è prevista una unica opera vincitrice, è dedicato a tutte le opere (poesia, narrativa, saggistica) che dimostrano qualità e doti letterarie di alto profilo.
http://www.liberalia.it

Premio speciale “Fidas Donatori Sangue Basilicata” - Questo premio, per il quale è prevista una unica opera vincitrice, è dedicato a tutte le opere (poesia, narrativa, saggistica) aventi come oggetto la solidarietà in tutte le sue espressioni, che siano un omaggio alla cultura del dono e dell’empatia, dell’altruismo e della vicinanza all’altro.

Per informazioni: http://www.liberalia.it

N. B. Per i romanzi è richiesta, pena l'esclusione dal concorso, di allegare una sinossi del testo.

2. PREMI ASSEGNATI
1) Tema libero (è previsto un premio per ciascuna sezione)
Poesia
Primo classificato: targa + pubblicazione gratuita dell’opera (50 copie all’autore), promozione e distribuzione mirata (mailing list specializzata di editori, librerie, ecc.); la partecipazione gratuita al Congresso Internazionale per scrittori organizzato dall'associazione Women's Fiction Festival (www.womensfictionfestival.com)

Narrativa
Primo classificato: targa + pubblicazione gratuita dell’opera (50 copie all’autore), promozione e distribuzione mirata (mailing list specializzata di editori, librerie, ecc.); la partecipazione gratuita al Congresso Internazionale per scrittori organizzato dall'associazione Women's Fiction Festival (www.womensfictionfestival.com)

Saggistica
Primo classificato: targa + pubblicazione gratuita dell’opera (50 copie all’autore), promozione e distribuzione mirata (mailing list specializzata di editori, librerie, ecc.); la partecipazione gratuita al Congresso Internazionale per scrittori organizzato dall'associazione Women's Fiction Festival (www.womensfictionfestival.com)

2) Premio speciale “La città” (è previsto un solo premio)
Primo classificato: targa + pubblicazione gratuita dell’opera (50 copie all’autore), promozione e distribuzione mirata (mailing list specializzata di editori, librerie, ecc.); la partecipazione gratuita al Congresso Internazionale per scrittori organizzato dall'associazione Women's Fiction Festival (www.womensfictionfestival.com)

3) Premio speciale” “Liberalia” (è previsto un solo premio)
Primo classificato: targa + pubblicazione gratuita dell’opera (50 copie all’autore), promozione e distribuzione mirata (mailing list specializzata di editori, librerie, ecc.); la partecipazione gratuita al Congresso Internazionale per scrittori organizzato dall'associazione Women's Fiction Festival (www.womensfictionfestival.com)

4) Premio speciale” “Fidas Donatori Sangue Basilicata” (è previsto un solo premio)
Primo classificato: targa + pubblicazione gratuita dell’opera (50 copie all’autore), promozione e distribuzione mirata (mailing list specializzata di editori, librerie, ecc.); la partecipazione gratuita al Congresso Internazionale per scrittori organizzato dall'associazione Women's Fiction Festival (www.womensfictionfestival.com)

5) Il comitato editoriale selezionerà le 30 opere da pubblicare, ai cui autori verrà offerto un contratto di edizione.

6) I premi dovranno essere ritirati dai vincitori o da persona delegata con lettera e previo avviso da parte del vincitore alla segreteria del premio.

3. MODALITA’ GENERALI DI PARTECIPAZIONE
1) Per partecipare al concorso occorre versare una quota di euro 10, tramite ccp n. 67084368 intestato a “Associazione culturale di volontariato Liberalia” – Piazza del Sedile, 29 - 75100 Matera.
2) Ogni opera deve essere inedita. Questa va inviata in versione cartacea, in duplice copia, e in versione digitale, in formato word (cd rom o floppy disk), insieme alla ricevuta di versamento e alla scheda di partecipazione scaricabile sul portale web http://www.liberalia.it o richiedibile presso la segreteria organizzativa del concorso. Sulla busta specificare se si concorre per: il Premio a tema libero (indicare quindi la sezione), il Premio speciale “La città”, il Premio speciale”Liberalia” o il Premio speciale “Fidas Donatori Sangue Basilicata”. Il plico dovrà essere inviato alla segreteria del premio istituito presso Altrimedia Edizioni, all’indirizzo: Altrimedia Edizioni –Premio nazionale letterario “La città dei Sassi” Via Ugo La Malfa, 47 – CP 183 - 75100 Matera.
3) Termine per la spedizione: 28 febbraio 2008. Per l’ammissione farà fede la data del timbro postale di spedizione.

4. GIURIA
1) La giuria sarà composta da personalità appartenenti al mondo della cultura e della informazione. Fra questi hanno già confermato la loro adesione: Carmela Biscaglia, Giuseppe Cotturri, Raffaello de Ruggieri, Assunta Finiguerra, Guido Formigoni, Antonio Ghirelli, Paolo Giuntella, Francesca Mazzucato, Plinio Perilli, Maria Paola Romeo e Paola Springhetti.
Carmela Biscaglia: socio della” Deputazione di Storia Patria per la Lucania”, della “Associazione per la storia sociale del Mezzogiorno e dell’area mediterranea” e della “Associazione Storia della Città - Centro internazionale di studi per la storia della città” (di Roma); è impegnata in vari programmi di ricerca promossi da archivi ed istituzioni culturali. Collabora a periodici e riviste scientifiche con articoli e recensioni sulla storia e sulla cultura della Basilicata;
Giuseppe Cotturri: docente di sociologia della politica presso l’Università di Bari, già Presidente di “Cittadinanzattiva” e collaboratore del CRS (Centro di studi e iniziative per la riforma dello Stato)
Raffaello de Ruggieri: presidente della Fondazione “Zètema” di Matera, Centro per la valorizzazione e la gestione delle risorse storico-ambientali
Assunta Finiguerra: poetessa lucana, autrice di numerose raccolte di poesie con le quali ha ottenuto diversi riconoscimenti letterari fra i quali il premio “Giuseppe Jovine” ed il “Premio Pascoli 2004”. È presente nell’antologia “Nuovi Poeti Italiani”, curata da Franco 1)Loi. I suoi scritti sono stati tradotti in polacco
Guido Formigoni: presidente dell'Associazione “Città per l'uomo” e professore di Storia contemporanea presso la Libera università di lingue e comunicazione Iulm di Milano
Antonio Ghirelli: giornalista e saggista; già direttore di quotidiani sportivi e politici, tra cui il “Corriere dello Sport”, “Globo” e l’”Avanti!”. È stato direttore del TG2, nonché portavoce del presidente della Repubblica Pertini e del presidente del Consiglio Craxi.
Paolo Giuntella: scrittore, giornalista Rai TG1 e Presidente emerito della “Rosa Bianca”
Francesca Mazzucato: scrittrice e traduttrice. Il suo esordio risale al 1995, quando ha pubblicato "La sottomissione di Ludovica" che ha venduto oltre 50.000 copie. Cura inoltre diversi blog
Plinio Perilli: poeta, docente universitario presso l’Accademia delle Belle Arti di Bari e critico letterario
Maria Paola Romeo: è coideatrice e vicepresidente del Women's Fiction Festival di Matera, è stata editor prima e responsabile editoriale poi di Harlequin Mondadori, casa editrice internazionale leader di mercato nella narrativa femminile, e in seguito ha collaborato con diverse case editrici (in particolare Sperling & Kupfer e Sonzogno) come editor, traduttrice e lettrice dall'inglese e dal tedesco.
Paola Springhetti: giornalista, autrice radiotelevisiva e già direttrice della “Rivista del Volontariato” (Fivol)
Per maggiori informazioni: http://www.liberalia.it
2) Tutti i partecipanti, premiati e selezionati, saranno avvisati tempestivamente. La premiazione avverrà in data che verrà definita in seguito, a Matera.
3) Il giudizio della giuria è insindacabile. La giuria si riserva inoltre il diritto di non assegnare premi in una o più sezioni (compresi i Premi speciali), qualora non dovesse pervenire un numero congruo di opere da valutare.

5. ACCETTAZIONE DEL REGOLAMENTO E TUTELA DELLA PRIVACY
1) La partecipazione al concorso comporta l’accettazione incondizionata al presente bando, nel suo complesso e per i singoli articoli.
2) L’organizzazione non si assume alcuna responsabilità per danni eventualmente cagionati o subiti dai partecipanti nel corso della manifestazione.
3) Il materiale inviato sarà conservato per 60 giorni a partire dalla giornata di premiazione.
4) Tutela dei dati personali: ai sensi del DL 196/03* (* “e successive modifiche” nota aggiunta il 14/02/2005), la segreteria dichiara che il trattamento dei dati dei partecipanti al concorso è finalizzato unicamente alla gestione e diffusione del premio e all’invio di eventuali iniziative future da parte dei promotori del premio stesso.
5) Si fa presente che con l’invio dei testi letterari partecipanti al premio, l’interessato acconsente al trattamento dei dati personali.

Per informazioni rivolgersi alla segreteria organizzativa del premio presso:
Altrimedia Edizioni – Premio nazionale letterario “La città dei Sassi”
Via Ugo La Malfa, 47 – CP 183 - 75100 Matera.
Tel. 0835 090204
Fax: 0835 090203
concorso@liberalia.it
http://www.liberalia.it

mercoledì 19 dicembre 2007

DZOO MAG

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Il viale



di Oreste Bonvicini

Poco fuori Alessandria, laddove la regione non è più pianura ma non ancora collina e tra alti ricorrenti si avvia verso il Piemonte fatto di colli e di cime che come naturale riferimento ne determinano la geografia prima che i profili sull’orizzonte delle sue città con quel che di caratteristico e unico ciascuna conserva, in direzione di Asti, verso Felizzano, il viale costeggia la statale 10.
Ai platani si alternano i tigli e arborescenze succedanee a delimitare la carreggiata che accompagna nel viaggio e nella stagione estiva, quando la vegetazione si infittisce e le chiome protendono verso l’asfalto determinando al mattino e al tramonto un’ombra lunga che si proietta sul parabrezza delle auto che veloci e indifferenti passano oltre. Un’intermittenza di luce, un flashback, forse il più vecchio di cui sono consapevole, una domenica della prima infanzia, poche le auto e rari i passanti, noi ad attraversare la regione verso una località ai piedi del Monviso di cui non ricordo il nome e solo l’ausilio di alcune foto ingiallite mi ritrae tra massi erratici poco sotto le sorgenti del Po.
Già, ma quale tra questi aspetti sorregge la memoria, tra viali e luoghi aperti della città, trascorso quasi mezzo secolo?
Il pensiero va al tempo che tace o s’infiamma improvvisamente sul far del tramonto che talvolta accende vivi i colori sul profilo piatto della città.
Potremmo stupirci, camminando sotto un viale di cui non vediamo la fine. Potremmo immaginare ogni albero come un tratto distinguibile del nostro tempo, gli anni violati dalle attese, con le promesse, le illusioni, i sogni, la vanità, la presunzione di scrivere, i tratti dei volti conosciuti o dimenticati..
perché di molti non ricorderemo se, dove e quando il tempo e la condizione, l’istante in cui le strade si incrociarono o presto si divisero. Il viale sarà la sequenza dei nostri giorni, gli inafferrabili istanti vissuti che saldi dentro di noi fuggono e continuamente riappaiono alla mente. Rievocare potrebbe riportarci là dove tutto è accaduto e comprendere perché oggi il ricordo sia sbiadito.
Il passo lesto o dimesso, dipenderà dalle nostre forze. Il passato ci osserva dall’alto degli anni accumulati, misura finita ed irrecuperabile. Lo porteremo sempre con noi.

Alcuni ragazzi percorrono il viale che circonda la città, un anello che ci riporta sempre al punto di partenza, nella realizzazione di un eterno ritorno così come le stagioni della vita terrena.
Il tempo è dalla loro parte e ci piacerebbe gridarlo per far loro comprendere il dolore per quanto trascorso, per quel tempo che loro immaginano infinito e che noi vorremmo ancora possedere, quel bagaglio che Dio destina a ciascuno senza lasciare trasparire per quanto ancora ne disporremo. Vorremmo utilizzare le parole che altri hanno saputo meglio esprimere, invitandoli a non sciupare la vita nel troppo commercio con la gente, con troppe parole in un via vai frenetico. A non sciuparla portandola in giro in balia del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti… a non sciupare la vita anche se in un angolo discreto della propria città, tra vie conosciute e amate, o sotto i viali alberati che daranno ombra alla vecchiaia..
E benché altri viali si allontanino dal centro e illudano di un viaggio che non faremo, sarebbe come sciuparla in ogni parte della terra.

Oggi, attraversando piazza Garibaldi, mi meraviglio di scoprirla più piccola di quanto la vedessi nell’infanzia, l’età che fa dei luoghi attraversati la quinta ideale dell’esistenza, rendendoli mitici e sconfinati.
Lo stesso accade ogni volta che transito sotto i portici di piazza Genova, così stretti e cupi, le luci smorte d’inverno o durante una pioggia serale eppure un tempo riconosciuto orizzonte dinanzi al quale si srotolava la mia gioventù ed offriva riparo ai temporali improvvisi, con il suo lastricato sdrucciolevole sotto le scarpe umide o nel percorso verso la scuola al mattino, il primo riparo sotto cui scuotere l’ombrello già gravido di una coltre bianca scesa improvvisa nella notte…
Attraversando dunque piazza Garibaldi, talvolta miracolosamente vuota di auto e carri di un mercato ormai snaturato, mi sovviene il ricordo dei cavalletti di legno altri e grevi, perché nella mia infanzia erano tali e ne delimitavano il contorno allora non asfaltato e sulla sabbia razzolavano colombi e piccioni mentre rotolavano le bocce…
Pensarli oggi, tornei di bocce in piazza, nel cuore della città, assediata da un traffico senza tregua, sembra quasi un sogno.
O un vaneggiare di cui pochi potrebbero comprendere, come se mai tutto ciò fosse accaduto, increduli del mio racconto, mentre io in silenzio stringo tra le dita le fotografie di quelle domeniche lontane e dimenticate, osservando il contrasto del bianco e nero che gli anni hanno sfumato, cosicché presto, molto presto, la mia memoria dovrà essa sola sopportare l’onere di rievocare e forse subirà il destino che già tocca alle fotografie, annullandosi lentamente o lasciando che solo rari particolari riaffiorino qua e là, disgregando l’insieme dei ricordi in mille gocce di pioggia che andrà via via asciugandosi…
Per ora le vecchie foto lasciano emergere il grigio della città che ancora oggi l’avvilisce, perché “il tempo è nebbia e pioggia, che al sorgere delle primavera, benché aprile sia il mese più crudele, ridona senso alle cose.”
Ma in estate, tempo del trionfo delle certezze, i viali erano la meta delle passeggiate serali. Stagioni calde e afose di città che non conoscevano gli esodi di massa, le code ai caselli autostradali, gli affollamenti sulle spiagge.
A sera, sopito il sole che per ore aveva tiranneggiato sui tetti rossi delle palazzine da poco edificate o sui cantieri in opera dei quartieri che nei primi anni Sessanta prendevano forma e vita, fatti di artigiani e impiegati, commercianti, professionisti, una media borghesia emersa più ricca e sicura dal boom economico del dopoguerra e aveva trovato identità in un credo possibile e laico in questa terra martoriata da secoli di contese, le famiglie uscivano in un passeggio che aveva poche ma sicure mete. La campagna rubata alle sua attività si andava trasformando in zona residenziale e la città godeva di una crescita costante che si mutava in certezze.
Storia ormai le residue parti della vecchia cinta muraria, i bastioni un tempo elevati e rinforzati per tenere lontano nemici invisibili mentre il platano di Napoleone, verso Bormida e Marengo, restava una meta dei primi passi dell’infanzia e si identificava nella città che cresceva, che inglobava la campagna in una modernità tutta sua, prosaica ed edonista, priva dell’afflato di sacralità che spetterebbe al nuovo che avanza, rispettoso del passato come un credo a cui rivolgersi per ingraziarsi un futuro comunque ignoto.
Ma la città pareva incapace di scrollarsi di dosso un modus vivendi nebbioso e incerto, inetta a mutare strategia, compressa tra paternalismo di vecchio stampo dei suoi pochi uomini importanti e la cognizione del nulla. Sprofondando nell’illusione dell’immutabilità delle cose si crogiolava in una continuità solo apparentemente serena.

Ricordo che in certi giorni d’estate, le chiome tanto fitte del viale che costeggia l’aeroporto non lasciavano penetrare la luce mentre io volavo tra ombra e ombra, sul mio quattordici rosso con un solo freno ed il manubrio era lo strumento con cui mi aggrappavo per sfidare il vuoto, la prospettiva mi illudeva e vedevo il viale stringersi come in un imbuto da cui non si sarebbe usciti se non in un’altra dimensione..
Volavo tra ombra e ombra e mi figuravo nella mente lontano, già assodate le mie aspirazioni per viaggi e rivelazioni, mentre il nonno seduto con altri anziani sulle panchine prossime alla strada, parlava di un passato ormai vago e di ricordo in ricordo tentava di svellere la paura del domani…
Il nonno morì presto, un sera d’autunno già avanzato.
Le voci, l’ambulanza, al mattino era tutto finito. E c’era una ferita da rimarginare, quel viale nei pomeriggi assolati d’agosto non fu più lo stesso e forse mai lo riattraversai senza ricordare ciò che aveva rappresentato nella mia infanzia. La morte ad ogni sua visita ci ruba una parte del presente. Sarà il passato che poi inseguiremo. Per sempre.
Così mi illudo che il viale sia la realizzazione della volontà umana; che l’uomo cioè abbia messo mano alla natura per necessità, ma con rispetto piegandola al suo volere, liberando dalla selva inestricabile dell’oblio, il razionale senso del tempo, definendolo in uno spazio rettilineo dove la prospettiva spinge e stringe lo sguardo rivolto ad un infinito verso cui sempre protenderemo, ma che mai ci sarà concesso in vita attraversare.
Per questo il viale è qualcosa di più dello spettacolo naturale che ancora può identificare in una realtà fatta di apparenze e vanità, ma anche ciò che non è più e benché coincida con il punto di fuga a cui mira la nostra percezione, spesso diviene strumento attraverso cui inconsapevoli di quanto sta dietro al rimembrare, ci scopriamo ostaggi delle memoria che gelosamente centellina le reminiscenze, ma non le emozioni che improvvise balzano dal cuore alla mente, come se i sentimenti rievocati fossero ancora palesi, in un continuo che non si esaurisce, che non subisce l’evanescenza del quotidiano, ma che incide il nostro volto di cento rughe che come il durame di cento e cento alberi dei viali sotto cui abbiamo camminato o riposato, sono il segno tangibile del tempo compiuto.


Nato da Alessandria nel 1958, dove vive e lavora, Oreste Bonvicini ha pubblicato alcune sillogi poetiche in seguito a premi letterari (Il velo di Chartres, Cecità, La città). Nel corso del 2007 ha conseguito il secondo posto nel concorso Pubblica con noi di Fara Editore con la raccolta La misura quotidiana delle parole, esercizio di prosa poetica. Scrive e collabora con periodici locali e nazionali («Silarus»).

lunedì 17 dicembre 2007

Alex Celli presenta i suoi libri il 21 dic


Alex Celli, autore di Chicken Breast e de La Compagnia S.E. presenterà le sue “creature” a Poggio Berni
presso la Sala Diana (di fronte al palazzetto dello sport)
alle ore 21.00

Sarà con lui anche Annalisa Teodorani, giovane e già affermatata poetessa, che leggerà sue poesie nel dialetto di Santarcangelo.

I giurati si presentano

Se volete sapere qualcosa dei giurati del concorso

Prosapoetica terra/di/nessuno 2008

potete vedere qui

venerdì 14 dicembre 2007

Storie di vita e Santarcangelo dei nostri padri in «Exitime»

Il numero 2. di Exitime nella rubrica libri segnala anche due nostre pubblicazioni (altri nostri titoli sono già segnalati e recensiti qui

Storie di vita (racconti di Marco Bottoni, Emanuele Eccel, Giuliana Guerri e Giusi Sapienza Jouven)
e
Vite e personaggi nella Santarcangelo dei nosti padri di Sauro Stefani

(cliccare sulla immagine qui sotto per ingrandirla)

Nausika scuola di narrazioni



- Natale del Giardino, si parte oggi, fino al 16 dicembre

- Natale 2007: Ecco gli Audiolibri della Scuola di Narrazioni

- Concerto di Stefano Bollani, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti

- Corsi: In partenza Narrare il territorio a Pisa, Narrazioni 2008 a Poggibonsi e Le Forme della Narrazione a Montalcino

- Corso per Organizzatore di Eventi di Spettacolo


Natale del Giardino da oggi al 16 dicembre
Da oggi al 16 dicembre nelle chiese di San Pier Piccolo e dei SS. Lorentino e Pergentino tanti appuntamenti e sorprese con il Natale del Giardino 2007. Gospel, letture, arte...
Per tutte le informazioni laboratorio@fabbricadelleidee.org e 3381395396, 3402587782


Natale 2007: Ecco gli Audiolibri della Scuola di Narrazioni
Non sai cosa regalare per Natale ai tuoi amici e parenti?
Ecco gli Audiolibri della Scuola di Narrazioni Arturo Bandini: già disponibili Il Canto di Natale di Charles Dickens, La vita di Maria di Rainer Rilke e La novella del buon vecchio e della bella fanciulla di Italo Svevo.
In arrivo Una burla riuscita di Italo Svevo e Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll.
Per informazioni e prenotazioni 0575 380568, info@narrazioni.it


Concerto di Stefano Bollani, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti
Il 17 dicembre alle 21.15 al Teatro Politeama di Poggibonsi (Si) Stefano Bollani, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti in concerto per beneficenza.
L'incasso del concerto sarà devoluto alla Onlus Studio Anch'io per il finanziamento del progetto Bambine a scuola nel deserto del Marocco. Costo del biglietto 12 euro.
www.narrazioni.it/2008/bollani.htm

Corsi: In partenza Narrare il territorio a Pisa, Narrazioni 2008 a Poggibonsi e Le Forme della Narrazione a Montalcino
In partenza in questi giorni il corso gratuito Narrare il territorio a Pisa e a gennaio i corsi di scrittura creativa gratuiti Narrazioni 2008 a Poggibonsi e Le Forme della Narrazione a Montalcino.
www.narrazioni.it/2008.htm

Corso per Organizzatore di Eventi di Spettacolo
Scadono il 7 gennaio le iscrizioni al corso di formazione professionale in Organizzatore di Eventi di Spettacolo.
Puoi richiedere la nostra consulenza gratuita per accedere ai voucher e carta ILA della Provincia di Arezzo.
www.narrazioni.it/corsi/riconosciuti/spettacolo.htm

NARRAZIONI 2008 LIBERA TUTTI, 3° edizione del festival, 30 maggio-2 giugno 2008
AREZZOPOESIA, 2° edizione del festival, 14-15 giugno 2008

Mostra di Donati a Fusignano dal 15 dic




Franco DONATI
Il pensiero e la maschera

Centro culturale “Il Granaio”
piazza Corelli, 16 FUSIGNANO

INAUGURAZIONE : SABATO 15 DICEMBRE 2007 ore 17.00

La mostra sarà visibile fino al 13 gennaio 2008, dal giovedì alla domenica. Chiusura il 1° gennaio 2008.Orari: 15.00-18.00 nei giorni feriali. Nei festivi: orari: 10.00- 12 e 15.00-18.00. Ingresso Libero.


Breve testo critico di presentazione:
“… La necessità della penna e l’urgenza di inseguire e di esprimere i percorsi dell’inconscio sono elementi fondamentali per capire l’intenso studio che Donati riserva al corpo, alla testa, al rapporto tra testa e scrittura, alle topografie del corpo inserito nelle criptografie della memoria. E’ certamente un personaggio fortemente introverso, proiettato dentro il pozzo dell’anima, ricercatore di quel magico passaggio che congiunge quella individuale all’anima collettiva, in ascolto di ogni insorgenza, reattivo ad ogni suggestione, pronto a trascrivere voci di dentro e come da dentro egli si guarda, si vede e si sente. …” (Giorgio Segato)

Biografia e curriculum:
Franco Donati nato a Fusignano (RA) il 5 luglio 1968.
S’impegna da circa vent’anni in campo artistico, nel versante della Poesia, della Pittura e della Calcografia, ottenendo lusinghieri riconoscimenti nazionali ed internazionali.

Ha pubblicato: “Esplorando l’io” edizioni Fiori di Campo - Pavia, 2003.
Ha esposto in numerose mostre collettive e personali in Italia (Bagnacavallo, Lugo, Padova, Ferrara, Mantova, Ravenna, Imola, Bologna, Arezzo, Bari, Cittadella, Vigonza … ) e all’estero (Parigi, Chinon (F), Lichtenberg (Alsazia), Montevideo, Tirana …)
Sue poesie sono pubblicate su diverse antologie.Sue opere sono conservate in permanenza in alcuni musei tra cui:Collezione del Presidente della Repubblica, Musei civico di Padova, Mantova e Verona, Museo Dantesco di Ravenna, Museo di Sarajevo, Museo d'arte Contemporanea Tirana (Albania), Museo di Cavaion Veronese (VR), Museo dell’incisione Castello dei Paleologi di Acqui Terme, Museo del Centro Culturale “Le Cappuccine” di Bagnacavallo (RA), Museo della Grafica Italiana Contemporanea di Vigonza (PD), Museo in Esilio di Vukovar a Zagabria, … È presente nell’edizione 2007-08 dell’Atlante letterario Italiano e nel IV volume del “Repertorio degli incisori italiani" Edit Faenza.
È socio dell’A.I.E.R. (Associazione Incisori Emiliano-Romagnoli “Luciano De Vita”).

L’iniziativa, promossa dall’ Assessorato alla Cultura del Comune di Fusignano.
Informazioni: U.r.p. Fusignano tel.0545.955653 – 0545.955672
www.comune.fusignano.ra.it

Paolo Trioschi – Ufficio Cultura
Comune di Fusignano _Ra
cultura@comune.fusignano.ra.it
tel.0545.955672
fax.0545.50164

PAGINAZERO


RIVISTA DI CULTURE DI FRONTIERA
rivistapaginazero.wordpress.com

Newsletter

Molti materiali, scritti, video, comunicati, testi poetici, interviste sono stati pubblicati nelle ultime settimane sul blog di PaginaZero.

Nella collana di poesia "le betulle nane" di PaginaZero è appena stato pubblicato il terzo e-book: Una di Mikica Pindzo che apre la sezione dell'area serbo-croata della collana.
Proseguono le interviste di Laura Tussi. Dopo Moni Ovadia e Massimo Cacciari, l'ultima intervista è a Dario Fo.

Numerosi testi poetici, inediti in Italia, continuano a essere raccolti e pubblicati sul blog grazie all'impegno costante di Paolo Galvagni che nelle sezioni Poesia russofona e Poesia ucraina ci fa conoscere un mondo della poesia a noi sconosciuto.

PaginaZero apre le sue pagine anche ai video: trovate video di Carmelo Bene, Erri De Luca, Silvano Agosti eccetera.

La rubrica Voci da Est curata da Angelo Floramo si è arricchita della collaborazione di uno dei maggiori illustratori dell'area balcanica, Sasa Zograf, che ha disegnato per PaginaZero il logo di "Voci da Est";

Invitiamo chi si riconosce nel progetto e nelle tematiche della rivista a partecipare con articoli, interviste, recensioni, reportage e quant'altro.

Buona lettura,
La redazione di PaginaZero
redazione@rivistapaginazero.net

«Qui – appunti dal presente»

È uscito su carta e on-line (www.quiappuntidalpresente.it) l'ultimo numero
di «Qui – appunti dal presente», intitolato “la famiglia, il lavoro”. Chi
desidera riceverlo su carta ci scriva.

giovedì 13 dicembre 2007

Duetti di Chiara De Luca a Bologna 22 dic




(cliccare sulle immagini per ingrandirle)

2 racconti lampo

di Marco Zavarini

La zucca

C’era, in casa, una grande zucca, che nessuno osava tagliare. L’avevano lasciata in un angolo, al buio, ci passavano vicino spesso, i loro pensieri e i loro percorsi obbligati da una stanza all’altra la sfioravano appena. Si scambiavano parole di reciproca comprensione: è così dura…
E l’avrebbero lasciata marcire, per buttarla finalmente, con sollievo, e finalmente le loro mani non avrebbero più tremato di fronte al dovere di impugnare i coltelli.
“L’hai tagliata tu? ci sei riuscito… era…”
Bastava un gesto sicuro, lo sapete già cosa farne, della polpa, o forse no?

I tageti

Nel giardino c’era sempre stata solo erba, con pochi fiori portati dal vento, piante, e le foglie secche cadevano spontaneamente come erano nate.
Non avevo mai pensato di seminare fiori, pensavo che il mistero della loro nascita appartenesse solo alla natura.
Poi ho interrato, prima in una terra accogliente, bagnandoli sempre, senza sapere cosa sarebbe successo, poi nel giardino, dei semi, dei tageti.
I semi si sono rotti, e quegli steli delicati sono diventati l’appoggio per tantissimi fiori, che hanno circondato tutto il giardino.
Anche dopo essere appassiti, quei fiori hanno lasciato cadere a terra i loro semi, e ogni primavera e autunno i tageti tornano a spuntare, spontaneamente, ormai riconsegnati alla natura.
Avevo sempre creduto che nella vita crescesse molto meno di quello che si semina, ma se i semi che germogliano non sono tutti, ci sono i loro figli, anche se noi non li conosciamo più per nome.

mercoledì 12 dicembre 2007

Illustrazioni e non solo al Castello di Riccione 20-23 dic




cliccare sulle immagini per ingrandirle
sulla poetica del tessuto di Stefania Achilli vedi anche qui

Week end spettacolari a Milano 14-16 dic



Cari amici nel prossimo weekend full immersion di incontri per il gruppo.
Vi aspettiamo numerosi:

Primo incontro: venerdì 14 dicembre Arci Equinozio ed Arci Esperanto, per la rassegna \"Via libera\", finanziata da Fondazione Cariplo, presentano \"Fiabe in musica\" un evento itinerante nei circoli arci di Lombardia.
Le fiabe, tratte dal libro di Barbara Rosenberg Storie con un altro finale (edizioni Fara), sono accompagnate da musiche di Emanuele Scataglini.
La serata si terrà venerdì 14 dicembre ore 21 in via Orti 17 a Milano (mm
Crocetta della linea 3). Ingresso libero.

Secondo incontro: sabato 15 dicembre presso arci Pintupi di Verderio inferiore (Lecco) spettacolo concerto \"Cromosomi xx\" di Emanuele Scataglini e i Viandanti, ore 21, rassegna \"Via libera\".

Terzo incontro: Domenica 16 dicembre, presso circolo arci DNArte, via valle Ambrosia 24 (zona via chiesa rossa, naviglio pavese) ore 19.00: Masala voci dal mondo dei Viandanti.
Dopo lo spettacolo spaghetti per tutti.
Spettacolo e cena a 10 euro.

meditate gente, meditate
Arci Equinozio info@arci-equinozio.org

Il Paese Infinito a Medicina 19 dic



Cari amici
Vi invito alla presentazione del mio ultimo libro Il Paese Infinito,
mercoledì 19 dicembre p.v., ore 21, alla Sala del Suffragio
in via Libertà 60, Medicina.
Presenta Gianfranco Fabbri; leggono Pina Randi, Giuseppe Martelli, francesco
Landi.
A presto!
Giovanna Passigato

Mostra di Enzo Bellini a Museo d'Arte Moderna e Contemporanea



ENZO BELLINI E LA SUA ARTE
in mostra al MUSEO D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA “CA’ LA GHIRONDA”
di Ponte Ronca di Zola Predosa (BO)
Presentato dal Prof. GIORGIO CELLI
Domenica 16 dicembre – ore 16 - inaugurazione
La mostra è visitabile dal 17 dicembre 2007 al 19 gennaio 2008.
Per info: tel.051.737419, www.ghironda.it

Servizio a cura di Davide Argnani (v. anche qui)

Dopo il grande successo della mostra antologica di questa estate nei Magazzini del Sale di Cervia e di quella autunnale organizzata dal Comune di Galeata nelle sale del Museo Mambrini di Pianetto, ora l’opera di Enzo Bellini si trasferisce a Bologna, nello Spazio Atelier del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea della Fondazione ‘Cà la Ghironda’, una importante e originale Area Museale che ha sede a Ponte Ronca di Zola Predosa. L’inaugurazione della mostra (con il patrocinio degli Assessorati alla Cultura del Comune di Zola Predosa e della Provincia di Bologna) è per domenica 16 dicembre, alle ore 16. L’Artista e il prof. Giorgio Celli, noto entomologo e curatore delle mostre presso lo Spazio Atelier, intratterranno il pubblico con una gradevole e originale performance critica e illustrativa dedicata al tema “Arte e Natura” nell’opera dell’artista romagnolo. Ormai sono più di quarant’anni che Enzo Bellini lavora e amalgama materia e tecniche diverse, da grande maestro. Dall’incisione, al disegno, alla serigrafia, al paesaggio a olio o acrilico, ciò che caratterizza di più il lavoro di questo artista è la profonda sensibilità con cui interpreta e vive l’anima della realtà. Quello di Bellini è un linguaggio tutto particolare, lontano dalle mode l’artista sa esprimere e incidere il senso del nuovo senza bisogno di ricorrere a estravaganti modulazioni linguistiche. Ai frastuoni della civiltà del rumore e delle macchine, contrappone il mondo della natura e degli animali. È senz’altro un simbolismo provocatore ma non è mai uno specchio comodo per nascondere il proprio sentimento di uomo. L’artista ci dice che la vita è questa, quella che ha ancora la cadenza del tempo, delle stagioni, delle effervescenze e delle gioie che non sanno smentire il senso della vita in tutti i suoi nèssi. Il simbolismo grafico di Bellini è espressione concreta contro quella manipolazione artificiale e invadente del bailamme postmoderno che cancella l’uomo, sopprimendone l’indole e l’essenza: si può pensare al paradosso per cui l’arte di Bellini predilige rimanere a colloquio con gli animali e la sostanza inalterabile della natura per resistere alla finzione della realtà confusa che l’uomo contemporaneo ha creato per dare sfogo al proprio egoismo. Insomma, per dirla con Giorgio Celli, si tratta proprio di un’Arca della gioia, perché “l’universo pittorico di Bellini è un inno, un ditirambo alla gioia di vivere. Guardare i suoi quadri significa affacciarsi alle finestre della felicità”. Enzo Bellini è nato a S. Sofia di Forlì nel 1932. Diciannovenne, a Torino frequenta lo studio dei pittori Aloisi e De Cavero. Tornato a S. Sofia opera per diversi anni nell’ambito del premio “Campigna”. Agli inizi degli anni ’60 si trasferisce a Milano dove trova impiego, in qualità di pittore realizzatore, presso il laboratorio di Scenografia del “Piccolo Teatro della Città di Milano” diretto da Giorgio Strehler. A Milano allestisce la sua prima personale alla Galleria La Nuova Sfera ottenendo subito grandissimo successo e l’attenzione dello storico dell’arte Raffaele De Grada.


Il segno delicato, puro e soffice, senza sbavature né retorica, sgorga vivo in ogni paesaggio, sia quello a olio dai trasparenti colori, sia quello raffinato in bianco e nero delle chine o del bulino. Considerando il profondo legame atavico con madre terra, l’arte di Bellini va vista e interpretata anche con una chiave di lettura comparativa, freudianamente ingombrante, ma che svela in maniera chiara il perché di tutto quel sentimento naturale senza farne mai un teatro della natura. Perché? Si capisce bene fin dalle sue prime opere e dalle sue scelte permanenti, di stile e di concetto. Questo artista non sceglie l’arte come “principio di piacere”, come direbbe appunto Freud, ma piuttosto quello del rapporto intellettuale, etico-politico, tra realtà e natura. Nato e cresciuto a contatto con la terra, i boschi, l’acqua dei fiumi e la natura sanguigna e più autentica del popolano dalle tradizioni secolari, Enzo Bellini contrappone l’amore essenziale per la natura alla civiltà delle macchine con la consapevolezza che l’arte non può essere solo bel canto. Tutto è chiaro nei suoi segni. I paesaggi a olio, ben densi di colore, mettono in evidenza il temperamento magmatico di un uomo che sa ribellarsi all’utopia dell’omologazione e di un artista che non si lascia confondere dalle mode come ben dimostra soprattutto nella grafica. In primo piano animali, frutti di bosco, oggetti domestici. Una panca, una roncola, un cesto, una siepe o uno steccato di legno, una piccola figura umana a limitare il contrasto del paesaggio con la diversità del mondo: quello intimo e quello lontano dello spazio che si vorrebbe ghermire. Il bulino mosso dalla mano magica dell’artista scava con solerzia la durezza di una lastra vigorosa, mentre il pennino traccia linee, contrasti, luce e immagini seguendo l’ispirazione di un tracciato delicato e ben delineato. Incisioni, chine, serigrafie hanno tutte la compattezza e la morbidezza di un gesto puro e concreto, in ognuna delle quali pulsa la costante energia della vita. Da dove sorge tutta questa luce che rende vivo ogni animale, ogni albero, ogni figura umana, ogni filo d’erba, ogni oggetto? Come si accennava prima l’arte di Bellini non è fatta per incantare o per decantare la bellezza o il sogno di un bel paesaggio. Sarebbe tutto un inganno se ci lasciassimo prendere da questi elementari godimenti e sarebbe un torto alle sue intenzioni, bisogna pensare anche a un’altra chiave di lettura. Quella essenziale del suo contrapporre i valori della vita alle insensatezze umane. In una sua intervista di alcuni anni fa, chiedendogli perché la sua arte contenga, come simbolo principale, la memoria della civiltà contadina, lui rispondeva: “Perché considero la civiltà contadina l’antesignano di tutte le altre. Credo che questa civiltà sia stata il traino per cui siamo arrivati all’attuale stato di benessere. Mi sembra ingiusto dimenticarcene, perché il Superfluo, nel suo mondo, non esisteva”. La civiltà contadina non esiste più, ma ecco allora il risvolto di un sentimento che l’artista vuole trasmettere attraverso allegorie e scelte ben precise. La contestazione di Bellini diventa evidente nel momento stesso che, con il suo lavoro così apparentemente pacato ma dalle linee e dai segni ben incisi e temperati, dimostra quanto il cammino dell’uomo spesso resti autoconsolatoria aspirazione, arrogante e autodistruttiva, infatti le caratteristiche dell’uomo restano sempre quelle dell’inquietudine e della rivalità. Come cornacchie litiganti, gazze ladre o rapaci falchi, il simbolismo di Bellini è quello della discordanza come quello della conciliazione, senza consolazioni, specchio naturale della vita fin dai tempi primitivi. Troviamo questi elementi nella particolare composizione delle sue tavole, così bene impastate di colori cristallini con olio o acrilico, la puntasecca o la china, l’incisione o la serigrafia e il mondo si fa vivo in composizioni scattanti e animate dal mondo animale e vegetale e nelle quali, come scriveva Alberico Sala, “luoghi, creature, persone…” diventano “incanti lirici virgiliani… e da un minuscolo zufolo, una panica canna,… la musica si può carpire, nel silenzio delle colline, come quella dei giorni frequentati dagli dei”. Allora l’estro dell’artista capovolge ogni regola e, lontano da ogni viscerale espressione naìff, inventa una propria coscienza immettendola dentro segni e significati precisi. La purezza e la ribellione allo stesso tempo sono condizioni di pensiero e di scelte. Per poterle meglio delineare l’artista trova un nuovo artificio congeniale. Un lenzuolo bianco di neve sul quale incidere figure e paesaggi, orme di cose e animali nel pieno fulgore della luce e della nitidezza chiara delle idee e delle scelte di vita. Un artista insomma che non è solo pittore di immagini ma è soprattutto incisore di pensieri e di scelte, stilistiche e di contenuto. Il candore della neve è però anche segno di precarietà. È scontato che la neve si disfa al primo tepore primaverile, ma questo lenzuolo bianco l’artista lo usa per dare luce e rilievo al mondo interiore delle idee in contrapposizione con il mondo dell’apparenza. Cosa c’è di più reale di un animale, di una pianta, di un uccello rapace, di un fiore o di una figura umana connaturata allo stesso paesaggio? Bisogna rendersi conto che, in fin dei conti, l’arte di Bellini s’avvale sì di simboli, ma soprattutto va alla continua ricerca della purezza e della verità. Nelle modulazioni di bianchi e di neri, nei contrasti di luce e di colori diluiti qua e là sui pendii ondulati delle colline, c’è una autentica tridimensionalità di simboli e di sentimenti. Osservando attentamente ogni opera e ogni suo particolare, sia una figura animale o umana, un oggetto, o una tonalità di colore, la bellezza e l’importanza di queste opere sta nel risvolto anticonsolatorio della materia che l’artista macina e amalgama per dare forma e consistenza a un senso di ribellione o di contrapposizione alla ruvida realtà, ma sempre con la pacatezza e la sensibilità stilistica ed evocativa di un raffinato suggeritore di una ben precisa scala dei valori della vita.


Enzo Bellini nasce a S. Sofia di Forlì, il 9 settembre 1932. Fin da ragazzo dimostra spiccata attitudine per il disegno. Inizia giovanissimo sotto la guida del pittore santasofiese Innocente Biserni, suo primo maestro, ad accostarsi al mondo dell’arte. Diciannovenne, a Torino frequenta lo studio dei pittori Aloisi e De Cavero. Oltre alle norme accademiche di pittura ed incisione, apprende nozioni di disegno pubblicitario e illustrazione. Tornato a S. Sofia opera per diversi anni nell’ambito del premio “Campigna”. Agli inizi degli anni ’60 si trasferisce a Milano. Nei primi anni disegna copertine per libri e dischi ed esegue decorazioni per arredamento. Poi trova impiego, in qualità di pittore realizzatore, presso il laboratorio di Scenografia del “Piccolo Teatro della Città di Milano”, dove rimarrà per oltre quattro anni. Nel 1972 allestisce la sua prima personale alla Galleria La Nuova Sfera, presentando disegni in inchiostro di china ed incisioni all’acquaforte. Ottiene subito grandissimo successo e lo storico dell’arte Raffaele De Grada lo segnala sul Catalogo Bolaffi per la grafica. Da allora Bellini si dedica esclusivamente alla pittura ed al disegno raccogliendo, nelle moltissime mostre allestite (circa un centinaio in Italia e in vari paesi europei), innumerevoli successi ed importanti riconoscimenti in Italia e all’estero. Fra le sue numerose mostre personali ricordiamo alcune fra le più importanti: Milano 1974 (Galleria La Nuova Sfera); Venezia 1976 (Galleria dell’Incisione); Genova 1977 (Galleria XX Settembre); Ginevra 1978 (Galerie Dedale); Berna (Atelier Berger); Firenze 1981 (Inclub ‘Bianco & Nero’); Torino 1986 (Galleria Berman); Cagliari 1988 (IV Biennale Internazionale Sarda); Bagnacavallo 1988 (Centro Culturale Polivalente); Sofia 1989 (Centro Culturale Polivalente); Losanna 1991 (Galleria Pomone); Forlì 1995 (Palazzo Albertini); Spagna 1997, Las Palmas de Gran Canaria; Torino, Artissima – Lingotto; Amsterdam 1999, Wasa Galleria; Venezia 1999, Galleria d’Arte S. Stefano.
Della sua opera si sono occupati i più importanti critici italiani e stranieri, fra cui: J. Jacques Berger, Liana Bortolon, Rossana Bossaglia, Domenico Cara, Antonio Carbé, Fabio Cavallucci, Maurizio Corgnati, Luca Crippa, Raffaele De Grada, M. De Micheli, Tino Della Valle, Luciano Foglietta, Carlo Franza, J. Michel Gard, Paul Kleim, Davide Lajolo, Paolo Levi, Philippe Pathonnet, Furio. Romualdi, Alberico Sala, Claudio Spadoni, Vero Stoppioni, Q. Secchioni, Bepi Zancan, Carlo Munari, Angelo Dragone, Angelo Mistrangelo.

News da Bottega editoriale



Bottega editoriale annuncia l'uscita del quarto numero
della nuova rivista mensile Bottega Scriptamanent (diretta da Fulvio Mazza)

IN QUESTO NUMERO

L'Etiopia italiana degli abusi e delle violenze. Edito da Ombre corte un saggio di Giulietta Stefani (di Clementina Gatto)

Un insieme di saggi per raccontare Il progresso intellettuale di massa, edito da Rubbettino (di Bonaventura Scalercio)

Per Rubbettino editore, Tom Wethell smaschera Le balle di Newton (di Andrea Trapasso)

Una Bologna ignara, crepuscolare e segreta. I delitti della terza via di Davide Piazzi, un thriller affascinante delle Edizioni di LucidaMente (di Ennio Masneri)

Sex Dracula: sanguinari delitti di una sensuale serial killer mostano il lato oscuro di una Sardegna inedita, in un romanzo Barbera (di Arianna Calvanese)

L'Italia degli intoccabili, La casta di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, edito da Rizzoli (di Carmela Infante)

La biografia politica di Riccardo Lombardi, socialismo e riformismo rivoluzionario, edito da Il Lunario (di Maria Gulino e Carmine De Fazio)

Una guerra civile vissuta in prima persona e narrata in Figlie di Erin. Voci di donne dell'Irlanda del Nord, raccolte in un libro Edizioni associate (di Ennio Masneri)

Cinquant'anni di storia del Sud tra lotte sociali, il mancato rilancio economico e le solite promesse non mantenute (di Carmine De Fazio)

Un santo "terribile" come un leone: San Francesco di Paola, in un saggio Rubbettino (di Roberta Santoro)

Una raccolta di Giulio Perrone editore, la Poesia civile di José Augustìn Goytisolo (di Alessandro Tacconi)

In un saggio Liguori l'analisi delle trasformazioni sociali della Prima repubblica attraverso gli occhi dei mass media (di Giorgia Martino)

Il concetto di storicismo e i suoi problemi dall'Ottocento fino a oggi (di Gaetanina Sicari Ruffo)

Il rapporto madre-figlia, nell'ultimo romanzo di Alice Sebold per le edizioni e/o (di Francesca Rinaldi)

Comunità di Capodarco: una lezione di amore, cittadinanza e rispetto (di Simona Corrente)
Il nuovo ordine internazionale nel Ventunesimo secolo, in un saggio il Mulino (di Luigi Grisolia)

Direttore responsabile: Fulvio Mazza (bottegaeditoriale.fm@alice.it)
Coordinamento: Luigi Grisolia
In redazione: Francesca Rinaldi e Bonaventura Scalercio
Curatori rubriche: Marco Gatto (Civiltà letteraria e Critica letteraria); Luigi Grisolia (Scienza politica); Maria Gulino (Eventi e convegni e Corsi e concorsi); Giorgia Martino (Comunicazione e Sociologia); Alessandra Morelli (Politica ed Economia); Deborah Muscaritolo (Storia contemporanea); Annalisa Pontieri (Letteratura); Angela Potente (Saranno romanzi, Saranno saggi, Saranno sillogi e Un sito al mese); Francesca Rinaldi (Problemi e Riflessioni e Prossimamente su Bottega Scriptamanent); Caterina Vasi (Editoria varia); Sonia Vazzano (Filosofia e Religioni)
Collaboratori fissi: Mirko Altimari, Margherita Amatruda, Sara Amendola, Roberto Bianchi, Natalia Bloise, Arianna Calvanese, Matteo Campodonico, Martina Chessari, Rosaria Colangelo, Simona Corrente, Giulia Costa, Carmine De Fazio, Maria Assunta De Fazio, Marina del Duca, Lara Esposito, Claudia Foresta, Maria Franzè, Clementina Gatto, Barbara Gimigliano, Maria Gulino, Valeria La Donna, Giuseppe Licandro, Germana Luisi, Francesca Martino, Eduardo Meligrana, Francesca Molinaro, Mariflo Multari, Monica Murano, Giusi Palumbo, Riccardo Ricceri, Davide Roccetti, Roberta Santoro, Alessandro Tacconi, Filomena Tosi, Andrea Vulpitta


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È inoltre on line il numero 24 del mensile di cultura e scrittura direfarescrivere

Direttore: Luigi Grisolia
Direttore responsabile: Fulvio Mazza

IN QUESTO NUMERO
In primo piano: La IV Settimana delle Biblioteche: un'occasione di confronto per il Mezzogiorno profondo, di Annalisa Pontieri

Questioni di stile: Italiano per stranieri: una guida fondamentale edita da Bonacci, di Clementina Gatto

La cultura: Una testimonianza della letteratura italiana del Novecento, in un saggio Rubbettino, di Ennio Masneri
La recensione: Il ricordo di Gramsci nell'ultimo lavoro di Luciano Canfora, edito da Datanews, di Gaetanina Sicari Ruffo
Un editore al mese: Edizioni di latta: un viaggio verso l'essenza dell'essere umano, ossia la poesia, di Simona Corrente

Direttore: Luigi Grisolia (direfarescrivere@bottegaeditoriale.it)
Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Coordinamento: Clementina Gatto
Collaboratori: Martina Chessari, Simona Corrente, Alessia Cotroneo, Maria Assunta De Fazio, Carmine De Fazio, Lara Esposito, Claudia Foresta, Germana Luisi, Annalisa Pontieri, Simona Ratto, Riccardo Ricceri, Alessandro Tacconi, Silvia Tropea e Caterina Vasi


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lunedì 10 dicembre 2007

I Colori della musica 13 dic

Giovedì 13 dicembre, alle ore 21, su è-Tv Romagna andrà in onda la prima puntata de "I Colori della musica", 20 minuti sul mondo dell’immigrazione in Romagna.

In questa puntata

- Le novità in fatto di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno nel convegno Anci tenutosi a Ravenna in novembre.

- Da Cesena le attività dei centri interculturali: luoghi nati per accogliere e far incontrare le nuove culture del territorio.

- L’integrazione è un incontro che può passare anche attraverso l’arte: introduzione alla mostra di pittura che si terra dal 21 Dicembre 2007 a Gambettola.

La puntata sarà condotta da Cesena da Rose Marie Manè.

I Colori delle Musica è un programma realizzato da Cooperativa Comunità Aperta di Rimini in collaborazione con Città Meticcia di Ravenna e il Comune di Cesena.

La redazione è composta da collaboratori italiani e migranti.

La puntata andrà in replica venerdì 14 alle 23.40

I Colori delle Musica è realizzato con il contributo della Provincia e Comune
di Rimini, Provincia di Forlì/Cesena, Comune di Cesena, Comune di Faenza,
Comune di Ravenna.

buona visione

p/Città Meticcia
Francesco Bernabini

Casa per ferie Emmaus in Casentino

Prato di Strada (di Castel S. Niccolò)
civico n. 66/72
tel. 0575-572893
fax 0575-570700
52018 – Castel S. Niccolò (AR)

per singoli, famiglie, gruppi, comunità e per tutti coloro che desiderano trascorrere un periodo di quiete immersi nella natura, circondati da castelli, pievi romaniche e borghi mediowvali, e a poca distanza dalla Verna, da Camaldoli, Vallombraosa…
sempre aperta.



cliccare sulle immagini per ingrandirle

Asta pro AVSI 16 dic





Cari amici, ci permettiamo di ricordarvi che AVSI organizza la tradizionale

ASTA di OGGETTI D'ARTE
a Cesena domenica 16 dicembre 2007 alle ore 15,30

presso la Sala della Pinacoteca della Cassa di Risparmio sita in Via Garibaldi
(Entrata da Via Tiberti: ci sarà un pannello all'ingresso sulla strada). Per

informazioni contattare Franco Casadei, T. 335 6110875.
L'intero guadagno andrà a sostegno di un asilo nido e di una scuola materna a Belo Horizonte in Brasile.
40 i pezzi che saranno messi all'asta.
Faccio presente che ci saranno oggetti di grande valore e anche per tutte le "tasche": quadri d'autore affermati a livello locale e nazionale (Sughi, Caldari, Fioravanti, Cappelli, Vespignani, Faraoni, Bedeschi, Andreucci, Bocchini, Treccani, Canziani, Medri…) una splendida scultura in terracotta - "una maternità" - di Leonardo Lucchi, Icone, sculture africane, Vasi artistici, Tessuti antichi, gioielli
presepi artistici ed altra oggettistica.
Gli acquisti sono considerati donazioni liberali e quindi deducibili. L'ingresso è libero.
Nella speranza di incontrarvi.
Per AVSI
Arturo Alberti e Franco Casadei

venerdì 7 dicembre 2007

Nella città opulenta a Palermo 21 dic



Presentazione del volume “Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana” (ed. La Zisa - www.lazisa.it, pp. 144, euro 10) di Davide Romano, venerdì 21 dicembre, alle ore 18, presso la sede dell’associazione L’Incrocio di via Volturno 22, a Palermo.
Introdurrà Jessica Morris, pastora della Chiesa del Nazareno di Palermo. Presenterà Giuseppe Renda dell’associazione L’Incrocio. Interverrà Maria Teresa de Sanctis, scrittrice e attrice che leggerà alcuni brani del libro. Sarà presente l’autore.

Storie minime. Storie di uomini giudicati «minori» nelle colonne dei giornali, ma che possono rappresentare lo specchio di una comunità. Fatti che meritano lo spazio di una ''breve'', ma che con Davide Romano diventano materia per il suo Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana. Il volume, con la prefazione di Diego Novelli ed edito da La Zisa, e già alla terza edizione, racconta gli emarginati di Palermo, con le loro vite sconosciute che possono diventare note quando - per disperazione o per violenza repressa - si macchiano di qualche crimine più o meno grave.
Romano ha tratto dalla cronaca degli ultimi cinque anni, pubblicata su varie testate, vicende che fotografano una realtà, quella palermitana, nelle sue ombre e nelle sue luci, «per ricordare ai disattenti che insieme alle vetrine illuminate ci sono anche zone estese di colpevole abbandono morale e materiale», segmenti di vita vissuta che commuovono e irritano contemporaneamente.
«Sono trascorsi oltre trent'anni da un mio lungo soggiorno in Sicilia, inviato dal mio giornale, l' Unità - scrive Novelli - dopo la lettura delle pagine di Romano sono rimasto profondamente colpito non solo dalla drammaticità di queste microstorie di vita quotidiana che lui, con tanta sensibilità, ha raccolto, ma soprattutto dalle analogie con le storie con cui mi ero incontrato trent'anni prima, quasi che il tempo nella realta' siciliana non esista, si sia fermato.»
«Palermo - scrive ancora Novelli - vive le contraddizioni, le mode, i gusti, i drammi che vivono città come Roma, Milano, Torino, Parigi, Londra. Il dramma di un disoccupato che vuole buttarsi dal cornicione di un palazzo è lo stesso in qualsiasi parte del mondo. Diverse ci fa capire l'autore sono le reazioni delle persone. E ce lo fa capire lasciando parlare gli uomini e le donne di questa sua amata e odiata citta', dando voce ai più deboli, schierandosi dalla loro parte.»
Diciassette i capitoli del volume scritto dal giornalista freelance poco più che trentenne dedicati a “I disperati della Noce”; “Solo per amore”; “Omosessualita' e fede”; “Amore al citofono”; “Cuore di boss”; “Quando il prete s'innamora”; “Scuole cattoliche e portatori di handicap”; “Malacarne”'; “I sogni nel cassonetto”; “Quel benedetto posto fisso”; “La scoperta del mercato”; “La mano dello scultore”; “Una scuola di vita”; “L' eremita delle Madonie”; “Il coraggio di cambiare”; “La pupara di Dio”; e ”Vita da squatters”.

Davide Romano - giornalista free-lance
e-mail: davide.romano71@tiscali.it

È uscito Cita Città



Testi e grafica di Gianni Zauli e illustrazioni di Stefania Achilli.
Formato 20,5x20,5cm
Tecnica delle immagini: Stoffa, filo, acrilico
I Edizione 2007 – Fulmino Edizioni
Via Gregorini, 2 C.A.P 47039
Savignano sul Rubicone (FC)
in collaborazione con il Centro Zaffiria


Presentazione libro, Sabato 29 Dicembre 2007.




LA POETICA NERL TESSUTO

Tagliare e ricamare sono, per Stefania Achilli, sinonimi di pensare e di vedere.
Il taglio, insieme al conseguente assemblaggio delle parti recise modellate, struttura il linguaggio. Interviene sulle convenzioni tradizionali della figurazione e della visione di una cosa o di un corpo ; producendone una nuova sensazione.
Il colpo di forbice è simile a un colpo di macchina fotografica o cinematografica, un colpo di matita e di pennello, tutti isolano con decisione assoluta una forma o una figurazione, marcando una superfice che genera una realtà.
Il taglio, e la cucitura dei suoi frammenti, mettono fine alla rappresentazione tradizionale dell’immagine, la disintegra e la restituisce come testimonianza del vedere e del capire dell’artista.
L’adozione di un filo colorato con cui raffigurare o dar corpo alla sua visione, oltre a risultare gioioso e tattile, stabilisce una connessione tra manulità leggera e discorso artistico.
La scelta del ricamo, definisce un auto – rappresentazione della donna, che è tradizionalmente percepita con l’ago in mano definendone un ambito emotivo con una sensibilità tradizionale, legata alla propria identità culturale.
Il ricamo non è pittura anche se lo sembra, il ricamo è difficilmente assimilabile al linguaggio creativo, appare piuttosto come una pratica artigianale, un’abilità maniacale e ossessiva.
Il ricamo non possiede uno sguardo esteso, scattante, ma piuttosto fisso, immobile quasi miope nella rigidità del punto.
Sfidare la legnosità di questa pratica per concederla ad un linguaggio creativo è il compito rischioso e sottile che Stefania Achilli compie nel suo lavoro artistico.
Un tipo di lavoro che esalta la maniacalità della ripetizione, il virtuosismo di un’artigianalità oramai perduta.



E’ un gioco di un linguaggio pittorico che accetta di cambiare registro accogliendo un nuovo alfabeto modificandone la propria struttura grammaticale di essere pittura.
Nelle sue opere, il filo esalta la sua intima matrice cromatica donando una sorprendente vivacità espressiva.
Il filo assume il corpo di una materialità pittorica che si discosta dal compito narrativo per avviare una propria narrazione svolta nella libertà voluta dal suo intreccio colorista.
In tal modo, la sbavatura del ricamo diviene il corpo pittorico dell’agire di Stefania Achilli, si fa sottile e delicato ma anche turbolento a secondo delle tematiche.
Il tratto è meccanicamente infantile, è la riproduzione cartellonistica di figure elementari, in questo caso è il distacco dalla copiatura va verso un agire di un’immagine immpersoanle.
Anche dal punto di vista cromatico, questi disegni presentano una certa semplicità data dalla resa di colori piatti, tipografici, ma il ruolo coloristico del disegno sembra quasi sormantato dalla vivacità del ricamo ; frutto di un’illustrazione adolescenziale.
Un’arte che non rinuncia alla bellezza dell’incanto, che gioca con linguaggi semplici e memorie di ricordi passati, elaborando racconti reali e fantastici, in una ricerca che si trasforma in poesia.





Stefania Achilli vive a Riccione dove è nata nel 1980. Consegue la maturità presso l’Istituto Statale d’Arte di Riccione F.Fellini e successivamente si Diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna in Decorazione. Attualmente sta terminando il Biennio Specialistico presso l’ISIA di Urbino nel ramo dell’Illustrazione.
Le sue opere sono prevalentemente materiche in particolar modo utilizza il tessuto che è parte integrante della sua poetica. L’intervento dell’acrilico crea figure che vengono poi rifinite con del filo. Partecipa a concorsi e manifestazioni teatrali, inoltre, alla realizzazione di sfilate collettive per l’Accademia d’Arte di Bologna.
Alcuni suoi lavori vengono pubblicati nel libro « Gli amici di Zapping » e il suo primo libro pubblicato da poco presso la Casa Editrice Fulmino s’intitola
«Cita Città». Realizza diverse mostre collettive.

Stefania Achilli
Via San Lorenzo n.55
Riccione (RN) – 47838
Cell. 349/6602757

e-mail: akistefi@libero.it

PER GRAZIA RICEVUTA dall'8 dic a Fusignano (RA)



dall'8 dicembre 2007 al 6 gennaio 2008

"Omaggio alla Madonna del Bosco"

La Madonna del Bosco
Descritta sempre come una bellissima Signora raggiante di tanta luce, la Madonna del Bosco viene venerata in numerosi santuari sparsi in tutta Italia, dal nord al centro e al sud.
Questa straordinaria figura materna, che dall'era del Cristianesimo assume le dolci fattezze e le vesti della Madonna, madre di Cristo e dell'umanità, spesso appare in prossimità di fonti o di grotte per portare messaggi di avvertimento e di conforto ai fedeli. È una presenza costante ed estremamente antica. In Lei continua la tradizione di Colei che ha cura della Terra e di tutte le creature viventi, la Grande Madre di tutte le epoche spirituali.

Sopra: uno degli "ex voto" dedicati alla Madonna del Bosco romagnola ed esposti a Fusignano.

A Fusignano l'omaggio alla Madonna del Bosco

Notizia ghiotta per tutti gli appassionati di arte religiosa: dal giorno dell’Immacolata Concezione, sabato 8 dicembre, e fino all’Epifania, accanto alle Targhe devozionali di recente donazione (oltre 140 targhe in ceramica a soggetto sacro provenienti da diverse regioni italiane), il Museo civico San Rocco di Fusignano ospiterà una selezione di “dipinti ex voto” conservati al Museo Diocesano faentino e provenienti dall’antico Santuario della Madonna del Bosco.

Immagini preziose per la cultura popolare delle nostre terre, allora presenti in quel Santuario benedetto, che all’alba del XIIX secolo attirò folle provenienti da tutta la Romagna; per chiedere grazie e guarigioni a poveri, ammalati e ai disperati. Come segno di riconoscimento, molti dei “guariti” commissionarono piccole opere pittoriche, note poi col nome popolare di “Ex Voto”, diverse delle quali torneranno eccezionalmente visibili al pubblico del Museo di via Monti 5 a Fusignano, ogni sabato e domenica pomeriggio fino a domenica 6 gennaio 2008.

L’iniziativa è promossa dall’ Assessorato alla Cultura del Comune di Fusignano, assieme al Museo Diocesano e alla Curia Vescovile di Faenza.

INGRESSO GRATUITO

Paolo Trioschi – Ufficio Cultura Comune di Fusignano _Ra
cultura@comune.fusignano.ra.it
tel.0545.955672
fax.0545.50164