venerdì 28 ottobre 2011

Su La polvere dietro di Graziano Turesso

FaraEditore, 2011

recensione di Vincenzo D'Alessio

Quando parlo di un racconto, di un romanzo breve, dimentico sovente, preso dalla foga dell’avvenuta lettura, che chi legge il “risultato critico” non sempre ha letto il libro di cui parlo, né conoscere gli autori che cito per rinvigorire i termini letterari del risultato critico. A volte mi scuso con il lettore e ammetto il diaframma che separa chi ha già letto da chi deve essere invogliato a leggere il libro di cui parlo. Il libro di cui parlo, oggi, è Lapolvere dietro, di Graziano Turesso, pubblicato dalla casa editrice Fara di Rimini, risultato vincitore in uno dei concorsi letterari, diffusi tramite internet  dalla casa editrice riminese, per scoprire i talenti che maturano in questa stretta penisola italiana. Non necessariamente “nuovi” , alla prima esperienza, ma unici perché pieni di solarità, di memoria. Il patrimonio più grande che l’Umanità conosca: la ricchezza della memoria.
 “(…) Le stavo simpatico, avevamo parlato di industrializzazione e progresso e poi di narrativa di viaggio, sorrideva, ma il sorriso del marito era diverso, quello di sua madre era divertito, premuroso, quello di Don Carmine era già una risata” (pag. 50). Il Nostro autore ci trasmette, in questa proposizione, la scelta che ha fatto per raccontarci il meglio che la sua memoria ha assunto in questo doppio viaggio, tra realtà e sogno, sulla scia del Surrealismo di Breton e Desnos; ben rappresentato in Italia da Massimo Bontempelli, Tommaso Landolfi e altri grandi autori del Novecento. Lo indica Stefano Radaelli nella sua autorevole redazione critica al libro: “Con l’autorevolezza e la misura di una narrazione in prima persona, caratterizzata da un periodare paratattico né abusato né compiaciuto, l’autore racconta un viaggio di ricerca  e di ritorno” (pag. 7).
La Narrativa di viaggio è uno dei filoni più solidi della scrittura in una nazione come la nostra, dove il tema dell’emigrazione, dei ritorni, degli immigrati attuali, vuoi  per posizione geografica, difficoltà economiche e guerre,  conosce in tutte le sue sfaccettature: le necessità, i lutti, le miserie, gli alisei che spirano sulle acque degli oceani. A tal proposito mi sovviene il perturbante che emana dalla vivacità del racconto di Turesso: “E adesso, invece, erano laggiù, in Lucania, nella terra dei loro genitori. Non sapevamo dove andare, non sapevamo nemmeno dove ci trovassimo, e questo li emozionava” (pag. 41).
 “Difficilmente il suo luogo / abbandona ciò che abita vicino all’origine” (Hölderlin) Ho ripensato a questo passaggio oltre che per il viaggio anche per la presenza femminile che pervade tutto il racconto del Nostro: è la donna dell’avventura affettiva sensuale; la donna saggia e dagli occhi puliti; la donna meridionale, professionista, che vive a Milano ma ritorna al suo luogo d’origine con la propria famiglia; le donne del Sud radicate nel subire il loro destino paesano; la madre terrena vera e la Madre Terra alla quale tutti torniamo: “Ed ero nel paese dov’è nata mia madre. Finalmente. E nemmeno me n’ero accorto, che m’ero liberato di certezze su cui posare il culo e sedermici, come le avessi guardate e ne avessi smascherato il gioco: nel bisogno di loro c’era anche la loro debolezza, perché avevano bisogno, quelle certezze, del bisogno che avevo di loro” (pag. 43).
La paratassi rende bene l’uso della Lingua Italiana utilizzata oggi dalla generazione del secondo millennio cristiano. Tutte le elisioni usate nel racconto  acuiscono l’empatia della narrazione nei confronti del lettore: “Ben scritto, con un ritmo vorticoso che incatena alla lettura” (MarinaSangiorgi nella nota critica a pag. 7). In questa scrittura scorgo la forza narrativa di altri autori contemporanei come Andrea di Consoli, Licia Giaquinto, Maria Teresa Di Lascia e, per l’assetto narrativo del paesaggio, l’accostamento a Gesualdo Bufalino del saggio La luce e il lutto (Editori Riuniti-Sellerio, 1990).
Quanta solarità c’è in questo racconto. Che stupenda meridionalità trasfusa nel gelo della necessaria emigrazione nel Nord della nostra penisola. A Sud manca il lavoro e mancherà ancora se non si impianta una agricoltura produttiva, un sistema efficace senza politici, senza raccomandati, senza prevaricazioni: “Campi. Ovunque era campagna. Terra asciutta, alberi strinati dal sole, spettinati dal vento. Terra fertile. La gente ci coltivava e ricavava tutto quel che la terra può dare, ma a guardarla, quella terra, la mano dell’uomo non ce la si vedeva, non c’eran coltivazioni disegnate con il righello, non c’erano i colori appaiati dei campi coltivati a rotazione” (pag. 44).
Tutto il Sud della penisola ha bisogno di rinnovamento, di riavere quanto gli è stato tolto dopo l’Unità della nostra penisola, in nome di una spietata corsa alle industrie e all’esigenza di manodopera che ha spopolato, peggio delle stesse guerre subite, le nostre fertili campagne. La Madre ha bisogno di ritrovarsi nella sua terra natale, là dove finalmente ogni nuova generazione può vivere senza allontanarsene.
Il racconto termina con l’accoglienza dei nuovi “naufraghi”, gli immigrati del nostro pianeta, e come sempre accade sono i giovani meridionali a offrire loro il segno indelebile dell’antica ospitalità trasmessaci dalle popolazioni greche venute a fondare più di duemila anni fa nuove “polis” di civiltà.

Countdown a Milano 5-6 nov

martedì 25 ottobre 2011

IL RENE E LA QUESTIONE NAZIONALE

di Drazan Gunjaca


Il 1991 fu uno degli anni peggiori da queste nostre parti. La guerra mai dichiarata cominciava a mietere le prime vittime. Tra le prime ci furono coloro che non potevano credere che qui fosse possibile una guerra fratricida. Chiaro che era possibile. Sia qui che da qualsiasi altra parte. Nel passato, nel presente, nel futuro. Uno degli ingenui maggiori era il mio amico Gvozden che nel periodo dell'agonia della Jugoslavia faceva il poliziotto in una piccola cittadina istriana. Quando la polizia jugoslava è stata sostituita da quella croata, Gvozden è stato cacciato dal corpo e per giunta accusato di aiutare i ribelli serbi nella regione di Lika… Dimenticavo, Gvozden è nativo di Lika, il che all'epoca non era di secondaria importanza. Anzi. A causa della sua origine rischiò di lasciarci le penne. Infatti, mentre lungo la costa istriana raccoglieva i datteri per mantenere la sua famiglia, lo accusarono che per mare contrabbandava le armi per i connazionali ribelli nella Lika. Lo salvai a malapena. Prima di andarsene dall'Istria, non poté evitare le lacrime… Non aveva denaro, ma se avessi mai avuto bisogno di qualcosa… Se fosse servito, anche il cuore… Dopo di che non ebbi più notizie di lui per anni. Pensavo che se ne fosse andato in Canada, Australia, Nova Zelanda… Biglietto di sola andata, come molti altri. Un mese o due fa ho scoperto per puro caso che vive in Lika, nel suo paese natale…

Il 1995 fu un anno strano a suo modo. La fine della guerra si portò dietro la resa dei conti e la messa a frutto del patrimonio bellico. Una bella mattina di quell'anno difficile si presentò nel mio ufficio un amico, nativo dell'Erzegovina, portandosi dietro un suo parente, giovane montanaro di venti e qualche anno. Aveva un problema legale. Che problema? Il giovanottone aveva bisogno della pensione. E che cavolo di pensione! Rimasi di stucco. Ma guardalo… “Io, ho bisogno di pensione, ma nessuno mi ca…”
“Gente come te non arriva alla pensione”, mi consolava l'amico. Ma lasciamo stare le digressioni. Insomma, il parente di ventisei anni non acora compiuti ebbe la pensione, e per giunta privilegiata, il che era comprensibile poiché per quella regolare non soddisfaceva i requisiti… Gli mancava una quarantina d'anni di lavoro… Nell'argomentazione della delibera stava scritto che al fronte era partito di testa, era irreversibilmente ammalato di sindrome postraumatica. In verità il baldo giovane aveva trascorso solo due mesi nelle vicinanze del fronte… Un essere pacifico, atipico per la terra da dove veniva. Poco incline alle armi, però odiava patologicamente i serbi, i musulmani ed altri nemici dei croati… Anche se nessuno di loro aveva aperto il fuoco su di lui personalmente. Li odiava tanto che non era idoneo per niente altro che per ricevere una onesta pensione di guerra croata… Per sua fortuna le autorità dimostrarono grande comprensione per il suo stato emotivo traumatico. L'uomo mi diede tanti baci e abbracci promettendomi di tutto e di più… Non aveva soldi (ma li avrebbe avuti, Dio grazia), però qualsiasi altra cosa… Se servisse, anche il cuore… “Grazie ma no, grazie, amico, che me ne farei di un cuore del genere…”

Neanche il 2000 fu un anno di quelli che i poveretti nostrani avrebbero ricordato con gioia e nostalgia. Il mio amico Mesud, ufficiale dell'ex esercito jugoslavo con cui avevo frequentato l'accademia navale prima del diluvio universale, sposato con una serba… non avendo più nessuno in Bosnia, mentre in Serbia… anche lui con una pensione che ammontava a un centinaio di euro mensili… decise  di trascorrere il resto della sua vita in Croazia. Beh, una cosa tutt'altro che facile. Per avere il permesso di soggiorno in questo paese dei miracoli, doveva prima presentare agli organi competenti il libretto di lavoro e quello militare… Cercava di spiegare a chi di competenza che nell'ex esercito jugoslavo non c'erano né libretti di lavoro, né quelli militari… Il funzionario competente gli rispose che sapeva che nell'ex esercito i libretti non c'erano, ma il regolamento andava rispettato. La questione doveva risolverla con l'ex esercito. Ma non c'era neanche quello… Beh, a dire il vero questo era un problema suo, spiegò a Mesud l'organo competente. Ma lasciamo stare le digressioni. Lo aiutai a risolvere la questione. A fatica, ma venne risolta. E l'amico mi ringraziava a non finire. Tutto in lacrime… Io a disagio. Non ho problemi ad aiutare le persone, ma non ho mai saputo come comportarmi di fronte alle loro espressioni di gratitudine. Mi sembrava da sempre che aiutare gli amici in difficoltà fosse qualcosa di naturale, una regola e non un'eccezione… Perché con le eccezioni non mi sento a mio agio, anche se mi pare che non ci siano troppe regole a cui potrei richiamarmi… E sì che ce la metto tutta… Comunque, alla fine, l'amico mi disse che non aveva soldi, ma se avessi avuto bisogno di qualsiasi altra cosa, in qualsiasi momento… anche il cuore… “Non il cuore, non anche tu, ti prego. Che me ne faccio di tanti cuori…”

Arrivò anche il 2010, sebbene molti pensassero, da queste parti, che il tempo si fosse fermato e che non ci sarebbero più stati anni nuovi… Forse non sarebbe manco arrivato se non avesse portato con sé la maggior recessione nella storia dell'umanità. Per cui, non aveva altra scelta. Doveva farci visita perché è noto a tutti che neppure un male può tralasciare queste terre. Con la recessione e gli anni arrivarono anche i problemi di salute. A dire il vero esistevano anche prima, ma in quell'anno diventarono fuori controllo… E così mi trovai nella situazione di dovermi sottoporre a un intervento al rene sinistro. Stenosi di un canale renale… Sinceramente, non intesi proprio bene di che cosa si trattasse  ma capivo che la situazione era seria anche se non urgente… Se al naufrago offri una pagliuzza, lui ci si aggrappa con ambo le mani… Io mi aggrappai al fatto che l'intervento non era urgente e sfruttai tutte le occasioni per rimandarlo… Chiaro, ero consapevole che un bel giorno ne avrei pagato le conseguenze… Come ho pagato tutti gli altri rinvii nella mia povera vita… E mi piace proprio rinviare l'inevitabile… Mi basta anche una mezza scusa per farlo…

Nel frattempo Gvozden e Mesud vennero a conoscenza del mio problema con il rene ed entrambi si fecero vivi per offrire il loro… Del tutto sinceramente, umanamente. In modo da toccarti profondamente, da farti vedere che non eri un caso perso, che in tutta quella pazzia e insensatezza avevi fatto anche qualcosa di bene… Entrambi avevano i reni sani e bastava dirgli dove e quando dovevano venire.  Ecco, avevo due reni di riserva. Sebbene non mi servissero, perché nel mio caso non si trattava di trapianto ma di…

Ho scritto tutto ciò per arrivare alla conversazione di ieri. Una bella giornata di sole, io vado di corsa per il centro città quando mi imbatto, quasi scontrandomi con lui, in un grosso uomo con capelli cortissimi e grandi occhiali da sole che gli coprivano mezzo viso. Non mi piaciono gli occhiali da sole. Non vedo gli occhi dell'interlocutore. Dietro a quelli non si vedeva niente altro che i denti sogghignanti… Come riconoscere una persona dalla dentatura? Non sono mica dentista. Si trattava del mio giovane amico erzegovese, ora già quarantenne, in salute, ancora con la pensione di guerra di mille e passa euro… Soldi per campare se li guadagna anche lavorando per un'agenzia assicurativa… Si capisce che lo Stato gli ha assegnato anche un appartamento. Doveva. Lui soddisfatto di sé e del mondo in cui vive. E sia. Almeno qualcuno. Anche se tutta quella soddisfazione mi irrita… Non troppo, ma pur sempre… Mi abbraccia, mi dà una pacca sulle spalle…
- Come stai, compare? – mi dice con gioia. E non può essere altrimenti.
- Bene – rispondo. – Mai stato meglio.
- E così sia, grazie a Dio – dice contento. – È bello sentire che uno di noi, un vero croato, stia bene. Abbiamo sopportato abbastanza l'oppressione in quella prigione dei popoli che è stata la Jugoslavia…
Eh cavolo, non vedi l'uomo per qualche anno, e lui già nella terza frase parla della prigione dei popoli che è stata la Jugoslavia. Cribbio, è una cosa normale? Ancora nel 2010?! Mentre facciamo di tutto per entrare nella “prigione dei popoli europea”. Nella quale di nuovo staremo tutti insieme. E nella quale dopo un paio di giorni i croati cominceranno a mugugnare che hanno sostituito Belgrado con Bruxelles. Mentre i serbi si lamenteranno che di nuovo sono stati fregati per aver seguito i fratelli croati credendo che essi sapessero dove andavano. Ma va, ma va. Due ciechi si aiutano a vicenda ad attraversare l'autostrada… Ma torniamo al compare.
- Compare – mi viene in mente - Dio stesso ti ha mandato oggi!
- Beh, sai come va… E perché?
- Ho un grande problema – gli dico in tono confidenziale.
- Dimmi – risponde all'istante. – Non esiste problema che noi non possiamo risolvere.
- Bello da sentire, però… Questo problema è alquanto diverso da quelli che tu finora hai risolto…
- Non esitare, compare. Non c'è cosa che…
- Compare, mi serve il tuo rene.
- Re… Prego?! Cosa ti serve?
- Un rene pienamente cosciente della propria nazionalità – ribatto.
- Naz… che rene ti serve? – non nasconde di essere confuso. Si toglie gli occhiali da sole. Gli occhi spalancati…
- Vedi, ho bisogno di un rene nuovo, e per ora ne ho a disposizione uno serbo e uno musulmano – gli rispondo.
- Beh, prenditi quelli – sbotta.
- Eh, neanche per idea – sono categorico. – Non voglio un rene serbo né musulmano. Voglio un vero rene croato. O croato o niente. Ed ecco, tu hai un debito con me, e la tua croaticità è, grazie a Dio, indubbia…
- Però… però… – balbetta incredulo. – Si tratta soltanto di un rene…
- Cosa intendi con “soltanto di un rene”? – lo guardo arrabbiato. – Tu permetteresti che ti venisse trapiantato un rene serbo…
- Sì – mi interrompe subito, mentre il volto gli si bagna di sudore.
- Ma, compare, per che cosa allora abbiamo combattuto? – allargo le braccia deluso. – Tante vite, tanto sangue versato e io ora dovrei accettare un rene straniero. O croato o niente. Ricordi il 91… 92… 93… 94… Ricordi…
- Sì che ricordo, però…
- E tu compare, grazie a Dio misericordioso e alla Beata Vergine, tu hai due reni, entrambi sani, genuinamente croati, e non appena ti ho visto mi son detto che l'Onnipotente provvede sempre a tutto…
- Provvede un ca… – gli scappa di bocca. – Scusami. Voglio dire…
- Non mi donerai il rene? – chiedo disperato.
- Piano, però… Ehm… Come spiegartelo? Mi dispiace dirtelo, ma vedi, neanche i miei reni funzionano a dovere. Davvero. Ecco, lo giuro sul nostro suolo patrio. E tu sai che per me la patria è sacra…
- Più sacra anche di tua moglie…
- Tutto è più sacro della moglie…
- Anche dei figli…
- Beh, ciò lo accetto – gli do ragione.
- Ecco, proprio un anno fa hanno constatato che il mio rene destro non…
- A me serve quello sinistro – lo interrompo.
- Non sono ancora arrivato al sinistro – continua venendo a sé. – Dopo il destro, mi si è ammalato anche quello sinistro...
- Entrambi?!
- Entrambi – si lamenta afflitto.
- Ahi, ma allora sei messo peggio di me – gli dico con compassione.
- Peggio... Grave, compare, gravissimo...
- E cosa non va bene? – chiedo preoccupato. – Non sarà che anche tu devi sottoporti all'intervento...
- Non lo so ancora, compare – risponde triste. – Qualcosa di veramente grave, solo va tu a capire i medici. Tu sai benissimo che altrimenti io te lo donerei. Destro, sinistro, a tua scelta. Ma cosa dico, te li donerei entrambi se necessario. Tu sai che io per te farei…
- Chiaro che so – ribatto. – Se non lo faresti tu, chi altri…
- Il cuore, compare, il cuore se serve – si infiamma. – Il cuore, e che continui a battere nel tuo petto...
- Per la patria croata – aggiungo trasportato dal suo entusiasmo.
- Per la patr… Oddio, mi viene da piangere…
- Non piangere, ti prego – lo interrompo. – Abbiamo pianto abbastanza…
- Abbastanza, davvero abbastanza – dice d'accordo con me. – Quando ci penso… Però, compare, tu prenditi il loro rene. Si tratta soltanto di un rene. Non può essere un danno troppo grande. Visto tutto il male che ci hanno fatto, ora possono donarci un rene. È il minimo che possono fare…
- Giusto, solo che i due donatori sono miei amici…
- Amici? Serbo e musulmano? Amici?!
- È un'amicizia di tipo speciale – cerco di spiegargli. – Al di sopra dell'appartenenza nazionale…
- Compare – mi zittisce veloce - nulla è al di sopra della nazione. Solo Dio.
- A condizione che sia con noi – preciso.
- Prego?!
- Lasciamo stare.
- La nazione al di sopra di tutto – afferma con voce decisa.
- È perciò che io voglio il rene croato – gli dico conciliante. – E dove vuoi che lo trovi? Quando ti ho incontrato, mi è parso di uscire dal buio. Mi sono detto, eccolo il mio salvatore… il mio croato. E invece, anche i tuoi reni…
- Eh sì, eh sì – borbotta in fretta. – Entrambi. Una pena indescrivibile. Se solo Dio mi permettesse di poterti aiutare. Non mi lamento delle mie sofferenze bensì del fatto che non posso esserti d'aiuto. E credimi, preferirei aiutare te che me stesso. Ma… Uh! Mi sento peggio di te…
- Ne sono convinto. Non potrebbe essere altrimenti… Sarà che noi croati abbiamo i reni deboli…
- Mi viene di invocare in lacrime il cielo affinché il buon Dio veda…
- Beh, Egli vede anche senza tutte ste lacrime – lo consolo. – Egli sa quanto male stai in questo momento. Egli vede tutto, credimi. Già che ci siamo, non so quale prendere…
- Cosa quale?
- Quale rene dovrei prendere? Quello serbo o quello musulmano?
- Musulmano – suggerisce.
- Perché?
- Beh, i musulmani bevono meno dei serbi, e non mangiano la carne suina… Vivono in modo più sano. Quindi durerà più a lungo…
- Il mio musulmano beve e si abbuffa di carne di porco. Vecchia guardia. Jugoslava.
- Ecco, vedi cosa ci ha fatto quello Stato maledetto… Se non fosse esistito, ora almeno avresti a disposizione un buon rene. Grazie a Dio che ce ne siamo liberati.


Drazan Gunjaca
Pola, maggio 2010 www.drazangunjaca.com

lunedì 24 ottobre 2011

Riccardo LATTUADA ritorna a Solofra


Il chiarissimo professore Riccardo LATTUADA, docente di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università degli Studi di Napoli, Dipartimento delle componenti culturali del territorio, autore del magnifico volume Francesco Guarino da Solofra (Paparo Edizioni, Napoli, 2000) è ritornato nella città di Solofra, domenica 24 ottobre 2011, alle 15:30, su invito dell’Associazione ASBECUSO, con sede nella stessa città per illustrare le nuove mete della Storia dell’Arte raggiunte sull’ opera dell’illustre maestro solofrano, Francesco Guarino (in passato citato come Guarini) morto a soli quarant’anni, il quale ha lasciato un testamento artistico ancora  da scoprire e da valorizzare nei confronti della critica internazionale.
Sulla importanza che il Regno di Napoli ha avuto nella Storia dell’Arte, in modo straordinario nel periodo che va dal XVII al XVIII secolo, hanno scritto Autori e Critici d’Arte del calibro di Giovanni Battista Pacicchelli, Ferdinando Bologna, Raffaello Causa, Antonio Paolucci,Nicola Spinosa, Vincenzo Pacelli, Mario Alberto Pavone e lungamente Riccardo Lattuada, segnalando l’importanza notevole delle committenze in questi secoli; della ricchezza generata dai commerci e dagli influssi dei Maestri dell’Arte da Caravaggio a Ribera, da Angelo e Francesco Solimena (l’abate Ciccio) per giungere a Guido Reni. In quest’armonia di economia, legata profondamente alla spiritualità cristiana, si inserisce a pieno titolo la “città di Solofra”, la sua aristocrazia, le sue chiese e conventi, nonché la Bottega dei Guarino.
Già nel XVI secolo il nonno di Francesco Guarino, Felice Antonio, firmava in un cartiglio, nella pala rappresentante “San Giuliano Martire”, conservata oggi nella omonima chiesa in Solofra: “Felice Antonio Guarino figlio di pittori che ha generato pittori”; si tratta di una Bottega che ha percorso un secolo di Storia dell’Arte, sfornando artigiani di indiscutibili doti nell’Arte del Battiloro, dell’intarsio del legno, del taglio della pietra per l’edilizia (vedi la località “le vene arse” in Sant’Andrea di Solofra”) nella preparazione dei colori e delle tele per le opere dei grandi maestri della famiglia Guarino. Indiscutibile osmosi tra economia e investimento nelle Arti.
Il professore LATTUADA, circondato da una folta schiera di studiosi, appassionati e cultori d’Arte, critici e studenti della stessa università di Napoli, ha realizzato un excursus critico-saggistico sulle opere di Francesco Guarino e della bottega paterna, su Angelo Solimena da Canale di Serino (unico allievo emerso in modo lodevole dalla bottega guariniana) e sul figlio Francesco (così chiamato in onore del maestro scomparso prematuramente in terra di capitanata). La grandezza raggiunta in seguito da Francesco Solimena, nel XVIII secolo, è ampiamente documentata nelle sue opere e in moltissimi testi di Storia dell’Arte.
LATTUADA ha avuto il buon gusto di utilizzare un dialogo con l’uditorio intriso di semplicità e di avvincente forza territoriale, dando luogo specialmente nei solofrani che ascoltavano ad un connubio creativo tra opere d’arte viste, nel loro sito naturale (quasi sempre aule di parrocchiali) e l’orgoglio di appartenere a chi le aveva realizzate e a chi le aveva conservate nei secoli, nonostante terremoti, guerre e altre calamità. Un grande ritorno, questo del Nostro, il quale venne a Solofra nel novembre del 2000, invitato dall’allora sindaco, dottore Aniello DeChiara, nel corso di una corale assemblea di critici e studiosi del Guarino, durante la quale presentò il volume citato (Paparo Edizioni, Napoli), alla sua prima edizione.
La sincera riconoscenza, per quanto il Nostro ha fatto per la città di Solofra,  è stata offerta dall’associazione Gruppo Culturale FrancescoGuarini (fondata nel 1976), con la consegna di un attestato di Iscritto Onorario dell’associazione e una pubblicazione sul culto micaelico, che cura la diffusione delle opere del grande artista solofrano nelle scuole, oltre ad altre iniziative di carattere culturale, a consegnarlo la figlia dello scomparso sindaco, dottoressa Maria De Chiara, nella stupenda cattedrale di Solofra dedicata a San Michele Arcangelo, Patrono della città da più di un millennio.
Le celebrazioni guariniane, per il quattrocentesimo della nascita del Maestro d’Arte, non potevano avere momento migliore di questo.
                         

Su La polvere dietro di Graziano Turesso

recensione di Maria Pina Ciancio in LucaniArt Magazine

La polvere dietro di Graziano Turesso

Pubblicato da lucaniart su ottobre 22, 2011
È la storia di un ritorno nella Lucania dei padri, il racconto breve vincitore della I edizione del “Concorso faraexcelsior 2011 (sez. A)” curato dalle Edizioni Fara di Alessandro Ramberti.
Un racconto underground, incalzante, accattivante, che ha meritato l’attenzione e la segnalazione dei giurati (Maria Pina Ciancio, Marina Sangiorgi, Saverio Pazzano, Stefano Radaelli).
Di seguito l’icipit del romanzo:
All’odore ci s’abitua, m’avevano detto il primo giorno, poi non lo sentì più. M’intristiva da quando mi faceva schifo, era un aroma rancido che rendeva quelle giornata di lavoro ancora più pesanti ed angoscianti. Il pensiero che ci si potesse abituare a qualcosa di così orribile era perfino più ingombrante e triste di tutto il resto. Poi, passato qualche tempo senza che ne tenessi il conto, smisi di accorgermene. Era stato quattro anni prima, e m’era sembrato impossibile che ci si potesse abituare ad un odore del genere. Così dolce, chimico. Nauseante. Tutte le mattine, all’alba. Tutti i giorni, fino a sera. Ci s’abitua a tutto, mi dicevano. Io no, pensavo, io non m’abituo: abituarsi è perdere. (incipt, p.12)
Graziano Turesso, La polvere dietro, Fara edizioni 2011
un riferimento al libro qui.

venerdì 21 ottobre 2011

È nato Il valore del tempo nella scrittura

Il valore del tempo nella scrittura

a cura di Alessandro Ramberti € 20,00 pp. 300 (Neumi)
ISBN 978 88 97441 02 1
copertina di Patrizia Casadei

Questo libro scaturisce dal convegno che gli dà il titolo e che si è tenuto dal 13 al 15 maggio 2011 nello splendido scriptorium dell’Eremo camaldolese di Fonte Avellana (PU). Ogni lettore sa che, se viene “preso” dalle pagine, vi si immerge, ne viene assorbito e varca così una soglia, anche temporale. I contributi qui raccolti spaziano dalla poesia alla filosofia, dalla teologia alla critica letteraria, dalla confessione al saggio giuridico, dal racconto alla riflessione sociologica… Ogni autore ha il suo approccio, il suo vissuto, le sue credenze, eppure i loro scritti compongono un mosaico suggestivo e significativo: i nostri occhi lo potranno percorrere soffermandosi su questa o quella sezione, a partire da questo o quel particolare e vedranno apririsi delle finestre temporali, snodarsi dei sentieri fra tessere anche molto lontane e magari scoprire che si può alimentare un tempo felice anche oggi, attraverso una scrittura che sappia farne tesoro e superarlo con i neutrini di una umanità aperta al noi con quell’empatia che è forse più veloce della luce. I raggi della meridiana sulla sabbia ci ricordano che ogni nostro agire è scegliere/scoprire il momento per, e ogni nostra azione è dunque unica e preziosa, sospesa com’è sul filo del tempo che assieme agli innumerevoli fili degli altri compagni di viaggio tesse la trama della storia e del mondo (e, per chi crede, anche quella del Regno dei cieli).

Indice dei contributi:

Adele Desideri: “La parola riprenda a fiorire” nella voce degli ultimi. Riflessioni sul Laudario alla Vergine di D.M. Turoldo
Alessandro Ramberti: Tempo nascosto
Alessandro Rivali – La morte di Attilio
Andrea Garbin – Il tempo marginale
Annalisa Teodorani – Una poesia
Anna Maria Tamburini – Tempo assegnato. Cosa come perché scrivere nel tempo
Antonella Catini Lucente – Il tempo atopico
Antonio Spadaro S.I. – Le parole «Cavate da quella varietà di spirito et pensieri…» Scrittura creativa ed «Esercizi spirituali»
Caterina Camporesi – Poesia nella società liquida
Claudio Fraticelli – La scrittura dei diritti fondamentali e l’ingiuria del tempo. Nuove tavole della legge… per quale popolo?
Dante Zamperini – Un tempo poeticamente scorretto
Elvis Spadoni – Osservate i gigli dei campi
Eros Olivotto – Un piccolo centro
Germana Duca Ruggeri – Tempo e scrittura: ogni momento è due momenti
Giovanni Borriero – Quartine di San Francesco
Giuseppe Carracchia – L’adeguato
Guido Passini – Scrivo nel tempo e sorrido
Luca Artioli – Tra Chronos e Kairós
Maria Carla Baroni – Il tempo, il divenire, la vita e la morte intrecciate
Mariangela De Togni – Assenza impensabile
Maria Tosa– Il tempo come graffio inciso nell’anima nell’epilogo di un sogno disatteso
Massimo Sannelli – Le rane
Roberto Cogo
– Supplementi di viaggio: poesia tra tempo e luogo
Rosa Elisa Giangoia – Scrivere nel tempo della storia. Scrivere oltre il tempo
Salvatore Ritrovato – Il tempo del ritorno
Simone Zanin – Ellissi: elogio della sospensione del tempo e dello spazio
Alessandro Barban (priore gen. Camaldolesi) – Il tempo segreto

Potete ordinare i nostri libri a info@faraeditore.it o allo 0541.22596 fax 0541-709327. Alleghiamo bollettino di c/c postale con lo sconto del 10% (più 3 euro spese per l'Italia).

martedì 18 ottobre 2011

Comunicazione virtuale, comunicazione reale a LibraPoEtica 22 ott

Libreria Libra PoEtica
sabato 22 ottobre  dalle 17.00 - 19.00
Via San Michele, 63
Morlupo Rm
 

Tavola Rotonda
comunicazione virtuale, comunicazione reale

Moderatore: Daniele Macheda (Rainews24)
Relatori: Francesco Colia (Filosofipercaso La Rivista), Viviana Scarinci (Associazione PoEtica), Monica Maggi (La Libreria Libra)
 

Francesco Colia confondatore e redattore della Rivista Filosofi per caso, spiegherà le motivazioni della scelta di realizzare una rivista cartacea piuttosto che virtuale, presenterà il n. 3 della stessa il cui tema ruota intorno al rapporto tra "uomo, natura e tecnica" e darà anticipazioni sul tema del prossimo numero

Viviana Scarinci
(Associazione PoEtica), interverrà sulla differenza tra comunicazione virtuale e reale di un contenuto

Monica Maggi (Libreria Libra), interverrà sulla comunicazione poetica filosofica ai non specialisti

Libreria Libra PoEtica

Via San Michele, 63
Morlupo RM
www.associazionepoetica.com  
www.lalibrerialibra.com
tel. 069071120 - 3332045759

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ASSOCIAZIO PoEtica
Skype viviana.scarinci
http://vivianascarinci.wordpress.com
tel 333 2045759


LIBRERIA LIBRA
via San Michele 63, Morlupo (Roma)
tel 06 9071120 

www.lalibrerialibra.com

giovedì 13 ottobre 2011

LA DONNA: DALLA BIBBIA ALLA CHIESA a Parma 12 nov


Viandanti


Letture bibliche
LA DONNA: DALLA BIBBIA ALLA CHIESA
Incontro con la biblista Rosanna Virgili
Biblioteca monumentale - Monastero di san Giovanni Evangelista
P.le San Giovanni, 1 - PARMA

PROGRAMMA

Sabato 12 novembre
15,00 – Presentazione di Viandanti  e dell’iniziativa "Letture bibliche"
(Franco Ferrari)
15,30 – Introduzione (Rosanna Virgili)
16,00 – La donna biblica come metafora di Sapienza
16,45 – Intervallo
17,15 – Le donne bibliche come voce critica ed alternativa
18,30 – Discussione
19,30 – Cena

21,15 – Visita guidata al Battistero di Parma (arch. Roberto Tarasconi)

Domenica 13 novembre
9,15   La forza profetica delle donne
10,00 – Intervallo
10,15 – Discussione
11,15 – Riflessioni conclusive

12,00 – Celebrazione eucaristica
13,00 – Pranzo e partenze

Rosanna Virgili, laureata in filosofia, licenziata in Scienze Bibliche al Pontificio Istituto Biblico di Roma, è docente di Esegesi presso l’Istituto Teologico Marchigiano. Collabora a diverse riviste fra cui "Parola Spirito e Vita", "Rocca" e "Ricerche Storico Bibliche".
Tra le pubblicazioni: Geremia, l'incendio e la speranza. La figura e il messaggio del profeta (EDB, 1999); Ezechiele. Il giorno dopo l'ultimo (EDB, 2000); Vostro giudice sarà la pace. Lectio divina testi di Isaia, (Paoline, 2006); Le stanze dell'amore. Amore, coppia, matrimonio nella Bibbia (Cittadella, 2008).

Letture bibliche. E’ una delle iniziative di Viandanti (www.viandanti.org), che nasce dal convincimento della priorità che deve avere la Parola nella vita personale e della Chiesa. Sono cicli periodici di letture tematiche della Bibbia; letture che vogliono parlare non solo alla mente ma anche al cuore. Non si tratta di incontri di sola esegesi, ma di un’attualizzazione per vivificare il nostro impegno nella vita personale di fede, nella partecipazione alla vita ecclesiale e civile.
Informazioni organizzative

Sede dell’incontro:
Biblioteca monumentale del monastero benedettino di san Giovanni Evangelista – P.le san Giovanni, 1 – Parma.

Segreteria:
Per ogni informazione: E-mail: viandanti.sgr@gmail.com
 Cell. 338.2383683 (chiedere di Paola).

Comunicazione partecipazione
Per favorire l’organizzazione è utile comunicare la partecipazione attraverso una mail (viandanti.sgr@gmail.com) o lasciando una comunicazione nella segreteria del cellulare: 370.3061477. In entrambi i casi indicare nome e cognome.

Contributo alle spese
Poiché Viandanti si autofinanzia e non ha sponsor sarebbe necessario versare al momento un contributo alle spese di organizzazione; l’offerta è libera con l’indicazione di un minimo di euro 10,00.

Per chi viene da fuori Parma e non ha bisogno di alloggiare
Arrivo in treno: dalla stazione ferroviaria, P.le san Giovanni è raggiungibile in 10/15 minuti a piedi oppure con i bus n. 1, 2 o 15 scendendo alla fermata di P.le della Pace, poi prendere di seguito via Pisacane, via al Duomo e via Cardinal Ferrari, al fondo della quale si trova il Monastero.
Arrivo in auto (per chi vuole evitare i costi dei parcheggi [Toschi e DUC] limitrofi al centro può usufruire dei parcheggi scambiatori gratuiti [gli autobus di collegamento funzionano però fino alle 19,45]), in particolare:
- dall’autostrada o da Mantova/Colorno si consiglia di posteggiare al parcheggio scambiatore Nord all’uscita dell’A1 e di prendere l’autobus n. 2 per il centro, scendere alla fermata di P.le della Pace (da qui al Monastero v. indicazioni “Arrivo in treno”);
- per chi viene da Modena/Reggio Emilia lasciare l’auto al parcheggio scambiatore Est, località San Prospero, con capolinea del 23 per il centro, scendere alla fermata di P.le della Pace (da qui al Monastero v. indicazioni “Arrivo in treno”);
- per chi viene da Piacenza/Fidenza lasciare l’auto al parcheggio scambiatore Ovest, località Crocetta, con capolinea del 23 per il centro, scendere alla fermata di P.le della Pace (da qui al Monastero v. indicazioni “Arrivo in treno”).

Come alloggiare
Per chi ha bisogno di pernottare si forniscono le seguenti indicazioni:
- Foresteria del Monastero: disponibilità di qualche camera; prezzo per la singola 25 euro; occorre contattare l’Abate telefonicamente (338.1612583);
- Ostello di Via San Leonardo, 86 (vicino uscita autostrada): stanze con letti a castello prezzo 20 euro a letto; tel. 05211917547; fax 05211917548; www.ostelloparma.it; info@ostelloparma.it;
- Siti da preferire per trovare alberghi a Parma: www.trivago.it/Parma/hotel; www.booking.com/Parma; www.venere.com/Hotel/Parma.

Pranzo e cena
Per la cena del sabato e il pranzo della domenica, la segreteria deve prenotare con diverso anticipo, trattandosi di un fine settimana. La sistemazione, a prezzi contenuti, sarà nei pressi del Monastero, dove si potrà andare tutti insieme.
Chi intende usufruire del servizio deve comunicarlo entro il 3 novembre attraverso una mail (viandanti.sgr@gmail.com) o lasciando una comunicazione nella segreteria del cellulare: 370.3061477. In entrambi i casi indicare nome e cognome.

Per ogni ulteriore delucidazione telefonare al cellulare 338.2383683 (chiedere di Paola).

venerdì 7 ottobre 2011

Giangoia e Sannelli al Convegno “Letteratura e sentimento nazionale” Morra De Sanctis 14 ott


ASSOCIATION INTERNATIONALE

DES CRITIQUES LITTERAIRES

www.aicl.org 

Via del Politeama  n. 32 – 00153  ROMA  (Italie) – Tel. 00 39-6-58334467    
e.mail neria@tin.it  port.+39 338-8386584



Convegno Internazionale 
“Letteratura e sentimento nazionale”

Paesi partecipanti: Italia, Albania, Australia, Francia, Giappone,  Romania, Spagna, Stati Uniti, Venezuela     
                                                
PROGRAMMA 
Giovedì 13 Ottobre 2011

Ore 15,00 Raduno dei delegati AICL nella piazza davanti alla Stazione Trastevere e partenza con bus privato

Ore 20,00 Arrivo e sistemazione in Hotel San Gerardo (Materdomini di Caposele)

Ore 20,30 Cena di benvenuto


Venerdì 14 Ottobre 2011
Comune di Morra De Sanctis (sala convegni Castello Biondi Morra)

Ore 9,30 Apertura dei lavori
Interventi di saluto
Dr. Gerardo Capozza, Sindaco di Morra De Sanctis
Col. Bernardo Barbarotto, Comandante Scuola militare « Nunziatella »
Prof. Raffaele Coppola, Assessore alla Ricerca scientifica della Provincia di Avellino


Ore 11,00-11,15 Coffee break
Ore 11,15-13,15 Presiede Neria De Giovanni, Presidente AICL

1.    R.E. Giangoia (AICL-Genova), «La letteratura stumento di unità nazionale in Francesco De Sanctis»

2.   Antonio Blanch  ( Barcellona, AICL-Spagna), « Le Canigou (1886) de Verdaguer, epopée du nationalisme catalan»

3.   Max Civili (AICL-Australia) «La letteratura australiana di emigrazione»

4.   Stefan Damian (AICL-Romania), «Sentimento locale ed aspirazione nazionale nell'Ottocento»

5.   Andrea Guiati  (Buffalo, AICL-USA), «Un secolo di patriottismo in tre canzoni popolari americane»

6.   Pierfranco Bruni (AICL Calabria), «Il Garibaldi di Alessandro Dumas nell’800 tra etnie e viaggiatori stranieri»

Ore 13,30-14,30  Lunch
Ore 14,30-15,30  Visita Casa Natale di Francesco De Sanctis

Ore 15,30-17,00 Presiede Ichiro Saito, vicepresidente AICL, Giappone

7.   Joan-Elies  Adell (direttore Espai Institut Ramon Llull - Generalitat de Catalogna), «Diversità letteraria in un’Italia unificata: la poesia catalana di Alghero (1945-2010)»

8.   Horia Alupului  ( Presidente Fondazione Culturale Piatra Neampt, AICL-Romania), «Le folklore et le sentiment  nationale»

9.   Sabino Caronia  (AICL- Roma) « Letteratura e sentimento patriottico da Raffaele De Cesare a   Giuseppe Tomasi di Lampedusa »

10. Arjan Th. Kallço (AICL- Albania) «Letteratura  nazionale albanese»

Ore 17,00-17,15  Coffee Break

Ore 17,15-19,00 Presiede Antonio Blanch, AICL Spagna

11. K. Ura (AICL-Giappone) «Dante e l’invenzione della letteratura nazionale»

12. Carla Rugger  (AICL Veneto), «Fontamara di Ignazio Silone: il Sud nell’Italia unitaria»

13. Dominique Antona (Corsica, AICL Francia), «Petrarque: le Canzoniere entre labilité et sentiment nationale (Canzone Italia mia

14. Massimo Sannelli (AICL Genova), «Sentimento nazionale nei poeti del secondo Novecento»

15. Silvano Trevisani (AICL Puglia), «Cultura, informazione e scuola negli anni dell’unità d’Italia»

Intervento  del Ministro Gianfranco Rotondi 


Ore 20,00 Cena all’agriturismo La masseria

Ore 22,00 Rientro in albergo


Sabato 15 Ottobre 2011 
(sala convegni Castello Biondi Morra)

Ore 9,15 Saluto del Dott. Antonio Guerriero, Procuratore della Repubblica di Sant'Angelo dei Lombardi

Ore 9,30 Presiede Stefan Damian, Segretario Generale AICL

16. Ichiro Saito (AICL, Giappone), «Comment Mishima agit-il, une fois devenu vieux?»

17. Anna Manna ( AICL-Roma), «Cuore di Patria. Quando il sentimento nazionale superò l’amore per il focolare domestico»

18. AntonioMendoza (AICL-Venezuela), «Patria ridens: Andrés Eloy Blanco»

19. Antonio Maria Masia (AICL- Sardegna), «Da “Bella Italia, amate sponde…”  di Vincenzo Monti a “un popolo vive quando ha intatte tutte le sue forze morali" di Francesco De Sanctis»

20. Claudio Angelini (AICL Roma), «Il sentimento nazionale in Gabriele D’Annunzio dopo l’impresa di Fiume»

21. Jean Pierre Castellani (Tours, AICL-Francia), «Les patries de Marguerite Yourcenar»

Ore 11,00-11,15 Coffee Break

Ore 11,15-13,00 Presiede Neria De Giovanni, Presidente AICL

22. Aldo Jatosti (AICL Abruzzo), «Epica e spirito risorgimentale in Massimo D’Azeglio»

23. Emanuela Forgetta (Università di Sassari) «Fuster e Pasolini: l'irrinunciabile indipendenza dell'intellettuale»

24. Maria Milvia  Morciano (AICL-Roma) «Giudizio o pregiudizio. Luogo comune o verità. Gli italiani attraverso lo sguardo di Stendhal»

25. Josefa Contijoch (Barcellona, AICL-Spagna), «Langue, litterature et sentiment nationale à Catalogne»

26. Bruno Rombi (AICL-Genova), «Il sentimento nazionale in Sebastiano Satta»

27. Franco Idone (AICL Roma) “1944”


Intervento conclusivo dell’On. Gerardo Bianco su Francesco De Sanctis



Ore 13,30-14,30 Lunch

Ore 15,00 Visita guidata all’Abbazia del Goleto

Ore 19,00 L’associazione Salpare assegna il Premio Farfa per la cultura e il territorio

Ore 21,00 Cena di commiato al castello di Morra