giovedì 17 settembre 2009

Lettera aperta alla figlia di Guido DORSO

di Vincenzo D'Alessio

Gentile signora Le scrivo perché dopo celebrazioni e articoli giornalistici lo stupendo libro di Suo padre La Rivoluzione Meridionale è affidato esclusivamente alle mani, e allo studio, di poche persone; mentre dovrebbe costituire negli istituti secondari d’istruzione statale e nelle Università il saggio storico-politico più letto per riuscire a realizzare “il sogno” di una classe dirigente non trasformista che apprenda appieno il valore della parola “Mezzogiorno d’Italia”.

Dal dopoguerra ad oggi sono state sventolate, e tradite, le idee di Suo padre, e dei suoi ispiratori a cominciare da Giustino FORTUNATO per finire a don Luigi STURZO. Nessuno dei politici al governo della nostra nazione ha avvertito la necessità di farsi carico dei valori che, il libro scritto da Suo padre, hanno segnato quel primo solco in difesa della classe contadina (difesa da Pasquale VILLARI nel 1878) scomparsa definitivamente dalle plaghe del nostro Mezzogiorno. Con quelle moltitudini sono scomparsi anche i valori trasmessi per secoli nelle famiglie numerose che fecero scrivere al poeta Pier Paolo PASOLINI questi versi: “Oh generazione sfortunata! / Cosa succederà domani, se tale classe dirigente – / quando furono alle prime armi / non conobbero la poesia della tradizione / ne fecero un’esperienza infelice perché senza / sorriso realistico gli fu inaccessibile / e anche per quel poco che la conobbero, dovevano / dimostrare / di voler conoscerla sì ma con distacco, fuori dal / gioco.” (La poesia della tradizione, 1971)

Valgono anche i versi del rivoluzionario Pietro Paolo PARZANESE in difesa del corpus che dava alla penisola italica il meglio della sua energia nei frutti della terra, nei valori dell’esistere. Nel sangue dei martiri sul fronte del Carso Triestino; nelle trincee del finto impero fascista che fece scrivere al poeta Agostino MINICHIELLO nel 1949: “Quanti voi siete / che ci avete tolto il sangue, / raccattate la mia giovinezza / lungo le strade dell’Africa” (Le cose impossibili, 1949-1952). E ancora la lunga indefinibile fila degli emigrati in tutte le nazioni dell’America e dell’Europa; la scia della filiera che anche oggi sradica dalla Nostra Terra le migliori intelligenze. I figli tornano a volte. I nipoti hanno dimenticato e parlano un’altra lingua.

La classe politica che vediamo dirigere le sorti del Mezzogiorno parla delle nostre aree come di terra che non si ama, che non si conosce . La classe dirigente ha paura del confronto delle idee. Ha timore di invecchiare e farsi da parte. Accumula per sé e per i propri simili, senza badare che in questo modo uccide il valore degli uomini liberi, nati nelle loro città, nei loro paesi confinati sulle montagne, ai limiti di quelle province meridionali soffocate dai soventi terremoti, dalle alluvioni, dall’egemonia corrotta dello strapotere del denaro in mano a persone che non hanno sensibilità culturale perché non hanno letto il principio dei valori costituito dal libro La Rivoluzione Meridionale. Sono questi uomini, trasformisti e invecchiati nelle gare politiche, non nella saggezza ma nell’intemperanza del ruolo, che tradiscono le forze giovanili che Suo padre, Guido DORSO, ha difeso e valorizzato chiedendo loro di essere artefici del proprio avvenire. Come ha sintetizzato Carlo MUSCETTA, ricordando le idee di suo padre, e richiamando alla moralità il mondo dei politici dal Nord al Sud della penisola.

Noi viviamo oggi nella più cupa difficoltà dell’esprimerci liberamente. La libertà di divulgare le proprie idee è perseguitata e portata davanti ai tribunali dello Stato. Ci è imposto un clima di strapotere consolidato da troppi anni di silenzi e di insolvenze sull’operato dei politici del nostro Paese. Siamo uguali davanti alla Legge se lo Stato difende le proprie leggi e non soltanto gli uomini che lo rappresentano. La classe dirigente di un Paese democratico deve avere come obiettivo primario la sua integrità morale e politica. Così come scriveva suo padre nel volume che stiamo considerando: “Emerge, quindi, chiaro fin da questo momento che ad aggravare gli originari fenomeni di inferiorità economica e di patologia demografica che caratterizzano la costituzione sociale del Mezzogiorno, molto ha contribuito e contribuisce tuttora lo Stato, che da organo supremo del diritto, da fonte precipua ed unica di eticità, si trasforma in Italia in organo del privilegio, in fonte continua e perseverante dell’ingiustizia.” (pag. 215)

La democrazia nel nostro Paese è invecchiata di colpo. Le giovani generazioni sono costrette a sfuggire, a questa vecchiaia precoce, emigrando. I pensatori vengono isolati. Il potere, sotto ogni forma, tutela le sue basi e si rafforza. La terra Meridionale muore. Oggi più di allora, gentile signora, il “sogno” di Suo padre deve essere realizzato e letto per riuscire ad attuare quell’auspicio che chiude il libro: “Certo il cammino è lungo e pieno di ostacoli, ma sembra che sia già affiorata una generazione capace di spezzare gli ultimi ceppi di feudalismo. Incomincia anche per il Mezzogiorno l’evo moderno. Avellino, 15 dicembre 1924.”

Suo,

dr. Vincenzo D’Alessio

Irpinia, 16 settembre 2009


Mostre collettive in Bluarte

Partecipa alle mostre collettive della Rivista http://www.bluarte.it/

1 ) Bluarte, seleziona artisti per la mostra virtuale collettiva :
Il sentimento nascosto delle cose
Categorie ammesse: Pittura, scultura e fotografia.
Scadenza 30 settembre 2009 - Richiedi scheda di partecipazione <mailto:redazione@bluarte.it?subject=Il%20sentimento%20nascosto%20delle%20cose>

2 ) Bluarte, seleziona artisti per la mostra virtuale collettiva:
Scissione Pulsionale
Categorie ammesse: Pittura, scultura e fotografia.
Scadenza il 10 ottobre 2009 - Richiedi scheda di partecipazione <mailto:redazione@bluarte.it?subject=Richiesta%20Scissione%20Pulsionale>

Camaldoli, martedì 16 settembre 2009

di Ivan Nicoletto

Viviamo spesso il mondo e le relazioni con gli altri in modo spietato, producendo infinite forme di micro e di macro violenza verbale e fisica, economica e militare, razziale e sessuale, religiosa ed ecologica…
La memoria della madre addolorata, della donna della pietà, mitiga l’esplosione della nostra forza che sopraffà, ci apre l’orecchio del cuore ad un altro atteggiamento che sgorga dal sentire materno, e cambia il nostro modo di entrare in contatto con noi stessi e con la vita che ci attornia.
Congiunta alla passione del Figlio c’è la manifestazione pietosa della madre trafitta dal dolore di colui che è carne della sua carne. In Dio, possiamo dire, c’è il figlio che pende dal patibolo per amore, e c’è una donna-madre che condivide la sofferenza del corpo lacerato.
La madre, sotto la croce, incarna l’espressione materna di Dio, che si prende cura di, e compatisce ogni essere vivente che è disprezzato e ucciso, deriso e umiliato, calpestato e torturato, violentato ed emarginato, non riconosciuto, non-amato… Essa riassume in sé anche la voce della terra madre, che viene da noi abusata e sfruttata, tanto da mettere in forse la stessa sopravvivenza del pianeta, con l’incalcolabilità delle forme di vita che esso contiene, dei tempi profondi che lo hanno generato.
In Maria che piange il figlio, conflagra il mondo della contraddizione umana che non anela alla liturgia della vita bensì della morte: pensiamo al conflitto insanabile fra Palestina e Israele, fra i nord e i sud, fra le religioni, fra le generazioni, fra le diversità umane…
La vita è generata biologicamente, ma sappiamo che non basta. Non siamo solo messi al mondo, ma entriamo nel gioco delle relazioni emozionali di coloro che ci accolgono. La nostra vita è lasciata alla nostra iniziativa per essere accudita e amorizzata, o per essere negletta e brutalizzata: dalla prima poppata al seno, fino al pianto di congedo alla nostra dipartita, noi esprimiamo una gamma infinita di gesti che si colorano di apertura o di chiusura, di ascolto o di sordità… che poi divengono i fili del tessuto con i quali costruiamo e abitiamo il mondo...

Tra le tante immagini, parole, e musiche che hanno evocato questa madre di pietà, vorrei accennare alla tavola che si trova a San Sepolcro, di Piero della Francesca: La Madonna della Misericordia. Al centro campeggia la figura di Maria che raccoglie sotto l’ampio manto, tenuto disteso dalle sue braccia aperte, persone di ogni tipo, strato e condizione sociale, che a lei si rivolgono oranti, affidandosi alla sua materna protezione. Tra questi invocanti, riconosciamo anche un boia, dal suo cappuccio nero, ad esprimere che non esiste condizione umana che non possa accostarsi fiduciosa alla fonte della benevolenza.
In questa figurazione della Madre, colpisce soprattutto il suo portamento imperturbato, il suo volto che impressiona per una certa impassibilità, rispetto alle immagini tradizionali della pietà…
Come mai tanto distacco ospitale? Forse, esso fa segno ad un’accoglienza che non seleziona e non esclude nessuno, non rivendica nemmeno più una propria fisionomia, per farsi tramite e partecipazione di grazia per tutti… Pianto e speranza si tengono insieme, nei nostri cuori. Lacerazione, e anelito ad una trasfigurazione, come canta questo testo rivolto a tutte le tessitrici del mondo, tra le quali è Maria, che piange addolorata la meravigliosa creazione del figlio, ridotta a brandelli.

Dio è seduta e piange,
la meravigliosa tappezzeria della creazione
che aveva tessuto con tanta gioia è mutilata,
è strappata a brandelli, ridotta in cenci;
la sua bellezza è scheggiata dalla violenza.

Dio è seduta e piange.
Ma, guardate, raccoglie i brandelli,
per ricominciare a tessere.
Raccoglie i brandelli delle nostre tristezze,
le pene, le lacrime, le frustrazioni
causate dalla crudeltà, dalla violenza,
dall’ignoranza, dagli stupri, dagli assassinii.

Raccoglie i brandelli di un duro lavoro,
degli sforzi coraggiosi, delle iniziative di pace,
delle proteste contro l’ingiustizia.
Tutte queste realtà che sembrano piccole e deboli,
le parole, le azioni offerte in sacrificio,
nella speranza, la fede, l’amore.

Guardate!
Tutto ritesse con il filo d’oro della gioia.
Dà vita ad un nuovo arazzo,
una creazione ancora più ricca, ancora più bella
di quanto fosse l’antica!

Dio è seduta, tesse con pazienza, con perseveranza,
e con il sorriso che sprigiona come un arcobaleno,
sul volto bagnato dalle lacrime.
E ci invita a non offrire soltanto i cenci
e i brandelli delle nostre sofferenze
e del nostro lavoro.

Ci domanda molto di più;
di restarle accanto al telaio della gioia,
e a tessere con lei l’arazzo della nuova creazione.

(M. RIENSIRU CEC)

mercoledì 16 settembre 2009

Concorso Letterario di Poesia "Città di Castorano" 30/10/09)

Concorsi Letterari :
Inviato da ozoz il 16/9/2009 19:00:35 (99 letture) Notizie dallo stesso autore

Concorsi Letterari

Gratuito
L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI CASTORANO –AP
Promuove la quinta edizione del Concorso Letterario di Poesia “Città di Castorano”

ART. 1 – Il Concorso è articolato in un’unica sezione: POESIA:Scrivere per la musica-

ART. 2 – Possono partecipare cittadini di qualsiasi nazionalità ed età.
Si concorre con una poesia inedita, a tema libero di non più di 36 versi, corredata di firma, indirizzo e numero di telefono. Il testo deve essere in lingua italiana.

ART. 3 – La partecipazione al Concorso è completamente gratuita.

ART. 4 – Unitamente all’elaborato, ogni concorrente dovrà allegare la seguente dichiarazione firmata:”Dichiaro che l’opera da me presentata a codesto Concorso è opera di mia creazione personale, inedita, non premiata in altri concorsi”.

ART. 5 – Il trattamento dei dati ai sensi della Legge 196/2003 sulla tutela dei dati personali, di cui si garantisce la massima riservatezza, è effettuato esclusivamente ai fini inerenti il concorso. I dati dei partecipanti non verranno comunicati o diffusi a terzi a qualsiasi titolo e potranno richiederne la cancellazione o la modifica.

ART. 6 – Ogni concorrente dovrà inviare quattro copie dattiloscritte, di cui una sola con nome, cognome, indirizzo, numero di telefono e nome del concorso in unica busta, al seguente indirizzo ed una copia del Bando debitamente firmato per accettazione:

COMUNE DI CASTORANO
Via P.C.Orazi,3
63030 CASTORANO (AP)

Ai vincitori verrà assegnato un premio come segue:
1° classificato: E. 600,00
2° classificato: E. 400,00
3° classificato: E. 200,00
Dal 4° al 10° classificato:pergamena con attestato di merito.

La poesia 1° classificata verrà accompagnata da una composizione musicale incisa in un CD che verrà ascoltato la sera della premiazione.
A tal fine il vincitore autorizza l’eventuale variazione del testo per adattarlo alla composizione musicale.
Il plico dovrà pervenire entro e non oltre il 30.10.2009.
Non farà fede il timbro postale.

1)Non è richiesta nessuna tassa di partecipazione.
2)La premiazione avrà luogo presumibilmente nel mese di dicembre 2009.
3)E’ d’obbligo la presenza dell’autore alla cerimonia di premiazione, pena la decadenza del premio; non sono ammessi delegati o rappresentanti.
Ai vincitori sarà data tempestiva comunicazione a mezzo fonogramma: gli stessi saranno tenuti ad assicurare entro 24 ore dalla ricezione della comunicazione la presenza alla cerimonia di premiazione; in caso contrario subentrerà l’autore meglio collocato nella graduatoria.
4)Il giudizio della giuria è insindacabile, ad essa spetta pronunciarsi sui casi controversi e su quanto non espressamente previsto dal presente regolamento.
5)L’elaborato non sarà restituito.
6)La partecipazione al concorso implica l’accettazione del presente bando in ogni sua parte, presupponendo al conoscenza.
7)Per una eventuale pubblicazione di estratto dell’opera inedita non sarà riconosciuto alcun compenso economico e/o diritto d’autore.
La giuria sarà formata da persone qualificate ed impegnate nel campo della letteratura e delle arti.

Le pillole di Enrica 8

commentini di Enrica Musio al catalogo Fara (precedenti qui)

Carla De Angelis e Stefano Martello ne Il resto parziale della storia ci parlano di handicap, delle sue problematiche, e ci raccontano anche l’esperienza in prima persona vissuta da Carla De Angelis e da sua figlia. Ci fa notare come il mondo dell’handicap sia davvero un altro mondo, ci fa capire meglio chi sono le persone con handicap (un mondo che non si deve mai allontanare o emarginare, per paura, ipocrisia, e soprattutto per il troppo egoismo, o la fretta).
Si deve lavorare e darsi da fare per risolvere il grosso problema dell’handicap e dei handicappati, a cui ancora le strutture sociali non pensano troppo (vedasi ad esempio la problematica delle barriere architettoniche). Ancora in Italia c’è poco rispetto per gli handicappati, che sono persone che hanno tanto da dare e da dire. Un valido libro utile a tutti e tanto istruttivo ed educativo.

Nel libro di Michele Colombo Ragionamento intorno all’eloquenza dei prosatori italiani si parla dei prosatori e della loro sublime arte. Ci vuole insegnare, questo volume, l’arte del dire. Valido libro per chi molto si cimenta nella prosa.

In Volapük e Nozioni compendiose di Volapük Angelo Ferretti e Carlo Mattei ci parlano di un nuovo linguaggio che sta fra il latino e i vari linguaggi nordici. Ci raccontano la storia di questo nuovo linguaggio universale e del suo inventore. Troviamo anche i rudimenti essenziali per imparare questa nuova lingua, con la sua strana grammatica. Un libro molto interessante per chi vuole imparare nuove lingue.

Nel libro di Giovanni Pascoli Ricordi, pensiero e altro ancora… dalle Myricae ci sono poesie dell’illustrissimo poeta di San Mauro Pascoli, i suoi ricordi della giovinezza quando abitava alla Torre Torlonia, essendo il padre il fattore. Possiamo trovarvi poesie stupende come Il passero solitario, La cavallina storna e Pio bove.

In Sigismondo Malatesta Alfredo Panzini narra in modo perfetto le vicende dal profilo eroico del signore di Rimini Sigismondo Malatesta. Del suo dominio tra la Romagna, la Toscana e le Marche, della sua facoltosa signoria e delle sue gesta. Un libro da contenuti storici avvincenti.

Nel libro di Monica Perotto Lingua e nazionalità nelle repubbliche postsovietiche si parla della situazione etnolinguistica nelle repubbliche nate dal dissolvimento dell'URSS.

Nel libro di poesie scritto dal bravissimo e caro Vincenzo Celli, Cocci d’ombra, si trovano delle meravigliose liriche, tutte scritte molto semplicemente; sono anche poesie autobiografiche.
Un bellissimo libro che tutti devono assolutamente leggere.

In Alcune osservazioni sulle questioni di parole nella storia, della scienza e della cultura Giovanni Vailati ci dice come usare bene le parole nella letteratura scientifico-storico- filsofica, perché è molto importante saper parlare e trovare le parole giuste, azzeccate, con una valida e specifica tecnica. Un buon libro.

Il libro di Paolo Costa Della Elocuzione ci offre uno studio approfondito per capire meglio la sintassi italiana e poterla usare in modo perfetto; visto che ancora in tanti (anche scrittori e i poeti) troppe volte roviniamo la nostra bella lingua italiana. Egli ci insegna a usare parole adeguate per una valida scrittura bella e fluida. Un ottimo libro utile a tutti.

In Fashion di Alberto Mori leggiamo poesie dallo stile perfetto con un tema dominante: la moda. Un mondo di clamore effimero con il suo gergo. Un bellissimo libro.

lunedì 14 settembre 2009

Altra lettera sull’intensità

recensione di Massimo Sannelli a Publiners di Francesco Gaggi (Fara, 2009)




preferisci rimanere solo
qua
nella provincia denuclearizzata
a sei km di curve dalla vita

(Samuele Bersani, Coccodrilli)

1.
Un giorno «il mondo sarà il teatro delle nostre rappresentazioni e una sfi lata dolorosa di «fantasmi pubblicitari»: una rappresentazione permanente e non occasionale, a differenza del Coro di morti di Leopardi.
Daguerre ha capito che l’immagine si fi ssa. Nella parola immagine sopravvivono i suoni di anime: l’iMmAgINE le blocca e mostra che «l’uomo è un soggetto inutile», le rappresentazioni sembrano stabili e durature – allora è bello immaginarle anche viventi e parlanti; e la rappresentazione è anche un altro nome dello spettacolo. Ecco un testo che appartiene per natura al mondo del teatro, più che alla tradizione del dialogo.
Qui la fotografi a non è un’arte, e nemmeno una tecnica: è una pratica da sciamano che imprigiona animeimmagini.
Lo scrittore asseconda e completa la pratica: le immagini-anime parlano.
Anche i colloqui attitudinali sono una rappresentazione irreale, che non potrà rimanere. I candidati sono anime sbiadite, moltiplicate all’infi nito: il loro flusso di coscienza non è esprimibile nel rito delle domande/risposte, quindi rimane inespresso. Il candidato che parla
ad un colloquio di lavoro è un’immagine, dotata di una parola limitata e formulare («Tutte cose dette. E stradette»); è di poco superiore ad una fototessera a cui si dia, per gioco, la parola. Quello che non entra nel rito attitudinale è confi nato nella mente, da cui non esce.

2.
Il rischio di chi scrive è sempre il solito: passare dal lavoro al non-lavoro, dalla conoscenza al gioco nobile, e dal gioco al perdere tutto, con l’apparenza della vittoria. Come chi inventa labirinti specchi sogni tigri mentre un Paese brucia; come chi parla della parola innamorata negli anni in cui «si esce poco la sera, compreso quando è festa». Come Cortázar, «predicante
rivoluzioni latinoamericane dal suo appartamento di Parigi»: una «letteratura con pochissimo cuore, al massimo con qualche briciola di sensibilità». Carlo Coccioli, che scrive così nel Piccolo karma, amava il suo cane più di sé stesso e trovava letteraria una buona telenovela. Perché ora importano gli effetti delle cose, non le cose in sé: e se una telenovela ha cuore, una telenovela
ben fatta basta al nostro cuore. Non è poco, è tutto.
Il rischio che i testi diventino come i «sacchi di sabbia» di Lucio Dalla c’è sempre. Che la letteratura diventi una specie di colloquio attitudinale («Ho finto quello che non sono. Ho millantato qualità inesistenti»), con un pubblico-esaminatore, libero di disprezzare il candidato: «Cosa speri di mostrarmi che non abbia visto una miriade di altre volte?». Quelli sono solo «maldestri tentativi di attirare la mia attenzione» di lettore.
In fondo, il vero problema è che nessuna parola, nel mondo delle anime-immagini, è oggetto di una loved Philology (Emily Dickinson, poem 1651). La parola è solo il contorno orale di una fi nzione che non si accontenta di apparire. Il candidato deve dire qualcosa, per
completare il rito; lo scrittore deve pubblicare qualcosa, per completare un rito simile; quindi il selezionato e il selezionatore tendono a coincidere, mortifi cando entrambi i ruoli. E poi gli scrittori urlano, per dovere: l’epoca del grande Libro è fi nita! manca il Libro! quindi
manchiamo noi!
Questo è ovvio. Il Libro – la nuova Comedìa – non deve esistere, perché accenderebbe la luce dove si scrive che «il latte era finito» e che il testo «non sbrana».
Nessuna intensità è permessa nella provincia denuclearizzata e nel «tempo delle inezie», perché la «spada affilata a doppio taglio» direbbe: «Ti si crede vivo e invece sei morto», «Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo» (Apocalisse, 3,15). Un colpo di cannone sventra il palco d’onore. Un fulmine devasterà le gallerie. L’Apocalisse è letterale: «almeno una volta, un brivido»! Non può essere vero che «gli uomini non sopportano troppa realtà».
Intanto possiamo cedere sùbito le «qualità inesistenti» del millantatore ad un attore: la sua «forza» è «inarrestabile». Quello è l’esperto di finzione, non meno sciamano dello sciamano Daguerre. Ma è vivo, incatenato alla sua tecnica totale: è un uomo o una donna deformabile solo per abilità. Il suo corpo è attivo e ha la sua voce.

mercoledì 2 settembre 2009

Jazz per Antonio D'Alessio



su Antonio D'Alessio
Figli
Solofra oggi

Concorso Laboratorio Gutenberg 2009

Presentazione


In seguito al successo riscosso dalle precedenti edizioni, riproponiamo anche quest’anno il Concorso letterario Laboratorio Gutenberg per racconti scritti in lingua italiana, nato con l’intento di scoprire e promuovere opere inedite di autori italiani e stranieri, esordienti o già affermati. L’edizione del 2009 si svolge in collaborazione con Infinito edizioni http://www.infinitoedizioni.it/ e mangialibri.com http://www.mangialibri.com/.

Il tema intorno al quale gli autori sono invitati a tessere la loro trama narrativa è: “Dall’altra parte dello specchio”. In questa edizione vorremmo invitare gli autori ad andare oltre sé stessi, narrare le storie di chi ci cammina a fianco, guardare il mondo e scoprirne un’altra parte. L’altro non è solo chi ha una cultura diversa dalla nostra, chi ha un diverso colore della pelle o chi parla un’altra lingua, l’altro è anche chi ha un modo di pensare diverso dal nostro o anche chi appartiene all’altro sesso e ci obbliga a guardare il mondo con occhi nuovi; chi ci costringe a guardare nello specchio per farci scoprire che l’immagine riflessa è più ricca se dentro non ci siamo solo noi.

Premiazione
Il racconto risultato vincitore del Concorso, insieme ai primi venti selezionati, sarà oggetto di revisione (editing e redazione) da parte dei partecipanti al Master "I mestieri dell'editoria", da noi organizzato annualmente in concomitanza con il Concorso. I racconti selezionati saranno pubblicati in una raccolta edita dal Laboratorio Gutenberg.

Giuria
Per la valutazione delle opere sarà eletta una giuria composta personalità provenienti da vari settori dell’editoria e della cultura: autori, editori, redattori, docenti universitari, giornalisti, ecc.

Selezione
Gli scritti che arriveranno alla segreteria del Laboratorio Gutenberg, dopo essere stati registrati, saranno letti dai componenti del comitato di selezione in forma assolutamente anonima. I testi ritenuti idonei a partecipare al Concorso saranno sottoposti al giudizio della giuria, che designerà il vincitore entro la rosa dei primi venti racconti classificati.

Per informazioni:
www.laboratoriogutenberg.it

martedì 1 settembre 2009

È uscito Il ritorno di Chicken Breast di Alex Celli



scheda del libro qui

«Scrivo queste righe con la morte nel cuore… la verità è che il caos sta vincendo; il caos metafisico, la morte, la disgregazione della creazione… Eppure duemila anni fa risuonò una notizia, forse la più bella notizia del mondo! E quella notizia è che qualcuno aveva sconfitto la morte!» (dalla Introduzione)

«… io, alzando gli occhi verso un cielo nuvoloso, ci vedo solo l’ennesima giornata di sofferenza per le mie vecchie fratture mentre tu intravedi le lacrime di un padre che troppo spesso deludiamo con condotte prive di senso. Non so chi abbia ragione, ma il solo fatto di poterne parlare liberamente costituisce un successo. Per tutti e due.» (dalla Lettera aperta di Stefano Martello)

Alex Celli è nato a Rimini il 06/03/1979.
Dopo un’infanzia dalla salute compromessa
e un percorso scolastico che l’ha portato
a conseguire il diploma magistrale,
ha abbandonato l’università per lavorare
in uno studio commerciale. Non molto
tempo fa ha avuto un’esperienza illuminante
ed ora frequenta l’Istituto Superiore
di Scienze Religiose “Alberto Marvelli” a
Rimini con la speranza di diventare prof
di religione.
Quando non è impegnato nella sua battaglia
contro le ingiustizie, potete trovarlo
nei pub della sua amata Santarcangelo
a bere birra e ad interrogarsi sui misteri
dell’esistenza.
Se volete potete contattarlo al suo indirizzo
segreto: perodino@libero.it (oppure visitare
la sua pagina in facebook).
Con Fara ha pubblicato Chicken Breast,
La Compagnia S.E. e gli esilaranti racconti
inseriti in Antologia Pubblica.

Versi e storie a Roma 6 set

schede dei libri www.faraeditore.it/agenda/restostoria.html
www.faraeditore.it/html/siacosache/diversitapparenti.html

chiara_de_luca_la_corolla_del_ricordo_kolibris