venerdì 28 novembre 2008

La linea lunga delle Edizioni Fara

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Titolo Catalogo


di Vincenzo D'Alessio & G.C.F. Guarini Montoro

In tempi difficili, come quelli che viviamo, sopravvivono i pochi che sanno scegliere le strade sicure, vincenti, legate sovente non solo all’economia della propria borsa quanto alle amicizie in ambienti che contano. Fare nascere una Casa Editrice con la sola volontà del proprio denaro è una vera avventura.
Quando ho incontrato Alessandro Rambeti, in occasione della XV edizione del Premio Nazionale Biennale di Poesia Città di Solofra, era sabato 25 marzo 2006, ci ospitava la Scuola Primaria di Solofra, Primo Circolo, gestita dal dirigente scolastico dr. Paolino Marotta, avevo già letto una buona quantità dei volumi prodotti dalla sua casa editrice e recensiti alcuni di questi.
I libri, in formato tascabile, si susseguivano con cadenza alternata a saggi di diversa natura sulla letteratura nazionale e sul valore della testimonianza etica e filosofica. Ho assunto la certezza che la strada che seguiva quel giovane editore, snello, occhialuto, con un retroterra di studi anche fuori della nostra derelitta nazione, fosse un’avventura su una strada irta di “pietrisco” che certamente avrebbe dato dei frutti maturi negli anni con autori di tutto rispetto.
Non si cantano le lodi di una casa editrice che ha più o meno quindici anni di vita. Si possono intravvedere dei solchi, i primi, ma come bene dicono i contadini: il primo solco è solco e non è solco! Così abbiamo atteso che maturassero gli avvenimenti e un poco alla volta è venuta affermandosi una linea convergente di poeti, autori, critici,letterati, sacerdoti, che hanno contribuito non poco ad innalzare il livello letterario di questa microeditoria italiana.
Il tributo maggiore è venuto dagli autori stranieri, dalle loro vicende umane e dalla loro esperienza di multietnicità: due patrie, due lingue, due esperienze e più, di socializzazione. La Fara ha puntato l’indice sul tasto giusto. Avanti così! La macchina da scrivere si è messa in sintonia con il mondo e la stanza riminese è divenuta il forno delle idee da dove sfornare nuovi intelletti, nuove speranze, presagire le aspettative di quegli Autori che dall’editore attendevano non solo la pubblicazione e la pubblicità quanto il rispetto per le idee e per l’economia. Questo è quanto risulta dall’esperienza del mercato editoriale sui volumi di Fara.
Devo ammettere che il ricorrere al concorso Pubblica con noi è stata un’ottima soluzione per vedere tirati fuori dai cassetti i tanti lavori che altrimenti sarebbero rimasti lì in attesa di una mano postuma che li avesse o pubblicati o continuati a conservare per tempi migliori (dal punto dell’economia). Resta questo incontro annuale un porto sicuro per le giovani generazioni (e anche per i meno giovani) specie per l’osmosi che si genera tra partecipanti e giurati, disposti al dialogo sul loro operato e ad elargire suggerimenti ed indicazioni per i neofiti.
Una lunga sfida di Autori a confronto con il futuro prossimo in una terra, la nostra variegata Italia, ancora non disposta a riconoscere i suoi talentuosi giovani e le loro sincere esperienze prive della coccarda di “raccomandato”. Tra i volumi che conservo gelosamente dell’editore riminese c’è Il coraggio dei sogni di Zina Righi pubblicato nel 2005, edito a cura dell’associazione “ex emigrati nel mondo di Longiano e Cesena”, che costituisce un altro mattone nel muro dei testi utili a convincerci che non siamo stati i primi, né ci sono ultimi, costretti ad emigrare e ad essere definiti “extracomunitari” o “terrun”.
A chi promuove opere di questo valore antropologico giunga l’augurio di continuare ad amare la Vita e ad essere un docile strumento nelle mani di Chi ha voluto realizzare in lui, in loro, un disegno più vasto.

Novembre, 2008










grafica Kaleidon
© copyright fara editore

giovedì 27 novembre 2008

Premio Fortunato Pasqualino 30-1-09

Con il Patrocinio del Comune di Butera e della Provincia Regionale di Caltanissetta
L'Associazione Akkuaria
organizza
la 1a Edizione del Premio Letterario Nazionale di Narrativa e Poesia
FORTUNATO PASQUALINO
termine presentazione opere 30 gennaio 2009

BANDO
Con il patrocinio del Comune di Butera (CL) è indetta la prima edizione del Premio Fortunato Pasqualino Concorso nazionale a tema libero riservato alla Narrativa e Poesia inedita

REGOLAMENTO
Si partecipa con:
– Racconti brevi: da presentare in tre copie in formato cartaceo e una copia salvata su CD o DVD. Ciascun racconto che non deve superare le cinque cartelle dattiloscritte di 30 righe ciascuna.
– Poesia: si partecipa con un massimo di tre poesie da presentare in tre copie dattiloscritte e una copia salvata su CD o DVD. Ciascuna poesia non deve superare le 30 righe.
Le opere ricevute saranno selezionate da una Giuria il cui giudizio sarà insindacabile. Le migliori opere pervenute andranno a far parte dell'Antologia del Premio.
I partecipanti dovranno inviare le opere nel numero e nei formati richiesti, accompagnate da una lettera di presentazione da cui emergono generalità complete, domicilio, recapito telefonico, indirizzo di posta elettronica; nonché la dichiarazione attestante il carattere inedito delle opere e l'autorizzazione al trattamento dei dati). Per maggior sicurezza, tutto il materiale inviato per posta al concorso dovrà essere contemporaneamente spedito in formato digitale al seguente indirizzo e-mail
concorso@akkuaria.org
– Le opere, unitamente alla lettera di presentazione, completa e firmata, dovranno essere spedite con posta prioritaria
Concorso Premio Fortunato Pasqualino
Associazione Akkuaria
Via Dalmazia 6 - 95127 CATANIA

I manoscritti inviati non saranno restituiti.
La partecipazione al premio comporta automaticamente l'accettazione di tutti gli articoli del presente Regolamento.
La Giuria, nominata dall'Organizzazione, assegnerà i seguenti premi:

Sezione Narrativa
Al 1° classificato Targa o Coppa, e pubblicazione di un libro
Al 2° classificato Targa
Al 3° classificato Targa

Sezione Poesia
Al 1° classificato Targa o Coppa, e pubblicazione di un libro
Al 2° classificato Targa
Al 3° classificato Targa
Altri premi, citazioni di merito e/o attestati potranno essere assegnati dalla Giuria.
La Cerimonia di Premiazione si svolgerà Domenica 22 marzo 2009 presso l'Aula Consiliare del Comune di Butera.

RESPONSABILITÀ
Il giudizio della giuria è inappellabile e insindacabile. La partecipazione implica l’accettazione del presente regolamento in ogni sua parte. Gli autori si assumono ogni responsabilità sui contenuti e l’autenticità delle opere presentate e autorizzano gli organizzatori all’utilizzo per scopi promozionali e culturali, l’organizzazione dal canto suo s’impegna a citare sempre il nome dell’autore, il tutto titolo gratuito da entrambe le parti, senza ulteriori richieste a posteriori. Gli autori manterranno invece i diritti d’autore verso eventuali terzi che, previa autorizzazione da parte dell’Ente Organizzatore, ne dovessero chiedere l’utilizzo.
Ogni partecipante esprime, ai sensi della Legge 31/12/1996 n. 675, il consenso al trattamento ed alla comunicazione dei propri dati personali, nei limiti e per le finalità della manifestazione.


FORTUNATO PASQUALINO, nato nel 1923 a Butera (CL), è vissuto per lo più a Caltagirone. Ha trascorso la fanciullezza e l’adolescenza lavorando in campagna. Messosi a studiare durante la seconda guerra mondiale, si è laureato in filosofia. Ha insegnato per anni in Sardegna e altrove. Ha poi lavorato alla RAI e scritto di filosofia (La necessità di esprimerci e la vita come linguaggio, Cedam, Padova 1953; Educazione e linguaggio, Ave, Roma 1957; Diario di un metafisico, Ave, Roma, 1964; I segni dell’anima, Rusconi, Milano 1981), di narrativa (Mio padre Adamo, Cappelli, Bologna 1963; La bistenta, Rizzoli, Milano 1964; Caro buon Dio, Rusconi, Milano 1970; La casa del calendario, Massimo, Milano 1974; Sant’Antonio racconta, Morcelliana, Brescia 1985; Il giorno che fui Gesù, Scheiwiller, Milano 1986; Confidenze di Barbara, Paoline, Torino 1988) e di teatro (Teatro con i pupi siciliani, Cavalletto, Catania-Palermo 1980; L’arte dei pupi, Rusconi, Milano 1983). Nel 1963 ottenne per la narrativa il premio "Ennio Flaiano". Ha inoltre collaborato con giornali e riviste.


Maggiori informazioni su
www.akkuaria.com/butera
e.mail info@akkuaria.org

mercoledì 26 novembre 2008

Su Il primato della pietà di Nino Di Paolo

recensione di Maria Rita Ferrara (nickname forum www.cicloweb.it: Donchisciotte) visibile qui: www.cicloweb.it/forum/viewthread.php?tid=2133&page=8




Livello Bernard Hinault




Posts: 1191
Registrato: Sep 2004

postato il 23/11/2008 alle 00:45
Un pomeriggio libero, da stare in casa, con la pioggia e le raffiche di vento fuori, è una rarità preziosa e non volevo sprecarla.
Avevo da leggere da qualche giorno il libro Il primato della pietà di Nino Di Paolo, Edizioni Faraeditore. Nino è Nino58 del forum. Non so se qualcuno ne ha già parlato, né so se Nno58 ha piacere che io ne parli pubblicamente.
Da leggere da qualche giorno perché ero un po’ frenata dall’idea che fosse un libro troppo cattolico, dato il momento di assoluta insofferenza per tutto ciò che è cattolico. Sbagliavo e non avrei dovuto sbagliare perché ho letto anche il primo libro di Nino.
Non sono una critica letteraria e non giudico i libri come una critica, li giudico per quello che mi danno, per quanto mi prendono, per quanto mi coinvolgono, per quanto mi fanno pensare ecc.
Il libro di Nino mi ha coinvolto moltissimo, abbiamo la stessa età più o meno, le cose che racconta (sia pure considerate le tante differenze) sono “familiari” per tutti quelli della nostra generazione.
Mi ha colpito lo spessore umano di Nino, la densità del suo riflettere sulle esperienze di ogni giorno, mi ha commossa ripensare agli anni in cui ogni decisione (un lavoro, lo studio, andare a un funerale, pensare a chi aveva scelto altre forme di lotta ecc.) era una scelta epocale, che coinvolgeva la coerenza e il modo di stare al mondo.
Mi ha colpita l’idea del “primato della pietà” di fronte agli ultimi (il ladro massacrato che ricorda un’immagine dello sceneggiato su Boezio) e il rigore politico, culturale, morale di fronte allo sfruttamento, all’organizzazione del lavoro che conculca l’umanità del lavoratore.
Mi è piaciuta tantissimo la coerenza intellettuale e la partecipazione umana di chi vede benissimo cosa sia la lotta di classe (quella dei “ padroni” contro i lavoratori), mi sono sentita riconciliata con un’idea di religione (che c’è in questo libro, intensissima) tanto diversa da quella delle istituzioni e delle gerarchie. Un afflato religioso in cui “io c’entro”.
La memoria è il nucleo dei primi racconti autobiografici (i migliori del libro, secondo me), la memoria che dà senso, che costruisce un senso anche là dove è difficile rintracciarlo.
Perché noi non saremmo gli stessi se non avessimo visto quella TV, se non avessimo fatto quelle lotte, se non avessimo tanto parlato, se non avessimo dentro di noi i nodi irrisolti di Pinelli, delle stragi, della complessità delle situazioni e dei momenti che abbiamo attraversato.
Ho passato un bellissimo pomeriggio, finendo di leggere, d’un fiato, il libro di Nino che racconta di sé in un esercizio non narcisistico, non solipsistico, non compiaciuto, molto intenso (è la parola che ho pensato più volte, leggendo), che chiede un’eco, una condivisione.
Un libro da leggere, che non esprime solo il primato della pietà ma anche quello della ragione, della passione esistenziale, della capacità di pensare, dell’onestà intellettuale, del disinteresse ( mai, mai, un pensiero al denaro o alla carriera), della religiosità (molto pasoliniana) che vede il sacro in ogni uomo e che esercita il rigore del giudizio ma mai sul peccatore. E quello che si impara è che “ là si produceva il pane per tutti e il companatico per pochi”.
La meglio gioventù, Nino, (sì, ogni generazione lo pensa di sé, in fondo), forse per questo è così difficile pensarci davvero adulti.

lunedì 24 novembre 2008

Sul Primato della pietà

recensione di Vincenzo D'Alessio


Ho letto il primo libro di Nino Di Paolo con entusiasmo e leggo con la stessa motivata passione questa seconda parte della sua sagace scrittura. A guardarlo con attenzione questo lavoro sul primato della pietà ha il sapore di un amarcord per quella parte buona della società, del nostro passato ventesimo secolo, che ha dato tanto, direi molto, con l’esempio della propria vita onesta sul campo.
Lo dice bene lo scrittore quando afferma, nel capitolo “consigliare i dubbiosi” che per capire il mondo, la cui brutta copia stiamo vivendo sulla nostra pelle in questi giorni, comportava: ”Capire come essere: qui comprendersi e sintonizzarsi fu molto semplice. La linea di discrimine fu presto definita tra il fare le cose per interesse personale e il farle per gratuità. (…) Nessuno, nella propria attività lavorativa, pose mai la “carriera” al vertice dei propri pensieri.” (pag. 58)

Tutti quelli che oggi hanno cinquanta e più anni l’hanno pensata così fino a quando non hanno capito che gli stessi amici, e i furbi che non mancano mai nel nostro paese, hanno fatto più strada pensando di sfruttare questi uomini di sentimenti.
Questo è il buono della scrittura del Di Paolo, questa è la strada maestra nella quale vengono alla luce le figure dei nonni, dei collaterali, tutte protese alla quotidiana ispirazione di un lavoro che realizzi: a differenza del Sud che ha vissuto di appoggi continui verso la politica e che non svecchia, in questo modo, le fila di quanti lo rappresentano ma ne subisce tutta la negatività che sfocia nell’emigrazione. Non per elevare critiche ma i partigiani si sono formati, e hanno realizzato il loro impegno per la libertà, nel Nord della nostra penisola, così come nel centro nord sono nate le prime cooperative e il senso di collettività che ancora pervade una parte piccola dei sessanta milioni degli italiani odierni.
In verità la passione che emerge dal primato cristiano delle virtù teologali in questo racconto lungo è molto più vicina ad una passione laica e critica dell’esistenza, contemperata da una forte carica di cristianità che avvicina lo scrittore alla stupenda esperienza di David Maria Turoldo e alla luminosità del messaggio conciliare del Vaticano secondo, non al fronte del cristianesimo dell’apparire tanto attuato ai giorni nostri. Le lotte che il Nostro ci riporta alla memoria sono le lotte collettive che, come in una lezione vichiana, si sono ripresentate come ricorsi di una Storia di uomini che, da bravi italiani, vivono ignorando volutamente la propria memoria civile.
Una buona prova d’autore. Una scrittura semplice e bene articolata nelle proposizioni brevi e non argomentate con paroloni da scrittore consumato. Una satira asciutta. Una morale consona ai lettori del nostro tempo, troppo attenti ai video e poco sciolti con letture che testimoniano il primato della Vita.

Novembre 2008


lunedì 17 novembre 2008

Massimo Pasqualone vince il premio La confraternita del Montepulciano

Sabato 15 novembre pesso la sala congressi della Cantina Tollo si è svolta la cerimonia di premiazione del concorso "A un passo dalla poesia - La confraternita del Montepulciano" patrocinata dalla Provincia di Chieti - Assessorato alla Cultura - e dalla Regione Abruzzo.
La giuria composta da Massimo Pamio, Giorgio De Luca e Giuseppina Verdoliva ha assegnato i seguenti premi: per la sezione poesia, si sono imposti Renzo Piccoli di Bologna e Maria Francesca Giovelli di Piacenza davanti a Maria Di Mauro, Luciana Piccirilli, Lisa Calista, Floredana De Felicibus, Anna Maria Gaglioli, Melissa Cavuto. Per la sezione "testo per canzone" si è imposto Gino Salemme di Tollo davanti a Irma Radica, Luigi Perfetti, Vinia Mantini, Assunta Di Cintio, Elena Malta, Mario Orlandi. Nella sezione "testo già musicato" vincitori sono risultati Alessandro Hellmann, di Roma, e Paolo Fiorucci, di Chieti, davanti a Cesare Fallavollita di Sulmona e Massimo Pasqulone di Francavilla al Mare, Anna Gatto, Mario Di Donato e Pasquale Domenico Salvatore. Per la sezione "poeta di vino" si è aggiudicato il primo premio Vanes Ferlini di Imola, davanti a Ludovica Mazzuccato di Ferrara, terzi pari merito Ilaria di Francesco, Dante Di Francescantonio e Gino Salemme. Vanes Ferlini è stato proclamato, per una poesia dedicata a tutti i vini italiani, poeta di-vino, mentre Ilaria Di Francesco, di Pescara, la più giovane dei partecipanti alla sezione, verrà proclamata poeta di-vino novello.
Infine la sezione racconti - La confraternita del Montepulciano - è stata vinta da Massimo Pasqualone davanti a Roberta Gagliardi, Milena Mazzini e Melissa Cavuto, la più giovane tra tutti i partecipanti.

mercoledì 5 novembre 2008

Nino Di Paolo in adhoc-crazia


Nicola (Nino) Di Paolo sarà anche a Chiari domenica 9 novembre

martedì 4 novembre 2008

adhoc-crazia.blogspot.com

L A STORIA DEL "LENIN DEL PER"

Sabato 8 novembre 2008 alle ore 21, al Centro Civico di via Turati 21, a Pero, verrà presentato il nuovo libro di Nicola Di Paolo, Il primato della pietà, un'antologia di 14 racconti (14 come le opere di misericordia), di cui recentemente abbiamo già proposto la lettura su questo blog di "Insegnare agli ignoranti", e che ora replichiamo proponendo "Perdonare le offese. La storia del Lenìn del Per", non senza ringraziare FaraEditore per la disponibilità, e augurando un in bocca al lupo all'autore.
Perché c'è piaciuto il racconto? Perché si parla di uomini veri e appassionati, onesti e socialisti. Un doppio ossimoro? No. Purtroppo una realtà scomparsa ormai da parecchio tempo.


Guido veniva alla luce nel brumoso autunno del 1897 a Cascina Merlata, in località Torrazza, nel territorio del Comune di Musocco, conglobato, qualche decennio dopo, in quello di Milano.
La cascina lombarda è un enorme quadrangolo di mattoni rossi nel cui mezzo si apre la corte, luogo nella quale, durante il giorno, schiamazzano e convivono oche, galline, cani e bambini.L’entrata alla corte era costituita da un alto e largo ingresso ad arco, a volte chiuso da un portale in legno, a volte aperto, che permetteva il passaggio dei carri carichi di fieno. Due o tre lati erano riservati alle attività economiche, e comprendevano le stalle, i fienili e le legnaie. Uno o due lati erano invece riservati alle abitazioni: al piano terreno le “cucine”, al piano superiore le stanze da letto. L’accesso al piano superiore era garantito da un’unica scala esterna, in legno, come in legno erano i ballatoi sui quali ci si spostava per raggiungere le porte d’ingresso alle camere. Nel bel mezzo della corte frequentemente si trovava un albero di gelso, che offriva, tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, i suoi frutti zuccherini allo stuolo dei mocciosi.
Gli abitanti della cascina erano i fattori ed i contadini (salariati o famigli) alle dipendenze dei proprietari dei terreni da essi lavorati.
I bisogni corporali li si soddisfaceva d’estate in campagna ed in inverno nel vaso da notte. Fu rivoluzionaria, quindi, nell’Ottocento, la progettazione e la realizzazione dei gabinetti in fondo al ballatoio, a cui potevano accedere tutti gli abitanti del piano.
Guido era l’ultimo figlio di Serafino Besozzi, il terzo della sua seconda moglie.

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martedì 4 novembre 2008

Su Il resto (parziale) della storia

recensione di Vincenzo D'Alessio

scheda del libro qui





Non lo so se è più stanco l’uomo di cercarsi un Dio oppure Dio, sotto ogni latitudine, di cercare l’uomo.
Ho letto il primo libro di Carla De Angelis, Diversità apparenti (FaraEditore 2007) realizzato in collaborazione con Stefano Martello, e sono rimasto scontento di quanto riuscivo a “fare”, per le diversità, nel corso della mia (e altrui) esistenza. Sono rimasto in attesa di conoscere personalmente Carla, suo marito e sua figlia Roberta.
L’opportunità mi è stata data alla manifestazione Prata Poesia, organizzata da Antonietta Gnerre. All’incontro abbiamo parlato di noi, della nostra esistenza, dei nostri affetti. Roberta, alla quale appartiene il primo e questo secondo volume Il resto (parziale) della storia si è aggrappata al braccio di mia moglie Raffaela e con lei ha diviso parte del tempo della cerimonia.
Il nostro mondo umano, autentico in molte azioni, non è preparato alla continuità nel sostenere la diversità in ogni sua forma. Ha tante attenzioni, anche nei telegiornali e radiogiornali nazionali, per le creature maltrattate: cani, gatti, orsi, daini,etc. Ma non trova attenzione, se non quando accadono disgrazie, per quanti soffrono per mancanza di accoglienza sociale.
Autismo, malattie genetiche, malattie ereditarie, aggiungo malattie tumorali che mietono vite giovani e meno giovani ogni giorno, abituano i famigliari a “convivere con un dolore che finisce per cancellare la memoria di quello già vissuto” (pag. 21).
Oggi abbiamo assoluta, impellente, necessità di “Leggi che tutelino i ragazzi e mettano in condizioni i familiari di lavorare usufruendo di orari e quanto altro possa agevolarli nella loro opera quotidiana. Occorrono strutture aperte con la possibilità più ampia di entrata ed uscita”. (pag.26)
Vorrei ringraziare “Radio Alma” di Bruxelles, guidata da Daniela Terrile, Mari, Dani,
Gabry e Georges, per avere dato voce a chi non ha voce nell’universo della comunicazione.
I monologhi/dialoghi, che si alternano alla prosa di questa pagine, sono l’amara, silenziosa, denuncia di una società, quella di questo inzio ventunesimo secolo, che corre ignara dietro il vessillo del denaro,dell’assoluto benessere,coniugando l’assenza di morale, di carità, di rispetto degli altri. I primi a dare il cattivo esempio sono i politici, i preti, quelli che svettano all’apice delle industrie, cariche sociali, commercio… sono costoro che fanno in modo che tutto resti nelle gerarchie delle classi sociali.
Scrive Carla De Angelis: “mi resta l’incredulità di una realtà che non muta”. (pag. 30)
“I tempi della politica continuano a non essere i tempi della società civile.” (pag. 31) Non riesco a seguire il consiglio del presentatore di questo libro, Gianni Paris, che invita a lasciarlo “al bar, sulle panchine o dovunque vi piaccia” (pag. 9). Mi è troppo caro, il libro, poiché costituisce un frammento di vita dell’autore, degli autori coinvolti in questo lavoro: Stefano Martello, Chiara De Luca, Eleonora Laurita, Michela Maggiani, Oliviero Mascarucci, Rosa Maria Vernata, della propria anima offerta al resto della storia di Roberta, di Andrea, di migliaia di esseri umani, cose di Dio, che voce non hanno se non per dire: sono qui,vivo!
“Avere buone relazioni con gli altri non è sopravvivenza, ma un bisogno reale che incide sulla qualità della vita e ci offre quella percezione di felicità non fuggevole che ci fornisce la chiave per recuperare altro diverso da noi.” (pag.35)
Ogni essere umano che viene toccato dal dolore, dalla sofferenza, dalla morte di un caro, avverte la necessità di trasmettere nelle parole, nel pianto, nel lamento, nella preghiera, questo stato psicofisico. Un essere umano diverso, che parla una lingua e vive un vita diversa, come farà a comunicare queste emozioni? Questi accadimenti della vita? Non ne ha coscienza? Non li avverte?
Intanto vive e chissà se, la sua vita è condivisibile,nella nostra imperfezione umana.


Ottobre 2008

lunedì 3 novembre 2008

Drazan e Nocandi in Libromondo 3-11-08


schede dei libri: www.faraeditore.it/html/collane/terremerse/roulette.html
www.faraeditore.it/html/collane/terremerse/2001luna.html

Benvenuti al nuovo appuntamento con la newsletter di “LIBROMONDO”, Centro di
Documentazione sull’Educazione alla Pace e alla Mondialità e sulla Cooperazione Internazionale di Savona.
Ringraziamo le case editrici e le associazioni per la collaborazione e ricordiamo a chi volesse inviarci pubblicazioni o altro materiale inerente al nostro Centro di documentazione, collaborare con noi, segnalarci iniziative ed eventi o semplicemente richiedere informazioni di scrivere una mail a:
“LIBROMONDO” - Campus Universitario di Savona, Palazzina Branca, via Cadorna, 17100 Savona; oppure inviare una mail a:
libromondo@aifo01.191.it
Un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questo numero della newsletter.
Il Centro è aperto al pubblico nei giorni di lunedì e mercoledì dalle 17 alle 19, martedì e giovedì dalle 9,30 alle 11,30.
Nell’orario suddetto è possibile contattare i volontari al numero di telefono: 019 263087.
Per informazioni è possibile visitare il sito:
www.provincia.savona.it/attivita/cooperazione/libromondo.htm
Il servizio in quanto strumento di scambio di notizie e/o di recensioni, non implica adesione alle opinioni ivi espresse,
purché siano inerenti agli obiettivi di “Libromondo”.
“LIBROMONDO” - Campus Universitario di Savona, Palazzina Branca, via Magliotto (ex via Cadorna), 17100 Savona
tel +39 019 263087

Patrizia Rigoni a Trieste e Monfalcone

5 novembre 2008 ore 18.00
Libreria Minerva - Via S. Nicolò 20

la S. V. è invitata
alla presentazione del libro
io piccolo io grande
a cura di Patrizia Rigoni
frammenti di scrittura autobiografica

Corso di formazione
Liceo Scientifico G. Oberdan
settembre - dicembre 2007

Ven. 28 h.18:30 Una chiacchierata in tre, a cavallo tra romanzo e poesie tra Patrizia Rigoni, Nicola Strizzolo, Silvio Cumpeta su:
Patrizia Rigoni Come tenere l'acqua nella mano; Mobydick, 2007 Andature
Societas, un lager fuori porta, edizioni Campanotto

Libreria Rinascita Monfalcone
I Trozi, azienda agrituristica

Su Storie di vita (recensione in «L(’)abile traccia»)

www.labileabile-traccia.com/rivista_0000b4.htm


Altre recensioni di Andrea Borla: La città dell’oblio, L’uomo che credeva di essere se stesso e in parole polvere Una recensione a cura di Andrea Borla


Aa. Vv., Storie di vita, Fara Editore, Santarcangelo di Romagna, 2007



Negarlo servirebbe a poco. Il grande pubblico, oggi, non è più abituato ai racconti e rischia di considerare questo mezzo espressivo come un parente di grado inferiore rispetto ai romanzi. Reputo questo giudizio profondamente ingrato e lapidario, soprattutto perché non rende giustizia alla bravura e alla capacità di sintesi indispensabili per condensare in poche pagine la costruzione di personaggi, situazioni, ambienti, vicende e conclusioni. Ma poco importa: i personaggi appaiono ed esauriscono la loro funzione in poche pagine: come possono competere con i loro colleghi che tornano libro dopo libro, condividono con il lettore l’evoluzione delle loro vite di carta e si trasformano così in conosciuti e consueti compagni di viaggio?
In questo panorama desolante, Storie di vita, una raccolta scritta a otto mani da quattro autori e pubblicata da Fara Editore, potrebbe avere la forza per tentare una strenua difesa contro i mutati e instabili gusti del pubblico. Rispetto alle semplici antologie, spesso troppo disomogenee, Storie di vita contiene al suo interno diversi racconti per ogni autore e offre in questo modo la possibilità di frequentare ognuno di essi per un tratto di strada più lungo di una breve passeggiata, di approfondirne stile e scelte narrative, di prendere confidenza con uno spicchio del loro mondo di dimensioni maggiori rispetto a quelle offerte da un solo racconto.
A inaugurare la raccolta è Marco Bottoni, a cui spetta il compito di accogliere il lettore all’interno di una vera e propria casa di vita fatta di quotidianità e di fuga da essa e da se stessi che terminerà con l’ultima pagina del libro. Quelle di Bottoni sono storie narrate con tono enfatico e quasi violento che trattano di vite precarie appese come foglie o arrivate al capolinea o di altre in cui amore e malessere si confondono. Particolarmente interessante Sgrupada, storia di sofferenza e di forza di volontà di un corridore che affronta una gara podistica che è confronto a ritroso con la figura di suo padre.
I racconti di Emanuele Eccel (Centodieci battute al minuto) sono frutto di un’arguzia deliziosa, grazie alla quale il lettore è spinto di fronte sia a soluzioni narrative che stupiscono e appassionano, sia a sviluppi tutt’altro che banali e scontati e che rendono la lettura intrigante. Se questo discorso vale in particolar modo per Morte inattesa di un fantasma, può essere tuttavia esteso anche agli altri teatri del viaggio di Eccel, luoghi fisici e della mente, racconti ambientati a Kouros o nei paesaggi africani, nel territorio sempre stupefacente del proprio passato, in una foresta o su un’isola.
A differenza degli altri autori, Giuliana Guerri non presenta una serie di brani autoconclusivi ma un unico racconto lungo (Una ragnatela di lana rossa) suddiviso in capitoli e incentrato sul complesso e sfaccettato processo di integrazione e disintegrazione che l’arrivo di una bambina scatena nella famiglia affidataria. Sono pagine che consiglio di leggere attentamente, non tanto perché mettono in evidenza con grande realismo i rischi e i problemi che una coppia potrebbe trovarsi ad affrontare durante un’esperienza di quel tipo, ma per un motivo esattamente opposto: è l’amore, quello vero, a farsi strada in mezzo a difficoltà e compromessi, ad affiorare in mezzo a sforzi e rotture. Che possa essere di stimolo a qualcuno a intraprendere un cammino simile?
L’elemento che rende assai particolare Vite avvitate di Giusi Speranza Jouven è (oltre ai contenuti, ovviamente) il linguaggio utilizzato per descrivere le situazioni che si profilano davanti al lettore, decisamente efficace e stuzzicante. Il tono, in Quel pasticciaccio della rue du Temple, è ironico e quasi scanzonato (è sufficiente una singola parola messa al posto giusto — “joli”, per esempio — per far sbocciare il sorriso sul volto del lettore), diventa più serio e sfaccettato in Insieme, si fa preciso e calcolato nel giallo Caffè turco e cambia nuovamente in Hotel quattro stelle tramutandosi in parlata dialettale. Sono trasformazioni che arricchiscono i quattro racconti che chiudono la raccolta edita da Fara, che si rivela in grado di imporsi all’attenzione del lettore nonostante le difficoltà legate alla divulgazione di opere che si allontanano dalla rassicurante consuetudine del romanzo. Ma è comunque positivo che qualcuno prosegua in questa sorta di lotta per recuperare la dignità del racconto di fronte al grande pubblico. E poi, a volte, quel che conta è la lotta in sé, non tanto i suoi risultati.
Andrea Borla

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