mercoledì 25 febbraio 2009

Il fiume senza foce vince Città di Salò 2009




Il romanzo di Galdys Basagoitia Il fiume senza foce vince il II premio della sezione Narrativa edita al Premio Città di Salo 2009! Vivissimi complimenti per questo importante riconoscimento a un libro che l'intenso racconto autobiografico della vita, per molti aspetti sorprendnte, di una bambina e poi ragazzina peruviana.



PREMIAZIONE DOMENICA 29/03/2009
Concorso Internazionale di Poesia e Narrativa

CITTÀ DI SALÒ 2009

Verbale di Giuria

La Giuria dell’edizione 2009 del Concorso Internazionale di Poesia e Narrativa “Città di Salò”, composta da:

Presidente onorario: Avv. Giampiero Cipani
Sindaco di Salò

Presidente: Rina Gambini
Membri: Giorgio Barberi Squarotti
Giuseppe Benelli
Cristina Benussi
Gualtiero Comini
Lucio Pisani
Alessandro Quasimodo
Giampietro Rigosa
Tatjana Rojc
Maria Grazia Vacchina
Guido Zavanone


riunitasi in Salò (BS) nei giorni 8-9-10 febbraio 2009, ha così deliberato.


Trofeo “Città di Salò”


Oreste CAGNO di Toscolano Maderno (BS) per “Il brigante Stefano Tosetti”

Trofeo “Riviere del Benaco”

Giulia FANTONI di Desenzano (BS) per “Novembre sul lago di Garda”

Trofeo “Il Garda”

Nadia CASOLI di Salò (BS) per “Omaggio alla donna del lago”




Sezione A – Poesia Singola

Primo Premio:
Umberto VICARETTI di Luco dei Marsi (AQ) per “La terra irraggiungibile”
Secondo Premio:
Liliana ZINETTI di Casazza (BG) per “È il tempo degli uccelli di passo”
Terzo Premio:
Giovanni CASO di Siano (SA) per “Non è solo un’ipotesi, quest’uomo”

Premio Speciale della Critica:
Mirella GUERRI di Rescaldina (MI) per “Si può ancora parlare di rondini e nidi...”
Antonio DE MARCHI GHERINI di Gera Lario (CO) per “La colonna”
Giovanna VALLA di Noceto (PR) per “La mia Itaca”
Fausto CASSONE di Dogliani (CN) per “Notte di novembre”

Premio Ragazzi:
III C - S.M.S. “M. Foscarini” di Venezia per “Tutti i colori del nostro mondo”
Rosalba CICCORELLI di Salò (BS) per “L’infanzia rubata”
Flavio BISSOLATI di Cremona per “Dicotomia”
Martina MAROTTA di Prato per “La cenciosa Prato”
Martina BOSCHI di S. Maria a Monte (PI) per “Il triangolo”

Premio della Giuria:
Simone DOMENICONI di Massa per “Il poeta”
Giuseppina GALASSO di Taranto per “I silenzi della luna”
Amelia VALENTINI di Pescara per “Rosa d’autunno”
Roberto MIALI di Tornaco (NO) per “Precipizi”
Caterina GRASSO di Gardone V.T. (BS) per “Le Pleiadi”
Fulvia MARCONI di Ancona per “..e giunse un dì l’amore”
Anna Francesca BASSO di Bassano del Grappa (VI) per “Riverberi”
Alberto SAPONI di Prevalle (BS) per “Madre”
Antonio GIORDANO di Palermo per “Presentimento”
Elio DELMONACO di Arizzano (VB) per “Hanno ucciso Death Cancer”
Valentina DI STEFANO di Roma per “Il silenzio della morte”
Giuseppina SISCA di Castrovillari (CS) per “Nel fuoco d’acque verdi”
Patrizio ALBERTELLA di Bee (VB) per “Carezze mature”
Miriam Luigia BINDA di Lodi per “Ippogrifo”
Lucia PIGIONA di Trieste per “Nubi”
Anna TRAVAGLIATI di Toscolano Maderno (BS) per “Inspiegabile desiderio”
Daniela DI CICCO di Genova per “Cerco tra le foto”
Claudia BRAVO di Bagnolo Mella (BS) per “Ingrata eri”
Giancarlo FIASCHI di San Miniato (PI) per “Introspezione”
Patrizia SPARACIA di Dalmine (BG) per “Fusione divina”


Sezione B – Libro edito di Poesia

Primo Premio:
Dante MARIANACCI di Vienna (AUS) per “Lettere da Ulcisia”
Secondo Premio:
Silvio RAFFO di Varese per “Maternale”
Carla BARONI di Ferrara per “Origami di stoffa”
Terzo Premio:
Ninny DI STEFANO BUSÀ di Segrate (MI) per “L’arto-fantasma”

Premio Speciale della Critica:
Sara CORDONE di Erbusco (BS) per “Ascoltando le tacite stelle”
Natino LUCENTE di Cosenza per “Gli stinti colori del tempo”
Giovanni NUTI di Prato per “Lumen”
Lucia MONTAURO di Milano per “Le costole del sonno”
Francesco TOMADA di Gorizia per “A ogni cosa il suo nome”

Premio Speciale per la poesia per l’infanzia:
Leda PANZONE NATALE di Pescara per “Il mio corriere per i bambini”

Premio della Giuria:
Linda BARBIERI VITA di Napoli per “Nel mio silenzio... tanto rumore”
Roberto MILIOTTI di Castel Gandolfo (RM) per “L’arcana meraviglia”
Sarah ZINGALES di Castenaso (BO) per “Temporali dell’anima”
Danilo TACCHINO di Moncalieri (TO) per “A come amore...V come vita”
Francesca TAVANI RIGGIO di Pellaro (RC) per “Profumo di lode”
Anna GIACALONE di Brescia per “Poesia dell’anima”
Mario VIOLA di Volpiano (TO) per “Fuochi fatui”
Maura TAVELLA di Mornese (AL) per “Per altre vie”
Vladimira REJC di Lubiana (SLO) per “Potovanje nemih obrazov”
Roberto GENNARO di Genova per “L’isola dei versi”
Virginia SORRENTINO di Bedizzole (BS) per “Poesie”
Carlo TARABBIA di Milano per “Un arcobaleno perfettamente normale”

Premio Speciale per l’opera in lingua slovena-spagnola:
Tatjana PREGL KOBE di Lubiana (SLO) per “Porcelanaste sanje – Los sueños de porcelana”


Sezione C – Narrativa edita

Primo Premio:
Miriam GOLDSTEIN di Trieste per “Storia di Aaron”
Secondo Premio:
Gladis BASAGOITIA di Perugia per “Il fiume senza foce”
Terzo Premio:
Carlo ALFIERI di Milano per “Ultimi giorni del corallo buono”
Vittorio CASALI di Roma per “La nostra gioventù”

Premio Speciale della Critica:
Irma CANTONI di Brescia per “La regina degli Stati Uniti”
Giuliana COLELLA di Pescara per “Il mio mondo ed altri ricordi”
Antonio DELLA ROCCA di Trieste per “La spilla di Janesich”
Vivaldo PAGNI di San Paolo (BRA) per “Gertrud”

Premio della Giuria:
Giovanna COLONNA di STIGLIANO di Bee (VB) per “Il piccolo baule in soffitta”
Giuliana CORDERO di Torino per “Sexaginta”
Guergana RADEVA di Scansano (GR) per “Amalgrab”
Cinzia CORNELI di Corciano (PG) per “L’eco di un lungo silenzio”
Giuliana LEPORATI GERBELLA di Parma per “Filosofare...immaginando”
Franco BALDI di Sydney (AUS) per “Amleto”
Francesca TOPPETTI di Roma per “Il sorriso degli incantesimi”
Lisa PIETROBON di Castelfranco V.to (TV) per “Se avesse avuto qualche certezza”
Daniele SFORZA di Roma per “Dal pozzo”
Benedetta MAFFEZZOLI di Curtatone (MN) per “Alex Fangio”
Marino TARIZZO di Pont Canavese (TO) per “Uno sguardo obliquo dal bosco”
Volatori Rapidi (AA.VV.) di Piacenza per “1995 km. da Santiago”

Premio Speciale per l’opera in lingua slovena-inglese:
Boris PINTAR di Lubiana (SLO) per “Family parables”
Sanja PREGL di Lubiana (SLO) per “Stories from the Second Floor”


Sezione D – Saggistica edita

Primo Premio:
Antonietta DOSI di Milano per “Eros – L’amore in Roma antica”
Secondo Premio:
Sergio SCISCIOT di Napoli per “Metafore. Viaggio alla scoperta dell’infinito”
Terzo Premio:
Franco CELENZA di Paullo (MI) per “Le opere e i giorni di E. Flaiano”
Daniela RIZZO di Monopoli (BA) per “Annie Besant una femminista vittoriana”
Premio Speciale della Critica:
Alfonso Attilio FAIA di Nusco per “Cari genitori”
Giuseppe Mario TAFARULO di Bari per “Das graüe elend”
Enrico NISTRI di Firenze per “La Firenze della ricostruzione”
Pier Luigi AMIETTA di Milano per “Bruno Munari bambino centenario...”

Premio della Giuria:
Aldo di MAURO di Napoli per “Il dolore. Perchè?”
Umberto SABATINI di Reggio Calabria per “Polittico partenopeo”
Giuseppe ARCADU di Arzachena (OT) per “La scoperta filosofica”
Franco PRANTERA di Castrovillari (CS) per “Il quinto arto”
Giorgio Alberto BETTI di Firenze per “L’evoluzione delle stelle”


Sezione E – Narrativa e Saggistica inedita


Primo Premio:
Claudio de FERRA di Duino (TS) per “Il carretto delle Proviande”
Secondo Premio:
Paride DURONIO di L’Aquila per “Un miracolo di Padre Pio”
Terzo Premio:
Maria Grazia FERRARIS di Gavirate (VA) per “Inquieti amori”
Rosanna MILANO MIGLIARINI di Gubbio (PG) per “L’epica della guerra e del dolore in S. Quasimodo”
Premio Speciale della Critica:
Anna Maria SCAPOLO di Monte Marenzo (LC)per “Quel ramo del lago di Como”
Alfredo CERASO di Nuvolera (BS) per “Grazie Maria”
Edda GHILARDI VINCENTI di Bergamo per “Il mito del Mediterraneo in Camus”
Antonia MARCHESE di Salò (BS) per “Contact... tra le note”

Premio Ragazzi:
Lucrezia BANO di Tolmezzo (UD) per “Abbandono”

Premio della Giuria:
Pietro BACCINO di Savona per “Troverete un asinello...”
Laura CALERI FALCONE di Arezzo per “Ritorno al passato”
Roberta SELAN di Pordenone per “Il seme della pace”
Vittoria CARPO di Arizzano (VB) per “Per non dimenticare”
Elisa TURRINI di Calvisano (BS) per “Vite in viaggio”
Nicola ZAMBETTI di Bari per “Quella smania che mi porto dentro”
Giorgio BIANCHINI di Milano per “Lettera alla mia mamma”
Graziella NAURATH di Torino per “Djamila. La ragazza della fotografia”
Mario TRAPLETTI di Roma per “La sgardola è un pesce dalla psicologia fragile”
Alfredo de LUCA di Foggia per “Il grande fazzoletto”
Francesca PIROVANO di Arona (NO) per “Piccolo memoriale di avventure domestiche”
Andrea ALESCI di Sarezzo (BS) per “La metamorfosi nei film di fantascienza”
Rita SPECA di Osimo (AN) per “Psicologia e spiritualità”
Ellenico BORRELLI di Torremaggiore (FG)per “Soccorso volante”
Serena GATTA di Gardone V.T. per “A tavola con...”

Premio Speciale per l’opera in lingua tedesca:
Erich Hans HEFTI di Salò (BS) per “Matteo, die Gesichter seiner Franen”
Premio Speciale per l’opera in lingua inglese:
Gloria ITALIANO di Firenze per “English contacts through Italian Religious names”
Premio Speciale per l’opera in lingua francese:
Diva PEDRETTI di Locmiquelic (FR) per “La plage

La cerimonia di premiazione si terrà a Salò – Sala Provveditori, domenica 29 marzo 2009, alle ore 15,30.
Tutti sono invitati a partecipare.










lunedì 23 febbraio 2009

Lettera a uno straniero: bando 15-5-09

Milano, 23 febbraio 2009.

Cari amici del Festival delle Lettere, vi segnaliamo il nuovo bando di concorso relativo alla quinta edizione del Festival già disponibile sul sito www.festivaldellelettere.it

Il tema scelto per il 2009 è:
Lettera a uno straniero

La partecipazione è gratuita e le lettere debbono essere spedite entro il 15 maggio 2009.

Riteniamo che la scelta del tema sia estremamente attuale e siamo certi che voi lo saprete interpretare con la solita originalità perché oggi lo straniero abita nella nostra terra, nelle nostre scuole, nei nostri uffici, nella nostra stessa casa, ma non si differenzia solo per colore della pelle, religione, provenienza, cultura, valori, stato sociale, idee e preferenze… non è più la provenienza a dividerci, ma l’estraneità, le innumerevoli diversità che ci rendono unici, ma al tempo stesso ci allontanano.

Molti di voi avranno seguito il Festival di Sanremo apprezzando lo spazio dedicato alle lettere.
Il nostro Festival, con un comunicato ufficiale, ha voluto ringraziare la direzione artistica di Sanremo 2009 per aver posto l'accento su quel territorio universale di scambio d'emozioni che è la lettera.

In allegato alla mail trovate il bando di concorso del 2009.

Aspettiamo le vostre lettere. Grazie per la vostra attenzione.

Il Festival delle Lettere
lettere@greenmarketing.it

Mohamed Ghonim

Incontro con lo scrittore

cfr. http://ghonim-ghonim.blogspot.com

Il ritorno alle radici…!Incontro con lo scrittore italiano di origine egiziane Mohamed Ghonim
Tutto ha inizio con un segreto (Il segreto di Barhume), che non è rimasto ammutolito ma a continuato a cantare (Il canto dell’amore), ha provato a sradicare la foglia (La Foglia di fico) e ha chiesto all’Occidente: “Quando cade la maschera?”
Ha provato a volare ed ha volato con i bambini sull’aquila (L’Aquila magica) ed infine
ha deciso di ritornare ed è tornato con noi verso le radici (Il ritorno). Questo è lo scrittore Mohamed Ghonim, colui che ci dona opere creative e letterarie infinite.
Per questo motivo ci ha stimolato a questo incontro: GLI ARABI, FABBRICHE DI PENSIERI E APERTI AL DIALOGO.
Perché in lingua italiana?
Essendo uno straniero non posso imparare a conoscere la civiltà occidentale se non conoscendo la sua lingua anche per far conoscere me stesso, la mia civiltà, la mia origine, la mia fede; ho imparato la lingua italiana e ho iniziato a scrivere trovando incoraggiamenti e ascoltatori per la composizione del Segreto di Barhume edito da Les cultures e ristampato da Fara editore. Dopodiché ho composto La Foglia di fico e altri racconti; una raccolta di poesie Il canto dell’amore e Colombe raggomitolate, fiabe per bambini L’Aquila magica e come ultima opera il seguito del Segreto di Barhume: Il Ritorno.
Come ha reagito il popolo italiano alle tue pubblicazioni?
Il popolo italiano è desideroso di leggere, conoscere gli altri, ed inoltre sapere le novità.
Che cosa vuoi dire attraverso queste opere?
Voglio dare un messaggio al popolo italiano con una frase contenuta nel mio primo romanzo: "La pietra che costruisce una moschea, una chiesa o una sinagoga è la stessa che costruisce l’abitazione del diavolo": con questa frase voglio spiegare che l’unità della costruzione umana è come un’unica cellula, che gli scontri tra le civiltà sono argomenti ottusi creati da chi è ancora lontano dal conoscere il vero significato della vita guardando solo ai propri interessi. Voglio quindi focalizzare lo scontro fra le civiltà come due bestie che si scornano o come uno scontro tra due auto: la prima scena insanguina le teste, la seconda invece distrugge le invenzioni del cervello umano. Ma vorrei sottolineare che noi fabbrichiamo pensieri e riusciamo a dialogare.
I tuoi scritti sono riusciti a cambiare l’opinione pubblica verso gli Orientali?
Le parole arrivano sempre a destinazione, quando si instaura un dialogo mentale con il cervello umano e vengono toccate le sensazioni; così si allontana l’immagine creata dai mass-media mondiali che ci vede deturpati. Un comportamento corretto migliora l’immagine dell’oriente: l’uomo è l’uomo in ogni spazio e in ogni tempo. Io ho sentito nel popolo italiano una traccia di civiltà antiche; la maggior parte del popolo italiano rifiuta il concetto di razza e di xenofobia e rifiuta di ingiuriare l’altro.
C’è un ministro italiano che ha indossato una maglietta raffigurante uno stralcio di quotidiano danese che infanga il profeta dell’islam, cosa ne pensi?
È un’azione personale che si giudica da sola: non è un’interpretazione della sua civiltà né di quella italiana, e il capo dei ministri è stato obbligato a farlo dimettere.
Ci siamo allontanati dal tuo ultimo lavoro, “Il ritorno”: il ritorno verso cosa?
Il ritorno verso le radici, verso le origini, verso il risveglio dell’animo umano soffocato da un cumulo di materia dura e odiosa.
L’herdostain suk che s’infiltra nelle vene umane per captare i segreti dell’anima: un’anima che deve amare, accettare gli altri, cercare la verità occultata dalla mano invisibile che ha gettato gli umani nel braccio dell’odio. Che cosa rappresenta l'herdostain suk?
C’è una maledizione caduta sopra gli uomini, l’allontanamento dall’etica e dalla moralità e dalla voglia di sapere qual è la verità, l’herdostain suk non è altro che un filo sottile che riprende l’umano, l’assenza di una coscienza per rinvigorire la sua interiorità. L’assenza della trasparenza dell’anima per toccare la sua luce.
Il tuo racconto racchiude un'immagine sessuale?
A cosa alludi? Il comportamento esteriore lontano dall’etica e dalla moralità è escluso, ma ci sono scene che servono per completare l’opera.
C’è un invito alla libertà?
Quale tipo di libertà intendi? Quella che naviga nella testa di uno scrittore bisogna poterla esprimere per interloquire con gli altri, la libertà deve essere regolata nei nostri scritti in modo da condurre l’umano verso una giusta direzione, lontano da un concetto di spregiudicatezza sia per quanto riguarda la religione, che per quanto riguarda l’etica umana.
(da news of world del 1° marzo 2006)

sabato 21 febbraio 2009

Su Fragile di Laura Bonalumi



recensione di Guido Passini in
respirandopoesia

Cenni biografici

Laura Bonalumi, quarantenne milanese, è una creativa pubblicitaria che ha scoperto la passione per la scrittura e, felice, sfata il mito: “Inserisci linkGli art director non sanno scrivere!”
Ama raccontare storie di donne, parlare dell’universo femminile e attraversare con le vicende narrate temi sociali. Sposata, è mamma di due bambine.
Ha pubblicato Wild iris (Editrice Nuovi Autori, 2002) e Gli occhi del mondo (Fara Editore 2006).
Fragile (Fara Editore 2009).

Recensione

Ho letto Fragile di Laura Bonalumi con una grande voglia di abbracciarla dopo ogni cambio di stile grafico di scrittura. Non sono diventato pazzo, o meglio, non più del mio solito, ma questo “bisogno” è scaturito dall’intensità delle emozioni che ha saputo donarmi questo libro. Un libro che non considero assolutamente un romanzo, non voglio considerare testimonianza (per il semplice fatto che nessuno dovrebbe soffrire come chi viene descritto in Fragile), ma considero questo libro semplicemente VITA.
L’anoressia è tutt’oggi una delle malattie più sottovalutate ma soprattutto poco conosciuta nonostante ne veniamo bombardati dai media continuamente. Tutti conoscono la parola Anoressia, e una piccolissima percentuale sa cosa significhi nella sua completezza, forse nemmeno chi la studia tutti i giorni. Questo per il semplice motivo che è una malattia complessa, si dirama in varie direzioni, non solo allo stato fisico ma soprattutto in quello psicologico, e si sa che quando entra in gioco la psiche i fattori si moltiplicano. Ognuno di noi reagisce in maniera diversa e questo libro lo dimostra con tutti i suoi passaggi. Una malattia che ti consuma dentro, lasciando all’esterno un grigio graffito dell’anima. Mi viene da chiedere come si possa prevenire una malattia simile, ma non trovo risposta, e questo mi spinge a pensare che forse la colpa è da attribuire a noi stessi, in quanto abbiamo smesso di ascoltare, si continua a guardare con gli occhi e giudicare, mentre a volte dovremmo osservare con il cuore. L’uomo è una “macchina” complessa e quando qualcosa si danneggia non si deve pensare ad un semplice guasto voluto (in questo caso per sembrare più belli) ma cercare di capire cosa ha causato il guasto; in questo dovremmo cercare di migliorare tutti noi, smettendo il più delle volte di puntare il dito. Osservare ed ascoltare questo è quello che Fragile mi ha trasmesso sin dalle prime righe. Premetto di non avere avuto contatti con questa malattia e quindi il mio è un pensiero che può essere screditato da chiunque, è una mia sensazione e come tale deve restare.
Considero il lavoro di Laura egregio, perché nonostante tratti un tema predefinito come l’anoressia, in parallelo tratta il dolore e tutte le riflessioni e il pensiero di ogni malato a prescindere dalla malattia. Entra opportunamente nel suo tema con parole taglienti e dure, che mettono alla dura prova lo stato emotivo del lettore.
Personalmente mi sono immedesimato in alcuni tratti del libro, riportando alla luce vecchi ricordi, e non nascondo di aver dovuto ricorrere al fazzoletto alcune volte. Il profilo della protagonista del libro si definisce sempre più mano a mano che si prosegue la lettura. Ho letto pochi libri fino ad oggi che possano vantare un inizio cosi d’impatto. Il titolo di questo libro ha un doppio valore secondo il mio punto di vista. Il primo è lì in bella vista, la fragilità fisica ma il secondo è contraddittorio. In realtà chi considera fragile emotivamente, come potrebbe sembrare esserlo, la protagonista rischia di prendere una cantonata perché io ho letto la forza di una speranza, della voglia nonostante tutto di esistere e resistere. Quante riflessioni può riportare questo libro? Innumerevoli. Riporta alla luce quelle che possono essere alcune delle problematiche reali di una famiglia, e lo fa con una freddezza e decontaminazione potentissima.
Io amo la vita e affronto ogni giorno il dolore, e quindi non posso che mettere in risalto un libro come questo, perché è entrambe le cose con l’aggiunta della speranza.
Alcuni tratti di questo libro poi sono pura e vera poesia, e ne riporto un esempio veloce e preso a caso tra le pagine:
Vedo, sento, parlo. / Lo so che posso parlare … /meglio, / potrei parlare a qualcuno in grado di ascoltare.
Il testo è scorrevole e si legge con grande naturalezza, non si riscontrano momenti di stallo. Il valore di questo libro è inestimabile dal punto di vista etico ed empatico. Ammiro chi è in grado di scrivere in questa maniera, con una naturalezza impressionante.
Leggere questo libro è doveroso se siete alla ricerca di un libro vero, che tratti il mondo di oggi con gli occhi di chi lo vive.
Laura complimenti, hai una grande anima, hai messo in luce fattori come gli Angeli, ed ognuno di noi, malati e non, ha bisogno di credere in qualcosa e in qualcuno che sia in grado di aiutarci e perché non possiamo cominciare da questo? Che sia un fattore reale o psicologico può essere una via…

Con forte stima
Guido Passini

giovedì 19 febbraio 2009

Letteratura e migrazione a Trento

Nel secondo semestre dell’anno accademico 2008/09, promosso da a.t.a.s. Cultura e patrocinato da Massimo Rizzante, docente di Letterature comparate alla facoltà di Lettere dell'Università di Trento, si terrà un modulo dal titolo “Letteratura e migrazione”.
Condotto da Stefano Zangrando, ricercatore e membro fondatore del Seminario
Internazionale sul Romanzo, il corso mira ad offrire un'introduzione alla cosiddetta
letteratura migrante, con un'attenzione particolare (ma non esclusiva) alla situazione
italiana, e gli strumenti critici per affrontare letture ulteriori.
La prima parte del corso consisterà in un'introduzione critica, teorica e metodologica alla
letteratura migrante. Il manuale di riferimento sarà quello curato da Armando Gnisci:
"Nuovo Planetario Italiano. Geografia e antologia della letteratura della migrazione in Italia
e in Europa", Città Aperta, Troina (EN) 2006.
In seguito verranno presentate, lette e analizzate alcune opere, spaziando da Gabriella
Ghermandi a Ron Kubati, Amara Lakhous, Herta Müller, Jarmila Ockayová e altri ancora
per arrivare alla poesia di Božidar Stanišic e Gëzim Hajdari.
L’attività didattica sarà valida per i corsi di studio di Filologia e critica letteraria, Lingue e
letterature moderne euroamericane, all’interno dei percorsi di studio in Letterature
comparate e Italianistica e critica letteraria, e prevede una durata di 20 ore.
Il corso sarà aperto anche al pubblico non universitario, a ingresso libero, per fornire, a
chiunque voglia coglierlo, uno spunto che avvicini le persone all’attualità della migrazione,
alle trasformazioni che questa impone ad identità personali e nazionali, attraverso un
punto di vista scarsamente considerato e relativamente nuovo, quello degli immigrati
stessi che narrano la propria realtà, e quella del mondo nel quale sono approdati, nella
lingua del paese di destinazione.

Da venerdì 6 marzo a lunedì 6 aprile a palazzo Verdi, sede provvisoria di piazza Venezia
tutti i lunedì dalle 16 alle 18 aula 211
tutti i venerdì dalle 10 alle 12 aula 108
Per info www.ilgiocodeglispecchi.org (sezione proposte formative)
stefano.zangrando@unitn.it

martedì 17 febbraio 2009

Seguire Gesù

Su Fragile di Laura Bonalumi

recensione di Vincenzo D'Alessio



vai alla scheda del libro

La società italiana è vecchia e malata di egoismi. L’esistenza dei giovani diviene cara, sempre di più. Ogni anno assistiamo increduli alle cifre trasmesse sulla morte di tanti giovani per incidenti stradali, per incidenti sul lavoro, per anoressia, per droga, per tumori. Come generazione testimone di un passaggio tra Novecento e Duemila siamo stati costretti ad ingoiare tante negatività nella nostra piccola Italia, come in tante altre nazioni del pianeta. Abbiamo lottato tanto, tantissimo, ci fanno male le braccia. Abbiamo scritto, siamo scesi in piazza. Abbiamo messo a rischio la nostra vita. Abbiamo visto morire anche i nostri affetti più cari. Ma… la società italiana non cambia affatto.
La società italiana è degradata, disattenta alla propria storia e alla propria terra, priva di quello spirito europeo soffuso di italianità. Prima vengono le esigenze personali e della propria famiglia, poi lo sguardo viene rivolto verso chi soffre: troppo tardi! I problemi divengono insuperabili per il tempo trascorso. Il gene egoista che Richard Dawkins ha legato alla nostra genetica ha negli italiani un peso ineguagliabile.
Date queste premesse la scrittura delicata e generosa della Bonalumi è un inno straziante alle vite dei nostri giovani e all’indifferenza imperturbabile della società contemporanea. La corsa al primato sociale: voglio essere il primo, la prima! In che cosa? Sugli schermi televisivi, sui quotidiani, attraverso la radio, primi di fronte alla carriera? L’unica carriera è quella silenziosa delle madri di famiglia, delle infermiere negli ospedali, delle persone che ogni giorno lasciano il proprio ambito famigliare e portano aiuto a chi serve: specie agli ultimi. Questi sono quelli che hanno diritto ad essere chiamati “esseri umani”. Il resto?! Lasciateli alle loro brutture.
La scrittura di questo romanzo (che a me piace definire testimonianza) mi richiama alla mente la bella scrittura di Emilia Dente del suo “Cuore di donna”, scritto nel 1997, e alle stupende testimonianze di Carla De Angelis nei suoi scritti con Stefano Martello: che si ritrova ad introdurre anche questo semplice capolavoro di umanità. Non discuto sulla visione degli Angeli, su Daniele, su Gesù Cristo e sulla Speranza che mai abbandona chi vive e si concede la Fede. Ho lottato anch’io tanto insieme a chi, travolto da un male inguaribile, ha cercato il Creatore nelle sue creature più semplici: gli animali.
Quanta indifferenza però, quanti conflitti si affacciano dalle famiglie. Oggi divengono vere scuri, con l’economia che riduce tutto al minimo consumo. Le vite umane sembrano proprio questo: merce da consumo. Così si innesca la spirale di indifferenza di fronte a quei grandi edifici chiamati ospedale, clinica, casa di riposo. L’esistenza che ci porta Bonalumi è ben altro. La sua penna è certamente pulsante degli stimoli che una visione cittadina le offre ogni giorno. Una “creativa” che avvalora il senso alto della partecipazione al mondo universale che la circonda: non una visione riduttiva ma deduttiva, per chi si avvicina con lo spirito che Stefano Martello ha sintetizzato in questo periodo: “Che è tristemente attuale e dannatamente umano” (pag. 9).
Noi abbiamo letto e abbiamo affidato ad altre mani questa splendida testimonianza di Fede nell’Esistere.

Febbraio, 2009

venerdì 13 febbraio 2009

Adele Desideri su Il treno dell'ultima notte

* Recensione di Adele Desideri a Dacia Maraini, Il treno dell'ultima notte, Rizzoli, 2008, pubblicata su il Quotidiano della Calabria,
15 settembre 2008, consultabile ora in viadellebelledonne.wordpress.com

Lieta con voi
Adele Desideri

È uscito Sette giorni di solitudine di Drazan Gunjaca

Colgo l'opportunità di informarvi che in Italia è appena stato pubblicato il mio romanzo SETTE GIORNI DI SOLITUDINE. Il romanzo è stato pubblicato dall'Istituto Italiano di Cultura di Napoli, in seguito al Premio Internazionale di Poesia e Letteratura “Nuove Lettere” conferitomi nel 2007 per il romanzo Buona notte, amici miei.
Ultieriori informazioni su: www.freeonline.org/articoli
Cordiali saluti,

Drazan Gunjaca

giovedì 12 febbraio 2009

Il rinnovato sito di Gianmaria Giannetti

www.gianmariagiannetti.com

Gianmaria Giannetti by Giuliana Tammaro


cfr http://myworldproject.blogspot.com/2009/02/conosciamo-gianmaria-giannetti.html

conosciamo: Gianmaria Giannetti

1- quando e dove produci la tua arte?

in una ex macelleria di Bari dopo una soddisfacente colazione.

2- quale ritieni sia l'opera più rappresentativa della tua produzione o che preferisci?

è difficile rispondere, forse l'opera che non farò mai.

3- condividi la tua ricerca con qualcuno o ti ritieni un solista?

sono un solista che dialoga coi propri fantasmi colorati.

4- qual è stato, se l'hai vissuto, il periodo più difficile del tuo percorso fino ad ora?

sicuramente all'inizio avevo troppo energia che non riuscivo a trattenere. ora trattengo un po' il respiro, ma non troppo, non voglio morire adesso rischiando di alimentare il mito dell'artista che scompare giovane.

5- quali sono stati i punti di svolta che hanno fatto crescere la tua arte?

tre cose: 1. un arcobaleno infinito... 2. l'apparizione della madonna. 3. un tentativo di suicidio finito bene.



mercoledì 11 febbraio 2009

Lamberto Caravita «Sguardi di donna»

Conselice / Galleria ArteIncontro
Lamberto Caravita «Sguardi di donna»
Inaugurazione sabato 21 febbraio





Caravita rivolge sempre molta attenzione allo spazio e anche in questa sua nuova mostra allestita presso la galleria comunale “ArteIncontro” a Conselice (RA) da sabato 21 febbraio a domenica 1 marzo 2009, coinvolge il luogo espositivo, rileggendolo attraverso una serie di rimandi che ne sottolineano la sua natura minimale.

Sguardi di donna, questo il titolo della mostra si costituisce di una serie di lavori sul tema del ritratto: volti che ci osservano interrogativi, che si osservano curiosi, che dialogano tra loro.

Sulla parete difronte all’ingresso, sono collocate le opere dove, attraverso ripetizioni ritmiche, geometriche stilizzazioni e cromatismi, vengono sperimentati materiali diversi: intonaco, acrilico e combustioni pirografiche su legno, tecnica che contradistingue da anni il lavoro di Caravita.

Sulle pareti laterali, a sinistra, in un rimando ipnotico di sguardi, è l’installazione dal titolo “affascinante”, 12 ritratti modulari, dipinti in bianco e nero, in estrema separazione dei toni, realizzati in acrilico su tavola e coperti da lastre di PVC-Onduline neutro e semitrasparente, su cui compare la scritta in foglia d’oro che dà il titolo all’installazione.

Nella parete di destra, 12 grandi volti femminili dipinti in bianco e nero, sempre coperti da lastre di PVC-Onduline sulle quali sono stati dipinti fiori dai colori perlacei, irridescenti, ora geometrici ora più naturalistici, in un intento di omaggiare il fascino femminile.
In queste opere, Caravita intende rivisitare il lavoro che il grafico polacco Roman Cieslewicz eseguì nel 1965 per il calendario allegato alla rivista Vogue America.

Scrive Silvia Golfera nella sua presentazione: “Lo sguardo è un ponte fra interiorità ed esteriorità. Rispecchia e disvela insieme. Lo sguardo della sfinge, per eccellenza impenetrabile, è paradossalmente quello che più di ogni altro svela il mistero e riconduce l’interlocutore alla propria verità.
A questo rimandano i ritratti di Lamberto Caravita, la cui fissità, che ostinatamente si contrappone allo spettatore, finisce paradossalmente col risucchiarlo, riportando ciascuno di noi a quel personale, profondo mistero che ci alberga. La stessa fissità che inavvertitamente ci riconduce al senso dell’identità, della permanenza, dell’essenza che sottostà alla superficiale illusione del mutamento. L’identità che si cela nei molti. Non ‘Sguardi’, ma “Sguardo” potrebbe in realtà titolarsi questa collezione di ritratti, opere realizzate su tavola e PVC, incise in pirografia e dipinte ad acrilico”.



Inaugurazione con reading poetico di Silvia Golfera 21 febbraio 2009 ore 17,30

Interventi critici di Silvia Golfera e Pietro Meletti

dal 21 febbraio al 1° marzo 2009


Galleria comunale “ArteIncontro”
Palazzo Vacchi, piazza F. Foresti, 2
Conselice – Ravenna
www.comune.conselice.ra.it


Orari di apertura mostra:sabato e domenica ore 10/12-16/18,30
mercoledì 25/02 (Festa di San Grugnone) ore 16-18,30

Vincenzo Latronico a Bologna 12 feb

***
Dalla A allo Zammù :: alfabeto letterario
a cura di Zammù Libreria e Casa Lettrice Malicuvata
Via Saragozza 32/a - Bologna


12 Febbraio 2009 :: h. 19.30
Vincenzo Latronico, Ginnastica e rivoluzione - Bompiani - introduce Ettore Malacarne
Ginnastica e rivoluzione segue le disavventure di quattro ventenni che finiscono a Parigi in cerca di un nuovo Sessantotto nei giorni immediatamente precedenti la grande manifestazione di Genova nel 2001, dove i grandi del mondo si renderanno conto di loro. Sono giovani di belle speranze, grandi ideali, passioni politiche e amori un po' troppo gridati per essere del tutto sinceri.



L'autore: Vincenzo Latronico ha 23 anni e una laurea in Filosofia all'Università Statale di Milano. Ha tradotto svariati romanzi dal francese e dall'inglese, fra cui (insieme a Ivan Cotroneo) Il corpo di Hanif Kureishi (Bompiani), Twelve di Nick McDonnell (Bompiani), Billard Blues, Amazone e la leggenda del pianoforte bianco e Tango Masai. L'ultimo sultano, tutti di Maxence Fermine (Bompiani), Mele di Richard Milward (Bompiani) e Morte all'Excelsior, di P.G. Wodehouse (Excelsior 1881).

Con il romanzo Ginnastica e rivoluzione ha vinto la XX edizione del Premio di Letteratura "Giuseppe Berto".

Ettore Malacarne: Collabora con il free press culturale Satisfiction. Nel 2008 ha pubblicato "La conquista dello spazio e altri racconti" (Eumeswil edizioni). Un suo racconto è apparso nel Best Off Minimum Fax del 2005 curato da Antonio Pascale.


Negli spazi di Zammù, tra sculture di cartapesta, vini e formaggi, una rassegna letteraria per tutti i gusti, un vero e proprio alfabeto letterario. Otto mesi in compagnia di libri e autori, reading, installazioni video, teatro.

Informazioni
sito web: myspace.com/zammu <> - malicuvata.wordpress.com <>
e-mail: zammu@tiscali.it – malicuvata@gmail.com
telefono: 051-330303

È uscito Il pragmatismo analitico di Mario Calderoni di Ivan Pozzoni





P H I L O S O P H I C A

La Redazione di IF Press è lieta di informarLa della pubblicazione di Il pragmatismo analitico italiano di Mario Calderoni scritto da Ivan Pozzoni. In allegato l’indice del volume. Il volume è disponibile nelle migliori librerie.


IL PRAGMATISMO ANALITICO ITALIANO DI MARIO CALDERONI
di Ivan Pozzoni

Presentazione di Mario Quaranta


Collana: Philosophica, 4
Rilegato: Filo refe
Anno: 2009
ISBN-13: 978-88-95565-18-7
Formato: 17x24 cm.
Pagine: 228
Prezzo: € 24,00 (i.i.)
Tema: Filosofia analitica



Il pragmatismo analitico italiano di Mario Calderoni effettua un’attenta analisi delle fonti culturali dell’autore ferrarese e ne evidenzia orientamenti e concezioni in relazione ad un buon numero di «dilemmi filosofici» dibattuti nel nostro continente verso la fine dell’ottocento, nel tentativo di dimostrare come in costui si realizzi un redditizio matrimonio tra analiticità e pragmatismo. Non rinunziando all’analisi semantica – a differenza dell’esistenzialismo – o alla storicità della verità – a differenza dell’esordiente analitica –, Calderoni realizza sul binomio analisi/verificazione, in nome d’un ideale di concretezza, l’edificio d’un pragmatismo analitico innovativo in Italia, insieme a Vailati o Juvalta, e sulla scia della tradizione sassone-scozzese di Locke, Berkeley ed Hume; l’ideale “democratico” americano (Peirce, James e successivamente Dewey) della comunità come “costituirsi incessante” all’interno della dialettica mediativa tra differenti settori sociali, nella tradizione di ricerca calderoniana si salda ad una visione neo-classica «marginalista» dell’economia e ad un netto rifiuto verso il materialismo storico della dottrina marxiana sulla società, dando vita ad un moderatismo ideologico assai anacronistico nel contesto civile della società italiana d’inizio secolo scorso, rimestato da insanabili contrasti interni tra points of view vitalistici estremi che – sotto l’influsso della Grande Guerra e della crisi economica e morale ad essa connessa – condurranno alla dittatura mussoliniana. Più che all’analitica esordiente britannica e tedesca tale discorso culturale si riconnetterà alla seconda “stagione” americana dell’analitica novecentesca, che culminerà, in tardo novecento e attraverso autori come Quine e Davidson, nei récits culturali di Goodman, Putnam e Rorty.


Ivan Pozzoni è nato a Monza nel 1976; si è laureato in diritto con una tesi sul filosofo ferrarese Mario Calderoni. Ha diffuso molti articoli dedicati a filosofi italiani dell’Ottocento e del Novecento, e diversi contributi su etica e teoria del diritto del mondo antico; collabora con numerose riviste italiane e internazionali. Nel 2008 ha curato il volume Grecità marginale e nascita della cultura occidentale. I Presocratici (Limina Mentis Editore); nel 2009 usciranno, con Liminamentis: Cent’anni di Giovanni Vailati (cura), I milesii. Filosofia tra oriente e occidente (cura) e L’ontologia civica di Eraclito. In un’azienda della G.D. è logistico; è direttore culturale della Liminamentis Editore.


Ctr. La Murata 49 - 03017 Morolo (FR) Italia
Internet: www.if-press.com eMail: info@if-press.com


Diffusione editoriale curata da
Alfredo Del Porto S.p.A., CSA Promodis srl, Gruppo Arion, L.S. srl,
Casalini Libri S.p.A., Dea S.p.A., Libro Co. Italia, AbeBooks International

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martedì 10 febbraio 2009

Su Fiocco rosa di Caterina Falconi

recensione di Carina Spurio

Caterina e lo specchio. Lo specchio è di carta. Trattiene il riflesso di sensi perduti, la finzione, il disagio. Nello specchio si intrecciano altri mondi, altre vite, altre storie che emanano l’odore della vita. Il gioco continua, oscilla tra le atmosfere di un’epoca nel tratto nero dell’inconscio, all’interno del quale, la letteratura vive le proprie coincidenze. Caterina, di fronte allo specchio non sa se sia un incubo o un sogno, eppure, racconta.





Fiocco rosa, Fernandel Edizioni 2009.


In queste testimonianze, raccolte perlustrando il campo della scrittura al femminine, il senso oscilla nel peso del vissuto tra realtà e fantasia e riappare nella magia del racconto che apre le porte ai labirinti interiori dei quali la letteratura si nutre. Con la penna racchiusa nel pugno Caterina Falconi si esplora, scompone frasi, ricordi, impressioni, ritorna come autrice di uno dei diciassette racconti scelti per affrontare un tema antico: la maternità. In questi racconti si sondano il tema e le autrici, che attraverso personaggi e situazioni sviluppano la loro storia non priva dell’elemento sorpresa. Un figlio puoi desiderarlo, rifiutarlo, oppure può arrivare per caso e senza ancora camminare, entrare all’interno di legami non consolidati. Nei racconti presenti in Fiocco rosa, la maternità voluta o negata viene descritta tra le difficoltà che tante donne possono incontrare e spesso corrisponde ad un maschile marginale, sbiadito, sfuggente. La narrativa illumina le protagoniste mentre cercano di coniugare sogni, desideri e inconciliabili realtà, nelle età che variano dai trenta ai quarant’anni; periodo in cui si è maggiormente fertili e la maternità può generare alcuni conflitti. Il primo ostacolo sembra essere il lavoro, il secondo, un legame sentimentale non sempre stabile, altre, un legame vissuto all’ombra di un uomo che non pensa minimamente e riprodursi. E se, le peculiarità della donna del novecento ancora riflettono il pudore, l’insicurezza e la sottomissione, la nuova donna, indipendente e volitiva, oltre a riscattare professione e istruzione, invade altri contesti come ad esempio la letteratura. Nelle singole storie racchiuse nell’Antologia Fiocco rosa le donne del nostro tempo si raccontano, rincorrono il dettaglio nei minuti del tempo che si muove nel ricordo, mentre “il regionale appare in fondo al binario e si rivedono alcune figure” del passato. Nel suo racconto dal titolo Aspettando che muoia Caterina Falconi narra di una protagonista, Silvana, madre per caso, al limite tra normalità e disagio psichico, la cui storia drammatica si specchia nella storia di un’altra donna, Cecilia, che custodisce il suo desiderio di maternità non realizzato.


Quando Cecilia l’aveva riconosciuta tra le ospiti dell’istituto di riabilitazione per insufficienti mentali, le era sembrato un cattivo presagio. Quasi il segno che il destino fa degli strani giri e torna e spingerci contro le stesse persone.”


Con un linguaggio deciso Caterina Falconi introduce il lettore nel suo racconto, in cui le due donne si incontrano per la seconda volta:


"Quarant’anni, insufficiente mentale con tratti psicotici, carcinoma del fegato: Silvana scendeva al capolinea nel momento in cui Cecilia saliva sul predellino di una vita complicata. C’era poco tempo per guardarsi in faccia. Troppo poco per la compassione. Si erano conosciute otto anni prima. All’epoca Cecilia frequentava l’ultimo anno di liceo classico, e Silvana era internata in un a casa famiglia aperta da poco. Il padre di Cecilia era lo psicologo coordinatore del personale, e Cecilia lo andava a trovare ogni tanto in casa famiglia, perché da quando i suoi si erano separati riusciva a beccarlo solo al lavoro. Silvana spiccava tra le ricoverate per una mansuetudine strana. Fisicamente era un misto tra una mucca un’asina. Aveva un volto equino imbruttito da un naso lungo che sembrava un osso di pollo, e due occhi ravvicinati e piccoli che brillavano di un accondiscendenza lasciva. Lenta. Pesante. Con un culo immenso e spalle strette. Si trascinava per le stanze della casa famiglia, sotto un casco di boccoli fitti, le braccia penzoloni, e le mani lerce contro i fianchi”


Difficile definire con un termine approssimativo lo stile di Caterina Falconi che non ha relegato la scrittura al mero esercizio intellettuale, ma ha svecchiato componimenti caratterizzati “dal detto e non detto”, trasferendo la materia nell’ inchiostro con una traccia soggettiva inconfondibile. La spinta creativa la coinvolge dalla pelle al sangue che scorre all’interno dei suoi mutamenti tra le scelte e le sfide. I suoi brevi racconti la scuotono, la ammaliano, la guariscono. L’autrice travalica la propria realtà affidandosi ad una comunicazione immediata, la celebra nella sua scrittura che nasce nel momento in cui entra nel suo personale territorio e non sa dove la porterà. Scarica nei suoi scritti il bilancio della propria esistenza. Scioglie le catene delle sue prigioni cercando conforto nel tratto nero che la avvolge con disimpegno. Ferma pezzi di vita sui fogli e ne amplifica il senso. Il racconto, per Caterina, diventa il mezzo per intergire con il mondo. Nel frattempo, non modifica la realtà ma la fa coincidere nelle bozze delle sue trame, avvicinandosi a quel gioco che tanto la seduce e la tormenta con tutta la sua essenza di donna che ha maturato fino in fondo il suo essere donna. Poi, attraverso il pensiero, trasforma in parole le visioni del presente in cui immagini rimandano ad altre immagini, prima che l’eco esca da un senso. Senza influenze pregiudizievoli di stili tradizionali scontati Caterina Falconi afferra la sua stessa essenza. Non si traveste. Non finge. Insegue e cattura frammenti frantumati nella sua anima, per rinascere ancora senza negare parti di sé, illuminando le sue oscurità che nascondono energie e speranze, anche quando l’abisso interiore si fa più profondo.


Si comincia a scrivere e si va verso un percorso, poi, strada facendo si muta itinerario. Quali sono state le tue trasformazioni?


Il dolore mi ha lavorata. Ho sfasciato e ricostruito la mia vita tre volte. La scrittura si è modellata sulle mie metamorfosi, per raccontarle, ricucire gli strappi, creare un mondo esclusivo da abitare con chi amo. Per sedurre, abbellire, consolare.


Caterina Falconi è nata ad Atri (Teramo) nel 1963. Ha pubblicato le raccolte racconti Sete buia (2002) e I colori accesi del desiderio (2004), Edizioni Clandestine. Un suo romanzo sarà pubblicato dalla casa editrice Fernandel di Giorgio Pozzi.

lunedì 9 febbraio 2009

Intervista a Drazan Gunjaca: guerra e "pace”



Caro Alessandro,
in allegato si trova l'intervista che ho dato verso l'inizio di dicembre a Vlatko Simunovic, giornalista del giornale POBJEDA di Titograd (Montenegro).

Ora si trova on-line qui: www.pobjeda.co.me/citanje.php?id=158530

Dato che in quel momento Srdja Orbanic aveva tradotto l'intervista in italiano, uso l'opportunità di mandartela.
L'intervista non è nulla di particolare, non dice nulla di me (come se fosse importante) ma, indirettamente, dice molto dell'atteggiamento dei media nell'ex Jugoslavia verso alcuni temi e punti di vista.
Naturalmente, nemmeno questo è particolarmente importante. Ma alla fine, una volta che fai la somma (e prima o poi devi farla), noti che alcuni "dettagli" non sono poi così insignificanti, come pure che molte cose "grosse" alla fine non lo sono.
Cordiali saluti,
Drazan



POBJEDA
Podgorica, Montenegro
Vlatko Simunović


1. La guerra nei territori dell'ex Jugoslavia, specie in Croazia,è stata decisiva per la Sua narrativa, e penso in primis alla trilogia composta da Congedi balcanici, Amorte come pena e A metà strada dal cielo. Ho torto se dico che l'orribile realtà funge da impulso per scrivere?


No, non ha torto. Lo scontro con tale realtà è stanto così terribile e in ultimo devastante per la mia forma mentis che questa “disarmonia bellica” tra me e l'ambiente circostante cogli anni si è andata approfondendo, anche se la guerra – dicono – sia finita nel 1995. Le guerre né iniziano né finiscono con le date riportate nei libri di storia. La loro genesi dura molti anni, la loro fine procede per anni. Tra l'altro le guerre sono terribilmente impegnative e spossanti da tutti i punti di vista. Sopravvivete alla guerra per vivere il periodo postbellico in cui le angosce belliche vengono sostituite da quelle esistenziali ed altre, per le quali neanche sapevate che esistessero… Credo di aver definito la nostra realtà in modo migliore nel romanzo Buona notte, amici miei, quando scrivo delle depressioni: «Nelle nostre depressioni sono racchiusi tutti i sogni finanziari, amorosi e d’altro tipo andata a farsi friggere come nel resto mondo, ma da noi tutto ciò è condito con una fine salsa di sungue e sudore, di morti che non si lasciano seppellire, di vivi che non vogliono vivere, di confini statali vecchi e nuovi che durante la vita media di un povero cittadino cambiano almeno alcune volte, di valori biblici di cui neanche il Signore tiene più conto già da alcuni millenni...»

2. Nei Suoi romanzi predominano le amicizie maschili, che né le guerre né i capipopolo possono intaccare. Crede che la peculiarità della Sua scrittura si rifletta proprio in questa umanità che la gente ama riconoscere in altri?

Da qualche parte ho scritto che le amicizie non le avevo fatte grazie agli stati e ai capipopolo e quindi neanche le interromperò. Io queste amicizie le ho instaurate autonomamente e non per altri, per cui neanche permetto ad alcuno di giudicarle.
La cosa più atroce è quando l'amico nei tempi difficili ti gira le spalle… D'altro canto, molte amicizie non hanno superato la prova del peso della guerra. Le persone non ce la facevano sotto tutti i punti di vista, mentre la paura per la propria sopravvivenza aveva anch'essa un suo prezzo… Quando la guerra è passata e la paura è diminuita, si sono guardati attorno e sono rimasti terrorizzati dal deserto emotivo che le circondava. Io con i miei libri voglio far ricordare a queste persone che “vivevano” anche prima di questo deserto. Le porto in quel mondo che (ri)conoscono, in quel mondo in cui l'uomo era uomo, e il lupo era lupo…
Sono d'accordo che nulla è né più sarà come prima, però ricordando le persone che con la loro bontà hanno segnato il nostro passato, sono sicuro che possa essere molto meglio di com'è in questi tempi da lupi. Penso che pian pianino inizino a capirlo anche coloro che se si sono bevuti la storia della terra promessa…

3. L'azione benefica dell'amicizia si riconosce anche nel romanzo Buona notte, amici miei, e sebbene il romanzo non tratti di guerra, i suoi protagonisti sono “deviati” da quegli ani Novanta. Dopo tutto ciò che abbiamo vissuto (lo sfascio dello stato, delle famiglie, delle aziende, dei sistemi dei valori), oggi è possibile vivere e pensare normalmente, e in che misura?

Ogni tempo ha le sua ragion d'essere, quindi anche questo in cui viviamo. Questo non è il mio tempo, ma mi sopporta ancora. Fino a quando, non lo so. Credo che molti la pensino allo stesso modo. Un nuovo sistema dei valori, a cui Lei si riferisce in verità non esiste. Se esistesse, saprei rapportarmi ad esso, definire se è per me acettabile o no. La mia generazione ha avuto una decina d'anni che meritavano d'essere vissuti (penso agli “aurei anni Ottanta”). Poi siamo usciti da un sistema e non siamo ancora entrati in un altro, sicché oggi ci troviamo nel nulla. Più precisamente, vaghiamo tra il social-realismo e il capitalismo. Inoltre, gli Americani, che ci fungono da esempio indiscutibile, hanno esportato da noi e nel resto del mondo una grave crisi economica, che da queste parti appena deve mietere le sue vittime… Ci vorranno alcuni anni finché il mondo avrà sanato la crisi, dopo di che gli Americani ridefiniranno la loro idea neoliberale affinché la crisi non si ripeta… Quindi, ecco, forse tra qualche tempo, diciamo una decina d'anni, tuttavia sapremo dove stiamo andando… Ma forse gli Americani avranno troppo da fare e dimenticheranno di avvisarci sulle nuove direttrici, per cui continueremo a vagare… Sono troppi i piccoli che credono di essere grandi… Sono rari i grandi consapevoli della loro pochezza….
In sintesi, ciò che noi conoscevamo come “vita normale” non esiste più. Purtuttavia, si può e si deve riflettere, perché questo è l'unico modo di facilitare il percorso a quelli che vengono dopo di noi e che hanno altrettanto diritto ai loro “anni d'oro”… Come disse qualcuno, il futuro arriverà, sia che ne siamo in attesa o no. E dato che è così, allora facciamo cioììò che possiamo, anche se poco.

4. Dai Suoi libri si può notare che i Balcani sono una valle di lacrime in cui la roulette porta sempre allo stesso risultato – alla morte. Perché è così?

La percezione stereotipa dei Balcani si riduce alla polveriera intorno alla quale c'è sempre qualcuno che gioca con i fiammiferi e aspetta l'occasione di mandare tutto per aria. Ogni tanto qualcuno ci riesce. Tale percezione è di buona resa per la scrittura, lo schermo, ed è particolarmente di buona resa per i facendieri internazionali che giocano d'azzardo con i nostri destini. E che regolarmente ci forniscono di polvere da sparo e di fiammiferi, chiaramente a credito, e quando la polveriera scoppia, sono i sopravvissuti che devono saldare il debito.
Ho scritto il dramma Roulette balcanica in cui parlo dell'uomo semplice i cui ideali sono stati distrutti dal tempo e che contro la propria volontà è diventato vitima della percezione di cui sopra, tanto che togliendosi la vita trasforma quella percezione nella realtà.
È inverosimile quanto siamo manipolati. Dal settimo secolo in poi, come sono soliti dire i nostri vati nazionali…
Ritornando alla Sua domanda: perché è così? Beh, perché qualcuno ha interesse che sia così. Io e i miei consimili di sicuro non ce l'abbiamo.

5. Nell'ex Jugoslavia è stato ufficiale della marina militare, ora è avvocato e scrittore. Nei Suoi libri ha descritto i destini reali dei suoi ex colleghi. Ha avuto qualche informazione di ritorno? Come hanno reagito? Chi sono i suoi lettori?

Grazie al tipo di scrittura usata (una combinazione di ironia e grottesco, di lacrime e riso) ho un pubblico alquanto ampio. Chiaro i lettori più fedeli sono quelli che appartengono alla mia generazione, specie quelli che negli anni Novanta hanno lasciato queste terre andandosene in Canada, Australia, Nuova Zelanda… Viaggio di sola andata, chiaro. In genere, da noi i viaggi sono di sola andata. I popoli normali trovano sempre una via di ritorno, nel caso di bisogno, ma noi no. Una volta partiti, non si ritorna indietro… E così, partiamo nel nostro glorioso passato, finché tutti i ponti non vengono distrutti… E dopo, chi sa nuotare, nuota… Mi scuso per la digressione.
Quindi, ho ricevuto innumerevoli lettere da queste ed altre persone. Se ne facessi un libro (ma non lo farò), credo che il libro sarebbe molto più interessante di parecchi libri contro la guerra che ogni tanto vengono pubblicati nei Balcani. Ogni tanto per non dire raramente, come se ci fosse di che vergognarsi… Sono convinto che questa “raccolta di lettere” sarebbe uno shock per molti, specialmente per coloro che “sanno” cosa pensa la gente e che sulla base di questa “cognizione” direttamente o indirettamente decidono in nome della gente.
Ancora una cosa che è importante per me. I miei libri sono ugualmente ben accetti in tutti gli stati della ex Jugoslavia. Da tutti eccetto che dalle élites politiche, mediatiche, editoriali. Le élites non mi amano, nulla da fare. A dire il vero, il sentimento è reciproco. Per fortuna si trova sempre qualche eccezione che conferma la regola. In fin dei conti, grazie alle eccezioni, viene cambiata anche qualche regola…


6. Ultimamente ha ricevuto parecchi premi all'estero, specie in Italia, dove ha avuto una cinquantina di riconoscimenti letterari. Come gli stranieri percepiscono le Sue tragiche storie belliche e posbelliche?

Le percipiscono come di solito si percepiscono le altrui tragedie belliche. Prima con incredulità che col passar del tempo, a causa della loro durata esagerata e della grande concorrenza (non passa un giorno che nel mondo non succeda almeno una tragedia), si trasforma in disinteresse. Di conseguenza, si potrebbe dire che la nostra guerra già da tempo ha oltrepassato la data di scadenza. Ora è il tempo di pagare le spese belliche.
Tuttavia, grazie al tipo di scrittura di cui sopra e al tratto universale delle storie, i miei libri sono ritenuti interessanti. In primis agli ambienti letterari, ma anche al lettore medio se si trova in occasione di conoscere la mia opera.


7. Dato che scrive nei lassi di tempo che Le rimangono dopo le Sue attività professionali, come e quanto segue la scena letteraria dell'ex Jugoslavia? Ascolta anche altre voci letterarie?

Nello scontro con il tempo, io sempre me la passo peggio. Mi sfugge e mi manca sempre… Ecco si avvicina il Natale per cui lascio spazio all'immaginazione. Immaginate che un bel giorno qualcuno ci conceda una pensione sufficiente per (sopra)vivere, ci paghi l'abbonamento alla biblioteca civica e che il buon Dio ci dia la salute… e poi noi leggiamo. Leggiamo tutto ciò che volevamo leggere ma non avevamo tempo per farlo. Nel caso nostro, ciò è esagerato anche se si tratta di auguri di Natale. Quindi sotto la pressione della banale realtà purtroppo non ho molto tempo da dedicare alla lettura. Tuttavia, lo rubo al mio impegno professionale e alla vita familiare e spesso a notte fonda seguo i destini letterari di coloro che il destino ha condannato a vivere nei Balcani.
Per fortuna, molti scrittori contemporanei dell'ex Jugoslavia sono miei amici e mi mandano i loro libri, per cui almeno non ho problemi a procurarmeli. Ecco, proprio in questi giorni sto attendendo che lo scrittore montenegrino Vujica Ognjenović venga alla fiera del libro a Pola e che mi porti l'atmosfera del litorale montenegrino e l'ultimo libro della scrittrice Bosiljka Pušić «Arancia sotto l'elmo».
Personalmente mi sembra che non ci sia una soddisfacente produzione lettararia antibellica, almeno è così in Croazia. E anche ciò che è stato scritto in buona parte è stato artatamente ignorato, sottaciuto… Ciò diventa tanto più palese quando pensiamo quanti soldi sono stati spesi per i libri di tendenze opposte… Perciò dico che la guerra ovvero la politica bellica non è finita nel 1995, ma continua ad essere praticata con altri mezzi.

Vlatko Simunović (Montenegro)

venerdì 6 febbraio 2009

Le pillole di Enrica 7

commentini di Enrica Musio al catalogo Fara, precedenti qui

Scrittura amorosa è un libro antologico di autori emergenti che hanno partecipato con poesie e racconti al concorso Scrittura amorosa di Bellaria. Il tema del concorso era l’amore in tutti i suoi aspetti e sfaccettature. Un buon libro.

Nel libro di poesie scritto da Alessandro Assiri e Chiara De Luca sui passi per non rimanere leggiamo poesie sull’indifferenza e sull’incostanza di chi legge le poesie, e del perché il poeta deve fare la poesia. La poesia che diventa una materia di studio: una poesia che fa anche incontrare. Un bellissimo libro.

Nel libro di poesie scritte dal giovanissimo Stefano Cattani Vita in rosso… un cuore violento si leggono versi che sembrano scritti su una carta molto tenera, versxi che donano al lettore una gioia irriepetibile (nel libro notiamo molta competenza tecnica per essere di un autore giovane, il libro è pieno di temi molto complessi). “Le parole inseguono e chiamano, si muovono nello spazio, diventando anche un sussurio”. Tutto poi divenire un io poetico. Un buon libro.


Nel libro di poesie scritto da Simone Molinaroli Cani al Guinzaglio nel Ventre della Balena ci sono poesie che vanno dal 1994 al 2000. Sono poesie che vogliono denunciare l’ipocrisia del potere, e ci parlano anche della solitudine, e dell’autodistruzione. Un buon libro.

Nel libro di Leela Marampudi Il destino immobile vengono offerti dei testi poetici che parlano di destino, anche se alle volte lo troviamo immobile e senza forma. Una sorta di vuoto interiore.
Un bellissimo libro.

Nel libro di Maria Stella Olivieri Il mio cane di Gino racconta in modo intrigante e narrativo di un personaggio che usa solo e sempre “IO”. In questo libro l’autrice scava anche nella sua interiorità, ci porta in una bella dimensione molto autobiografica, ci racconta del disorientamento giovanile, anche accompagnandolo con lo slang dei giovani. Un bel libro.

Nel libro di Colomba di Pasquale Il resto a voce leggiamo poesie che parlano di anima e amore e che scandiscono ogni giorno della nostra vita. Un buon libro.

Nel libro di poesie scritto da Guido Passini Senza fiato si leggono meravigliose poesie scritte anche molto autobiograficamente dall’autore di fibrosi cistica, un male inesorabile e genetico (si ammalano i polmoni, si riempiono di muco, infatti la fibrosi cistica è anche chiamata “mucoviscidiosi”, però oltre ai polmoni la fibrosi cistica prende anche l’intestino).
L’autore, con un linguaggio semplice, ci parla della sua malattia, anche attraverso l’aiuto di altri poeti e autori che hanno condiviso questo progetto. Nel libro notiamo che l’autore non si scoraggia mai, anche se ci parla del dolore e della sofferenza che prova per questo suo stato di salute un po’ precario. Un bellissimo libro.

Popcorner news



Care rane,
i vostri affezionatissimi valanguardisti della Popcorner Factory sono
diventati ricchi. Molto ricchi.
A dimostrazione di ciò, essi stanno preparando innumerevoli iniziative
- pubbliche e private - molte delle quali non si capiscono.

Oggi celebriamo con voi la nascita del Nostro Dittatore e annunciamo
che è in distribuzione "IL CANE": capolavoro cartaceo realizzato in
occasione del Capodanno cinese che segna il passaggio dall'anno del
topo all'anno del bue.
E' possibile trovarlo presso lo spazio "Indue" a Bologna in Vicolo
Broglio 1/E, in giro per la città e nelle toilette dei vostri
maggiordomi.
Presto vi sveleremo, con la giusta arroganza, i punti di distribuzione
di Milano, Roma, Brescia, Napoli.

Per il momento sputate pure, se volete.

Con sfarzo e magnificenza,
La Popcorner Factory


NB: se volete condividere ed accrescere la nostra ricchezza, fate un
bonifico a favore dell'Associazione Popcorner Factory:
IBAN: IT42 L063 8502 5041 0000 0002 004
I primi 7 che verseranno un importo pari o superiore a diecimila euro
riceveranno un omaggio in omaggio.

Un piccolo grande editore

Morena Fanti incontra Francesco Giubilei

In un mondo in cui i trentenni sono definiti ‘bamboccioni’ dai Ministri, stanno sotto le gonne di mamma, hanno spesso crisi d’identità e non sanno cosa vogliono, scoprire che un ragazzo di sedici anni ha già una sua attività, tra l’altro in un settore che vive momenti non facili, fa ben sperare e regala un’iniezione di fiducia.
Si potrebbe definire Francesco Giubilei un “piccolo editore”? Forse è meglio definire “giovane editore” questo sedicenne cesenate che frequenta il liceo alla mattina e di pomeriggio, quando non va a giocare a calcio, si dedica alla sua casa editrice Historica.
Di sicuro Giubilei ha le idee chiare e sa cosa ama fare. La lettura e la passione per i libri sono gli stimoli che l’hanno spinto verso l’editoria. La frequentazione assidua del computer ha fatto il resto e il nostro si è immerso nel materiale che più gli è congeniale: la parola scritta e i libri.

  • Come si svolgono le tue giornate?
v. tutto qui viadellebelledonne.wordpress.com

Coriandoli di solidarietà a Rimini 20 feb



Carissimi, vi invio la locandina della serata di beneficenza che si svolgerà
venerdì 20 febbraio nella caratteristica atmosfera del Terrasamba (di fronte
all'Aereoporto di Rimini) con cena brasiliana e spettacolo dal vivo delle
splendide ballerine brasiliane. "Coriandoli di solidarietà" è organizzata
dall'Associazione Piccoli Alberghi di Qualità e il ricavato andrà alla
Fondazione ISAL contro il dolore e a RiminiAIL.
Oltre ad invitarvi a partecipare alla festa, vi chiedo cortesemente di fare
il passaparola e di girare questa mail ai vostri contatti.
Grazie!
Antonella Chiadini

giovedì 5 febbraio 2009

News da Marco Guzzi

Carissime amiche e carissimi amici,

in questi primi 12 mesi di crisi economica, in cui è andato in fumo circa il 50% della capitalizzazione finanziaria mondiale (qualcosa come 11.000 miliardi di euro), sentiamo sempre più spesso utilizzare la parola “conversione”.

Dobbiamo riconvertire in senso ecologico le nostre industrie automobilistiche, e, più in generale, l’intero sviluppo economico del mondo, ci dice Obama.
Dobbiamo convertirci alle fonti energetiche rinnovabili, avviando quella “conversione ecologica”, di cui parlava Alex Langer già negli anni 80.
Dobbiamo convertirci ad un capitalismo “creativo” e aperto agli interessi dei più poveri, ci dicono all’unisono Bill Gates e Mohammed Yunus.
Dobbiamo convertirci ad una vita meno sprecona, come ci suggerisce Antonio Galdo nel suo ultimo libro Non sprecare.

La conversione è un cambio di rotta.
Possiede in fondo lo stesso significato di rivoluzione e di ritorno.
Ad un certo punto facciamo una conversione ad U perché ci rendiamo conto che stiamo sbagliando strada, o che siamo giunti in un vicolo cieco.
Questo cambiamento di rotta, personale e storico-culturale al contempo, credo che sia l'unica vera opportunità che ci offra questa crisi, che sarà probabilmente molto più lunga e profonda di quanto tuttora si creda, e procederà a balzi, alternando scossoni e momenti di ripresa.

La conversione ad una vita nuova è uno dei più forti e radicati archetipi dell’inconscio collettivo dell’Occidente, ed ha animato, nel bene come nel male, tutta la nostra creatività e il nostro desiderio di cambiare noi stessi e il mondo.
Oggi torna a significare un grande mutamento di mentalità, secondo l’antico significato di meta-noia: siamo chiamati a sviluppare cioè una mente che sappia vedere nell’interesse del tutto (e di tutti) il proprio interesse, al di là di ogni miopia egoistica.
Questa è la chiamata planetaria ad un nuovo inizio.
Una chiamata che non viene più soltanto da un impulso morale o spirituale, ma dalla necessità di sopravvivere come specie umana su questa terra.

Vi scrivo questo per segnalarvi l’avvio, sabato 7 febbraio, alle ore 10.50, di una serie di trasmissioni che condurrò per Radio Tre, proprio su questi temi:

Dalla fine all’inizio
Percorsi per ricominciare

Il programma, che si intitola Percorsi, ed è a cura di Elisabetta Parisi, andrà in onda il sabato e la domenica dalle ore 10.50 alle ore 11.50.
Si affronteranno otto scenari fondamentali della vita contemporanea osservando appunto ciò che si sta consumando in essi e cosa stenta ad emergere come nuova configurazione.
Il calendario delle trasmissioni è il seguente:

7 feb. La mancanza di senso e il bisogno di un nuovo orientamento
8 feb. La fine e la rigenerazione della famiglia
14 feb. Il tempo che ci manca
15 feb. Fine della guerra, inizio della pace?
21 feb. L’emergenza educativa
22 feb. Città, megalopoli, e nuove relazioni
28 feb. La crisi del principio di autorità
1 marzo Nuovi itinerari di vita interiore

Le trasmissioni saranno riascoltabili e scaricabili a questo indirizzo:
http://www.radio.rai.it/radio3/percorsi/index.cfm

Questa, tra l’altro, è per me un’occasione per tornare alla conduzione radiofonica dopo esattamente 10 anni, riproponendo le tematiche che mi stanno a cuore, in modo spero più semplice e diretto.



Nel mio sito www.marcoguzzi.it ho inserito un Nuovo Video che mi permetto di segnalarvi e che riprende temi che saranno sviluppati anche nella trasmissione dell'8 febbraio:

Il matrimonio come opera d'arte

Crisi e rigenerazione della relazione di coppia



Vi segnalo poi che potete leggere un mio intervento su

La Chiesa, gli atei, e i mass-media

a questo indirizzo:
http://www.benecomune.net/news.interna.php?notizia=657

martedì 3 febbraio 2009

È uscito Fragile di Laura Bonalumi


Laura Bonalumi
Fragile

€ 13,00 pp. 154 (Sia cosa che)
ISBN 978-88-95139-56-2

Questa è una storia di anoressia e di angeli: un argomento così duro e difficile viene affrontato dall’Autrice con grande
delicatezza (una sofferenza insostenibile è accompagnata da uno sguardo “abbracciante”) e al contempo con una profondità
di analisi assolutamente empatica. Il lettore non può che essere catturato dalla narrazione, dalle sue emozioni forti e sincere. Forse si aprirà a chi legge una nuova dimensione della realtà, un approccio diverso alla sua quotidianità in cui si annidano tratti che rimandano ad altro, a oltre di cui spesso non ci rendiamo conto: Laura Bonalumi ci offre degli spunti per sintonizzare le nostre antenne sul vero “valore” delle persone e delle relazioni.
Come afferma Stefano Martello nella Prefazione: “Abbiamo un bisogno ancestrale di immaginare le nostre vite in mano a forze sconosciute che ne guidino il corso…”, forse questo bisogno non l’abbiamo per caso.

Laura Bonalumi, quarantenne milanese, è una creativa pubblicitaria che ha scoperto la passione per la scrittura e, felice, sfata il mito: “Gli art director non sanno scrivere!”
Ama raccontare storie di donne, parlare dell’universo femminile e attraversare con le vicende narrate temi sociali. Sposata, è mamma di due bambine.
Fragile è il suo terzo romanzo. Ha precedentemente pubblicato Wild iris (Editrice Nuovi Autori, 2002) e Gli occhi del mondo
(Fara Editore 2006).

LE FIAMME DI ZAPOROZE ad Avellino 5 feb


5 FEBBRAIO 2009 – ORE 17,30
c/o SALA PENTA – BIBLIOTECA PROVINCIALE DI AVELLINO – C.so EUROPA
presentazione del libro di
MARIO DIMITRIO DONADIO – “LE FIAMME DI ZAPOROZE”

Saluti SALVATORE BIAZZO (Assessore alla Cultura Comune di Avellino)

Interventi:
FRANCO FESTA (Scrittore)
FIORENZO IANNINO (Storico)

Modererà l’incontro il poeta RAFFAELE BARBIERI
Letture a cura di ENZO MARANGELO

Sarà presente L’AUTORE: MARIO DIMITRIO DONADIO
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Il romanzo “Le fiamme di Zaporoze” nasce in seguito ad anni di studio di tradizioni popolari ricavate sia dall’ aspetto letterario (spaziando dalla raccolta poetica “Kobzar” di Taras Scevcenko, all’ opera di Nicolaj Gogol, considerando anche Pushkin, Tolstoi e Pasternak) che prettamente storico (per mezzo di libri dedicati come il Riasanovsky, il Kirconnell) e di costume (come le pubblicazioni della Surma Library di New York), ma anche attraverso rapporti diretti con ucraini depositari di tradizioni narrate ed esperienze (essendo inoltre io stesso d’origine ucraina).
La stesura del testo e’ avvenuta nel corso di lunghi periodi di soggiorno, di studio e di lavoro tra Avellino, New York e Londra.
La storia si svolge agli inizi del XVIII secolo, al tempo del confronto tra lo zar Pietro il Grande di Russia e il re di Svezia Carlo XII, con al centro i cosacchi di Zaporoze.
L’intreccio narrativo espone lo stile di vita e di pensiero della comunità cosacca, nella sua evoluzione traumatica, passando dall’alleanza forzata imposta dai russi, all’alleanza volontaria con gli svedesi, ma in definitiva sfortunata, poichè frantumata alla grande battaglia di Poltava.
Obiettivo della pubblicazione è quello di proporre la lettura d’un romanzo storico di intrattenimento con l’originalità di un tema poco trattato (finanche nella classica letteratura russa, all’infuori di poche eccezioni) o comunque non ben conosciuto. Il testo aspira a collocarsi nell’ambito di una tradizione letteraria dell’Europa dell’est, che seppur governata in maniera prevalente da quella russa, vuol più che altro sottolineare l’essenza di quella avventurosa spiritualità, in parte espressa da Gogol, ma ancor più da Scevcenko (entrambi ucraini). Al tempo stesso vuol distaccarsi da quel tipo di letteratura asciutta e piuttosto carente di moti individuali, derivata dal periodo sovietico (in questo rifacendosi al "controcorrente" Dottor Zivago di Pasternak).
Proporre un testo (il primo di una serie in progetto) che possa auspicarsi di godimento in considerazione della scrittura e dell’analisi storica e di costume, in previsione d’un avvicinamento graduale e costante dell’Occidente all’Europa dell’est, di certo con un prossimo contatto, sempre più approfondito, con la sua tradizione, alla quale si può scegliere di giungere in qualche modo preparati.
Proporre un testo che, seppur racchiuso in una specifica sfera spazio-temporale, possa comunque trascendere realtà locali limitate, allo scopo di fornire elementi di interesse generale (ed anche provocazioni) nell’intenzione di pervenire ad una più ampia fruibilità.