martedì 31 marzo 2009

Su Fragile di Laura Bonalumi

“Fragile”
A cura della Redazione di timshell.it

Storia di anoressia e di angeli, al confine tra fantasia e realtà in un coinvolgente libro di Laura Bonalumi

Parlare di anoressia non è semplice. Non lo è per la delicatezza dell’argomento, non lo è perché una storia di anoressia è prima di tutto una storia di sentimenti e di umane emozioni. E non c’è nulla di più difficoltoso che raccontare emozioni.

Laura Bonalumi, ci è riuscita perfettamente in “Fragile” (Fara Editore), il racconto di Anna, sedici anni, anoressica, un’adolescenza segnata da un disagio inesprimibile e una fine quasi annunciata. Una ragazza comune che all’interno dell’Ospedale in cui è ricoverata, vive il suo calvario, più intimo che fisico, percorrendo le tortuose strade dell’esistenza. Ad accompagnarla è l’abbraccio di un angelo, “a metà strada tra certezza divina e dubbio umano.” Il risultato per il lettore è miracoloso. Forse perché non crediamo negli angeli. Forse perché avevamo bisogno di guardarci dentro più di quanto noi stessi pensassimo. Forse perché, come ricorda Stefano Martello nella Prefazione, “abbiamo un bisogno ancestrale di immaginare le nostre vite in mano a forze sconosciute che ne guidino il corso…”.

“Fragile” non è un racconto qualunque. Non è pagine e pagine di cronaca e di luoghi comuni, né di analisi, di ragioni, di colpe e di scuse. E’ un percorso nella propria anima attraverso l’anima di Anna. E’ il suono di un grido struggente e acuto che silenziosamente arriva dritto al cuore. E ci fa riflettere. Tutti. Sui nostri bisogni, sulle nostre paure, sulla nostra difficoltà ad esprimere i sentimenti, sulla “nostra” fragilità.

Chi si avventura nella lettura non può restare indifferente. Perché nessuno, ma proprio nessuno, può fuggire dai sentimenti e dalle emozioni. Ed è proprio di essi, prima ancora che della storia raccontata, che in questo libro ci sentiamo parte. Anna siamo noi. Le sue emozioni, i suoi pensieri, le sue paure le conosciamo così bene da afferrarle al volo, da prevederle persino. Eppure le viviamo con l’intensità di chi le percepisce per la prima volta perché lei ci costringe a guardare oltre, a fissare lo sguardo proprio dove non vorremmo. In quella direzione che avevamo cercato con tutte le nostre forze di sfuggire relegando la verità in un angolo del cuore, riducendo l’immenso spazio dell’anima in un angusto ripostiglio, trasformando l’amore in un valore così piccolo da essere sovrastato da un dolore negativo e distruttivo, che vince inesorabile su ogni buona volontà.

Ma qui a vincere è un bene esagerato che per una volta è più forte delle nostre resistenze. E il miracolo si compie: vogliamo che Anna possa gridare finalmente il suo amore. Vogliamo sostenerla, entrare fisicamente nelle pagine del libro per invitarla a farcela. Vogliamo fortemente che Anna sia finalmente libera. Perché è così che possiamo divenirlo anche noi: liberi di amare, liberi di chiedere aiuto, liberi di vedere oltre. Adesso sì che vorremo un angelo. E adesso, forse, qui c’è.

aPeritivi: foto dell'incontro del 29-3-09

Carissimi Laura, Gianluigi ed Alberto,
ho scaricato e vi invio le foto scattate ieri mattina durante e dopo l'incontro letterario a Puntopero. Un incontro dal quale, almeno io, ma penso non solo io, ho portato a casa tanta conoscenza in più. Le invio anche ad Alessandro per il blog.
Un abbraccio a tutti.

nino di paolo



il primo a destra è Alberto Mori


al centro: Gianluigi Falabrino


Laura Bonalumi








venerdì 27 marzo 2009

Autori in biblioteca

…/faranews 108

Numero 108
febbraio-maggio 2009

Editoriale: Ultimo numero

Eh sì, non ci sono più energie per portare avanti Faranews, dovendomi dedicare al sito, ai due litblog (farapoesia e narrabilando) e agli spazi su facebook dove ho aperto un gruppo in cui riporporrò anche materali tratti da questi 108 numeri che contengono tante cose interessanti.

In questo trovate alcune poesie e versioni di Stefano Cervini, una poesia e un saggio sul siciliano di Marco Scalabrino e le sempre acute parole e meditazioni di Dom Bernardo Gianni.

Vi ricordiamo che questi sono gli ultimi giorni per partecipare alla VIII edizione del concorso Pubblica con noi un concorso che grazie al competente lavoro dei giurati ha saputo individuare voci poetiche e narrative intense e belle.

mercoledì 25 marzo 2009

Primato della pietà a Milano: fotoracconto

Alcune immagini (scattate da Alessandro Brunello, che ringraziamo) della presentazione de Il primato della pietà di Nino Di Paolo presso la Libreria Archivi del 900, Milano, il pomerggio del 20 marzo 2009, con la partecipazione di Barbara Rosenberg








Barbara Rosenberg presenta Nino Di Paolo







martedì 24 marzo 2009

Su Fragile di Laura Bonalumi

recensione di Carla De Angelis




Ho letto il libro in una notte, una notte lunghissima, più di quelle che passo in attesa del sonno che non giunge.

Ho chiuso l’ultima pagina “con gli occhi che non trattengono il pieno delle lacrime” pag. 85.

Fragile, in tutta la nostra esistenza c’è un lungo periodo, ma infinitamente breve, nel quale ci sentiamo onnipotenti, padroni del tempo e degli eventi, ma prima e dopo la fragilità è nostra compagna. La fragilità di Anna è estrema e nello stesso tempo il pudore di chiedere alla madre quelle carezze quelle parole che hanno determinato il suo stato non so perché mi fanno pensare per un istante alla Lettera al padre di Franz Kafka.

La scrittura di Laura è soffice, è “liquida” non va via come l’acqua sulla roccia, lentamente senti che ti pervade: “Mi sposto vicino al suo fianco, le cingo le spalle con il mio abbraccio di luce e attendo con lei. Si volta curiosa a cercare chi l’ha sfiorata, prima a destra, a sinistra poi; ha sentito passare la luce…” (pag. 133). Laura Bonalumi usa parole che sembrano leggere, ma che poi si posano nella mente come macigni.

“Questa cosa malefica ha un nome, anzi ha pure un nomignolo vezzoso: Ana” (pag. 40). Sono andata su internet ho cercato Ana, ho letto il credo, i comandamenti, i motivi per non mangiare, i trucchi per non destare i sospetti. Sembrerebbe contro natura accettare tutto questo, visto che il gusto è tra i sensi più arcaici e la necessità di mangiare è legata alla sopravvivenza.
Forse la vera vita è quella dei sogni, quando parliamo con il nostro Angelo, la finzione è dopo quando sorridiamo e vorremmo urlare. “Quando tornerà fingerò di dormire e lei fingerà di credere al mio sonno” (pag. 26). Non avevo mai letto tanto sull’argomento, lo stimolo è venuto da una scrittura così pura, onesta, da favola e come tutte le favole è reale.

La scrittrice rapppresenta la vita di Anna che altro non vorrebbe che una carezza e per averla dona vita.

Chi ha pagato il prezzo più alto?

lunedì 23 marzo 2009

Alex Celli alla festa della Biblioteca 29 mar

Palazzo della Cultura: la nuova biblioteca comunale

Il progetto, il cammino.

Festa di inizio lavori

Fondare biblioteche è come costruire granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito (Marguerite Yourcenar)

Domenica 29 marzo 2009

Via Pascoli* – Santarcangelo

* La festa si svolgerà nel tratto di via Pascoli che divide l’attuale sede della biblioteca comunale “Antonio Baldini” dalla sua nuova sede, nel palazzo dell’ex ospedale civile di Santarcangelo

Programma della festa:

Dalle ore 15,30 - Via Pascoli

Frammenti di letture

Animazioni
Intrattenimenti musicali
Stand librerie Santarcangelo
Buffet

16,00 – Via pascoli –

Interventi:
Mauro Vannoni (Sindaco Comune Santarcangelo)
Nando Fabbri (Presidente Provincia Rimini )
Rosaria Campioni ( Soprintendente beni librari Regione Emilia-Romagna )

17,30 – Biblioteca comunale “Antonio Baldini”

Un nuovo palazzo della cultura: Il progetto

Intervengono:
Manuela Ricci (Assessore alla cultura Comune Santarcangelo)
Fabrizio Nicolini (Vicesindaco Comune Santarcangelo)
Matteo Alessandrini ( ricercatore)
Bruno Agates (Progettista incaricato)
Claudio Leombroni (Responsabile Rete bibliotecaria di Romagna)

Conduce: Massimo Cirri (della trasmissioni Caterpillar di Radio Rai)

Animazioni e intrattenimenti musicali:
“Dino Gnassi Corporazione Marcing Band” e “Nexus Tuttinfesta”

*******

FRAMMENTI DI LETTURE

Programma dettagliato

ore 15,30 – Sagrato Chiesa del Suffragio

Gruppo lettori volontari “Reciproci racconti” - Una biblioteca al quadrato. Letture animate per piccoli ascoltatori

ore 15,30 – Cortile palazzo Comunale- via Cavallotti

Trio “I n’è giust” - Poesie e racconti lungo la Valmarecchia

ore 15,45 – Palazzo comunale – ingresso Ufficio Attività Economiche

“Teatro del cartoccio” - Favole nel cartoccio

ore 15,45 – Ingresso esterno biblioteca “Antonio Baldini”

Remo Vigorelli - da: Il nome della rosa (di U. Eco)

Alex Celli
- Racconti brevi – da: Quando tendo all’infinito

ore 16,25 – Ingresso ex ospedale civile

“Gruppo Passioninsieme” - L’ipocondriaco (di N. Pedretti)

ore 16,30 – Sagrato Chiesa del Suffragio

Gruppo lettori volontari “Reciproci racconti” - Una biblioteca al quadrato. Letture animate per piccoli ascoltatori

ore 16,30 – Cortile palazzo Comunale- via Cavallotti

Trio “I n’è giust” - Poesie e racconti lungo la Valmarecchia

ore 17,00 – Palazzo comunale – ingresso Ufficio Attività Economiche

“Teatro del cartoccio” - Favole nel cartoccio

ore 17,00 – Ingresso esterno biblioteca “Antonio Baldini”

Remo Vigorelli - da: Se una notte d’inverno un viaggiatore (di I. Calvino )

Alex Celli - Racconti brevi – da: Quando tendo all’infinito

venerdì 20 marzo 2009

Su Il segreto del poeta di P.G. Kien

recensione di Nino Di Paolo



Reperire notizie su avvenimenti accaduti sei secoli prima ricercandole in racconti tramandati attraverso la voce di cantori e cantastorie del lembo più occidentale d’Europa e delle Isole Britanniche: questa è l’intenzione del protagonista del romanzo di Paolo Galloni (P.G. Kien) Il segreto del poeta, personaggio che viene identificato in Chrétien de Troyes, poeta del XII secolo, collocato e collocabile, perciò, in quel crocevia linguistico che segnò l’inizio della fine per il latino ed il sorgere di una letteratura scritta per le lingue parlate da tutte le genti che abitavano, a quel tempo, l’Europa.

Il viaggio di Chrétien è un viaggio al tempo stesso reale, dalla Loira alla Bretagna, dalla Normandia alla Corte d’Inghilterra, dallo Yorkshire al Galles ed infine alla Cornovaglia, un viaggio interiore che include il riconoscimento del proprio “peccato di codardia”, che include le avventure amorose e si conclude con la scoperta di tutte le falsità che gli uomini costruiscono per ottenere i loro scopi (finalmente un risultato “antiesoterico” nei romanzi di ambientazione medievale), un viaggio “culturale” , con la scoperta, per sé e per il lettore, delle pronunce e delle etimologie dei nomi riguardanti luoghi e personaggi dei protagonisti delle storie della corte di Artù, un viaggio nella natura (belle le descrizioni visive, acustiche, olfattive e del gusto di paesaggi, vegetazione e cibi) .

Il romanzo ha il pregio di non avere mai cadute di tensione: la corda è sempre tesa, chi legge ha bisogno di conoscere in fretta l’evento successivo, si sente compagno di viaggio di Chrétien.
Ha il pregio di descrivere i momenti d’erotismo e di sesso (uno dei più difficili, per ogni scrittore, da metter su carta con buoni risultati di qualità) con leggerezza e con utilizzo di vocaboli d’uso non recente, che conferiscono a queste parti del racconto la sensazione di vivere situazioni “universali” in “quel” momento storico.

Universale è anche la “fotografia” della strage ordinata dal re d’Inghilterra contro gli abitanti di un villaggio colpevoli di… ( non posso aggiungere dettagli che anticipino la trama), e che fa diventare, al confronto, veramente fortunato il “Geordie” di De Andrè e di Joan Baez, impiccato con una corda d’oro.

L’angoscia che l’autore trasmette attraverso questa fotografia, richiama la medesima angoscia descritta dallo stesso Galloni in un racconto del suo precedente libro Le affinità casuali nel quale si narra una realtà poco o nulla ricordata dalla storiografia e dalla letteratura relativa al periodo di occupazione tedesca del Norditalia (anno 1944): le razzie di manipoli di soldati asiatici (kazaki, uzbeki o tagiki che fossero, definiti “Mongoli” dai contadini emiliani che ne fecero conoscenza) arruolati dai nazisti durante la campagna di Russia e schierati in Italia in quell’ultima fase della Guerra.
Diversissimo il contesto storico, identico il risultato nelle anime e sulle carni delle vittime.

Sempre nelle Affinità casuali, testo che racchiude il meglio del proprio blog, Paolo aveva preso confidenza e “presentato” al pubblico proprio i personaggi del Segreto del poeta: Chrétien ed i figli della di lui penna, Artù e compagnia.

Sottolinerei, infine, i due aspetti, per me, migliori di questo lavoro di P.G. Kien-Paolo Galloni: la limpidezza di scrittura e l’enorme lavoro di ricerca storica e linguistica, peraltro già presente nelle sue precedenti opere, il romanzo Donal d’Irlanda ed alcuni saggi sulla caccia e sull’artigianato del Medioevo, e che squisitamente sorregge tutta l’intelaiatura del romanzo.

Da leggere.


martedì 17 marzo 2009

Su Fragile di Laura Bonalumi



recensione di Morena Fanti

Fara Editore, 2009
pp. 153, euro 13,00


Anna ha sedici anni. Un corpo fragile e una mente viva e bruciante, la musica incollata alle orecchie – isolante che divide dal resto del mondo – e due amiche così preziose da volerle proteggere anche da se stesse a da quella belva che sta divorando anche lei.
Ha un nome quella cosa che la sta distruggendo. Un nome che sembra quasi bello, un nome che – destino o accanimento della vita? – assomiglia tanto al suo: “Questa cosa malefica ha un nome, anzi ha pure un nomignolo vezzoso: Ana. […] Ana, come un’amica del cuore, la senti che ti pulsa nel cervello, ti parla, ti mette in guardia dai cattivi consigli, dai camici bianchi, dagli strizzacervelli. […] Ana ti fotte la vita”.
Ma la vita è quella terrena, tra dolori e famiglie inesistenti, o è quel luogo di pace e speranza dove sei incorporea e riesci a vegliare sulla vita delle amiche ancora meglio di quanto tu abbia fatto prima?
Fragile è il nome che Anna si dà, il nome che sente suo, quasi come lei fosse un bicchiere di cristallo, un oggetto che alla minima scossa si può incrinare e rompere. Fragile è l’equilibrio su cui si reggono questi quaranta chili di ossa e pensieri furibondi. È con una penna attenta e premurosa che Laura Bonalumi entra in questo mondo così tormentato e angosciante. I nostri occhi si soffermano sulle vicende che l’autrice racconta e sui pensieri che le sue parole ci suscitano. La scrittura entra nell’anima di Anna e nella nostra, indicandoci una possibile via di riscatto nei gesti della bellissima madre di Anna e nella vicinanza che riuscirà a creare con le amiche della figlia, proteggendole attraverso i gesti che non aveva mai avuto per lei.
Ora Anna ha diciassette anni e nella sua camera, nella 124, c’è Francesca, tredici anni, al suo primo ricovero. Ora Anna è trasparente, completamente invisibile, perfettamente impalpabile e continua a vegliare e proteggere Patty e Silver.
Gli Angeli ci proteggono anche da noi stessi quando sono Angeli che derivano dalla sofferenza. Immaginare che siano disponibili per noi è un sogno, un desiderio inconscio di trovare protezione nei momenti difficili. La scrittura forte e a tratti feroce, ma anche piena di delicata poesia, di Laura Bonalumi ha saputo coniugare la sofferenza di una malattia così grave e così devastante alla bellezza e alla delicatezza del respiro degli Angeli.




venerdì 13 marzo 2009

Su Il primato della pietà di Nino Di Paolo

recensione di Morena Fanti




Il primato della pietà
Nino Di Paolo

Fara editore, 2008
pp. 192, euro 14,00


La Pietà – sentimento ormai dimenticato negli usi e costumi di una società sempre meno attenta e rispettosa verso gli altri – è il filo conduttore di questa sequenza di racconti. Quattordici racconti, come sono quattordici le opere di Misericordia a cui Nino Di Paolo fa riferimento nella scrittura di questi testi, alcuni autobiografici, che penetrano la coscienza dell’autore mostrandolo nei suoi pensieri e nelle sue vicende più intime.
Come nel precedente Anno Santo 1975, ma quello era un viaggio vero, un viaggio di piedi e chilometri, anche in questo libro Di Paolo ci racconta di un viaggio. Questo di Il primato della pietà è, però, un viaggio di sentimenti e di memoria. Dall’infanzia, con i viaggi ripetuti annualmente da Pero verso Casalanguida e le radici familiari, alla nascita dei figli, seguiamo Nino Di Paolo nelle vicende che lasciano segni nella sua coscienza e nella sua anima. In questi racconti troviamo tanti bran(dell)i della nostra storia, in un percorso narrativo che ripercorre eventi e storia degli ultimi quarant’anni. Ma, cosa ben più importante e che si incide nella nostra lettura e nella nostra mente, in queste pagine troviamo il pensiero di vita di Nicola, ciò in cui crede, le cose che considera importanti. In sintesi, in questo libro c’è il pensiero e la forza dell’anima di Nino.
Non a caso ogni racconto è dedicato a qualcuno: dai personaggi pubblici della nostra società e della nostra storia (intensa la dedica a Mina e Piergiorgio Welby), ai personaggi ‘privati’, quelli che – amici e familiari - Di Paolo considera punti di riferimento. Bellissima la dedica all’ultimo racconto, quello che chiude il libro “ai miei coetanei di Pero con cui ci siamo insegnati tutto”.
Queste dediche sono il segno preciso di ciò che spinge Nino alla scrittura: nelle sue storie l’autore riversa sé stesso in un culmine di emozioni e di sentimenti. La Pietà diventa quindi quell’attenzione, quella cura che la nostra società ha dimenticato, e Nino Di Paolo, moderno cantore che impersona la voce narrante di una saggezza ormai dispersa, ci rammenta la nostra (perduta) coscienza sociale.


Su Il mio cane di Gino di Maristella Olivieri


recensione di Guido Passini



http://www.faraeditore.it/html/siacosache/canegino.html

Cenni biografici

Maristella Olivieri è nata nel 1981 a Cagli dove attualmente vive e lavora. Nel 2005 si è laureata in Lingue e Cultura d’impresa all’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”. Pubblica il suo primo romanzo Il mio cane di Gino edito da Fara Editore nel luglio 2008.

Recensione


Il mio cane di Gino è un libro che cattura. Me ne sono reso conto già alla fiera di Modena, dove al banco di Fara Editore, ho notato come la gente fosse attratta da questo libro. Chiunque passasse da lì per scelta o per sbaglio tra le mani prendeva questo libro, catturato forse dalla copertina intraprendente e simpatica, o dal titolo stesso che gioca un effetto ipnotizzante sul lettore. Anche io appena vista l’uscita del libro ho provato una certa curiosità e l’incontro con l’autrice, proprio a Modena, è stata l’occasione giusta per acquistarlo.
Inizialmente ho affrontato la lettura in maniera “soffice” dato che questa è la prima opera dell’autrice, ma già dal primo capitolo mi sono reso conto che Maristella sa il fatto suo. Ha una scrittura reattiva, sciolta, sempre improntata a tenere l’attenzione del lettore dritto sulle pagine. Il linguaggio usato è quello attuale, e la scelta è perfetta perché evita quello stacco spazio-temporale che si può trovare in tanti altri libri.
Un libro dalla doppia facciata, una che punta su tratti umoristici e allegri, e l’altro contrapposto lascia traspirare l’anima della protagonista, le sue paure, le sue scelte, i suoi attacchi nevrotici.
Questa giovane autrice ha lavorato sodo su questo testo e lo dimostra il fatto che non esiste una fase di stallo nel libro, un tratto in cui il lettore vuole chiudere il libro.
Capitoli brevi, ognuno dei quali scarica tensione ed emozioni diverse. Capitoli che potrebbero essere delle mini crono-storie, o perché no specie di novelle. E’ cresciuto in me infatti l’insano paragone con un libro gustato in gioventù : Marcovaldo di italo Calvino. Oltrepassando il tema nettamente differente, credo che la _base_ potrebbe essere paragonabile. Marcovaldo ha una malinconica comicità in tutte le diverse novelle che aprono le porte ad una lettura più profonda, che scava a fondo i problemi e le contraddizioni della nuova realtà industriale. Viene evidenziata una voglia di ritorno al passato, un mondo passato, forse irreale, ma nel cuore del protagonista è vivo e presente.
Allo stesso modo Il mio cane di Gino diffonde con un umorismo sagace e in certi aspetti persuasivo, un messaggio molto più profondo, una comunicabilità interiore, una riflessione su se stessi. Uno scavarsi dentro, nel passato, forse irreale, ma nella mente della protagonista.
Forse questo paragone fa acqua da tutte le parti, ma forse è un modo per augurare a Maristella che questo suo libro possa avere la continuità, la celebrità di un libro di Italo Calvino.
Il mio cane di Gino, un’altra pubblicazione azzeccata di Fara Editore, che porta alla luce un’autrice al suo esordio. Maristella, un’autrice che farà senz’altro parlare di sé. In attesa di un altro ottimo romanzo porgo un caro saluto all’autrice.

Guido Passini

giovedì 12 marzo 2009

Su L'amore si sporca le mani di Giuseppe Callegari


recensione di Jessica Savio pubblicata in Libromondo n. 2, 2009, p. 7

scheda del libro qui



Su Il mio cane di Gino di Maristella Olivieri


Cara Maristella,
innanzitutto complimenti.
Sinceri complimenti, per la scrittura ed il contenuto.
Questo libro, che ho terminato di leggere ieri sera, da opera prima è un bel “carico da undici”.

È la tua “opera prima” pubblicata, ma cosa hai scritto in precedenza, per arrivarci?
Come sei arrivata a questo lavoro così preciso nel lessico e nella sintassi?

Ti confesso che, dopo averti sentito e visto nella presentazione di sabato scorso a BookModena, e prima di iniziare a leggere il libro, mi si era parata davanti una domanda maliziosa: “Non è che questo primo libro sia un esercizio letterario per mettersi alla prova?”
La domanda non era solo maliziosa, era proprio una domanda carogna.
Ma quasi inevitabile nei confronti di una persona che si presenta così bene come ti sei presentata tu.

Poi, fortunatamente, sono passato alla lettura.
Ed ho trovato molto contenuto.
Ho trovato, in ogni capitolo, accanto alla narrazione-diario del presente-considerazioni sul passato- della protagonista, la comunicazione dei tuoi pensieri anzi, di più, delle tue idee.
Comunicare idee è, secondo me, la cosa più importante che possa e “debba” fare chiunque scriva, a maggior ragione chi si ingegna per esser pubblicato.

Mi è piaciuta l'alternanza, nella sequanza dei capitoli, di racconto, di sfoghi, di epistole, di “discorso diretto”: ogni capitolo è scritto tutto e, spesso, con una e una sola sola di queste forme.

Mi è piaciuta la scelta del personaggio-protagonista, una donna nevrotica ma non troppo, in fondo esattamente come buona parte delle donne e degli uomini che popolano il mondo, di un'età non del tutto definita e definibile e dal tratto somatico (se si escludono i capelli rossi) più da immaginare che da vedere: insomma, ognuno di noi.

Perfino la collocazione, sapiente, delle “parolacce” è perfettamente centrata, e non è da tutti.

Torno al lessico, ricchissimo, e alla sintassi, bella chiara.

E torno alla maliziosa domanda che mi frullava in testa e che avrei dovuto subito rinnegare.
Dovevo capire, prima, che la tua età (dichiarata, nel risvolto della controcopertina, con l'indicazione del tuo anno di nascita) è quella in cui, conclusi gli studi, iniziato, ma da poco, il lavoro, con la sfida immanente ed incombente del decidere se e come perpetuare la specie, esige di mettere in ordine le idee-cardine su sé e sul mondo.
Era avvenuto, alla stessa età, a me (lo ricordo nella presentazione del mio libro) e non c'era motivo che non avvenisse a te (e a tutti quelli che sono in questa fase della vita, come ad esempio Guido Passini, che abbiamo conosciuto nella presentazione di sabato scorso sempre a BookModena, il cui lavoro, benché di argomento “specifico”, anch'esso risponde a questo bisogno).

Quando la necessità del mettere in ordine le idee si sposa, come per te, con la bravura e la gradevolezza dello scivere, vengono poi fuori questi bellissimi risultati.

Prima di concludere voglio riportare un passaggio del libro, un passaggio che sento molto affine al mio modo di essere e pensare:

«Non penso che invecchierò e che avrò nipoti a cui insegnare, ma se invecchiassi e ne avessi, insegnerei. Perché è l'unico senso che trovo nell'ingiuria della senilità.
Siamo ciò che abbiamo fatto, che abbiamo detto, visto e sentito; le persone che abbiamo conosciuto, ciò che abbiamo mangiato e pianto.»

Ora, in attesa (e senza metter fretta, ci mancherebbe) del prossimo “carico da undici”, posso passare a leggere la postfazione e a rileggere il libro.

Con grande ammirazione ed affetto.

Nino Di Paolo
12.3.2009



mercoledì 11 marzo 2009

Il resto (parziale) della storia a Roma 12 mar




GIOV.12-03-2009


BIBLIOTECA CORVIALE
VIA MARINO MAZZACURATI N. 76 (VIA PORTUENSE)
00148 ROMA
POESIA E…

OSPITI:

LETTERATURA:
CARLA DE ANGELIS – SCRITTRICE
STEFANO MARTELLO –GIORNALISTA

PRESENTANNO IL RESTO (PARZIALE)DELLA STORIA


TEATRO:
ANGELO FILIPPO JANNONI SEBASTIANINI – ATTORE E DIRETTORE ARTISTICO

PRESENTANO:
CARLA LUISA ZUCCALA’ e MARCO BELOCCHI

CON LA PARTECIPAZIONE DI:
GIANNI PARIS
PRESIDENTE XV MUNICIPIO
FABRIZIO GROSSI
ASSESSORE XV MUNICIPIO
M. GRAZIA GARAVINI
COORDINATRICE BANCA DEL TEMPO CORVIALE
XV MUNICIPIO

RIPRESE FILMATE DI: SANDRO CORDIVIOLA



martedì 10 marzo 2009

Su Il segreto del poeta di P.G. Kien

recensione apparsa su «La Gazzetta di Parma» di venerdì 6 marzo, firmata Elisa Fabbri.

scheda del libro http://www.faraeditore.it/html/siacosache/segretopoeta.html

In un alternarsi di realtà velate, di scoperte emozionanti, di pericoli e di rivelazioni, si snoda la trama del libro. Il grande tema della storia è proprio la ricerca, che porta il poeta ad partire dal luogo natio per seguire la voce di altri poeti, di cantori di gesta, fino ad incontrare le radici delle vicende di re Artù, di Tristano e Isotta, del Santo Graal. Bretagna, Inghilterra, Cornovaglia, fra fitti boschi e monasteri sono i luoghi, fortemente simbolici, del peregrinare, rappresentati con grande intensità pittorica; con altrettanta forza e suggestione sono descritti i personaggi che il protagonista incontra sul suo cammino: monaci, eretici, narratori di antiche saghe, donne fatali. La trama è fitta di eventi che si intersecano e formano uno scenario ora luminoso ora inquietante in un crescendo emotivo ricco di pathos. Le figure e le storie in cui Crestien si imbatte hanno insite in loro l’ambiguità e l’intensità dei grandi misteri medioevali, mentre il protagonista è lacerato da sentimenti contrastanti: ansia, timore, trepidazione, amore. È un’opera che racchiude storia, leggende, miti, in un sincretismo armonico e coinvolgente. Crestien è un “cacciatore di racconti”, assetato di conoscere le storie su cui si basa la cultura del suo tempo. Vive così un viaggio iniziatico, spingendosi in territori pericolosi, avvicinando santità e stregoneria, il nucleo delle antiche saghe e le espressioni di archetipi sacri e profani. Il poeta, che vorrebbe dare forma armonica alle contraddizioni che incontra, resta testimone di misteri, delle figure interiori cangianti e mutevoli con le quali l’uomo crea il proprio viaggio interiore.

lunedì 9 marzo 2009

Foto Book Modena 7-3-09

http://www.faraeditore.it/html/eventi09.html#book


da sx Daniela Giorgini, Paolo Galloni, Nino di Paolo, Guido Passini, Maristella Olivieri
(foto di Laura Bonalumi)

(qui sotto foto nella sala delle presentazioni e attorno al banchetto Fara scattate da Nino e Marco, muchas gracias!)

Prima della presentazione: da sx Laura Bonalumi, Daniela Giorgini, Maristella Olivieri, Guido Passini, Paolo Galloni, Alex Ramberti


La lectio di Nino Di Paolo!

Al bar in attesa del cibo!






Risi e libri :)


Primo a dx Corrado Giamboni









l'autore indicato è Corrado Giamboni